
(AGENPARL) – Sat 22 March 2025 La trasformazione digitale come principale motore dei nostri investimenti
by m.marucci
Roma – 22 marzo 2025 – Uno studio recente di PictetAsset Management (a cura di S. Séjournet e A. Bastianpillai) ha mostrato come i cambiamenti di approccio agli investimenti siano principalmente ascrivibili alla rivoluzione digitale che sta creando nuove opportunità per le nostre vite e il nostro status sociale.
Durante il lockdown l’aumento degli investimenti in tecnologia ha rivoluzionato il rapporto tra produzione e consumi con ricadute su abitudini comportamenti e stili di vita. La ricerca ha evidenziato dall’era Covid in poi un aumento esponenziale della domanda di servizi erogati da piattaforme “virtuali” come Pay TV, videogiochi online, social network, e commerce, telemedicina, formazione a distanza e molto altro. Un processo agevolato dalla diffusione del 5G e dal moltiplicarsi di piattaforme tecnologiche che hanno rivoluzionato il modo di comunicare e di relazionarsi rompendo il tabu della presenza fisica e contestuale per relazionarsi e svolgere determinate attività. Una tendenza destinata a consolidarsi anche nel settore della vendita dei prodotti finanziari e della consulenza. L’intelligenza artificiale ha letteralmente fatto saltare i paradigmi tradizionali di molte attività, tra cui sicuramente anche quella del consulente finanziario. Sono sempre più numerosi i prodotti di investimento costruiti e proposti tramite l’Intelligenza Artificiale e l’algoritmo, tanto che, dati alla mano, ammontano ormai a migliaia di miliardi gli investimenti gestiti tramite sofisticate piattaforme AI, verso cui sono stati convogliati i risparmi delle famiglie italiane. Ciò ha rappresentato un grande vantaggio per le aziende che infatti hanno spinto gli investitori in questa direzione attratte dagli ampi margini commissionali. Una strategia favorita anche dall’elevata liquidità potenzialmente disponibile sui conti correnti e non remunerata dalle banche che tuttavia non si indirizza verso il finanziamento delle piccole e medie imprese, giudicato troppo rischioso, ma preferisce orientarsi verso mercati finanziari corporate che propongono titoli di debito emessi da grandi società private italiane, europee ed extraeuropee, meno soggette, almeno fino ad oggi, all’instabilità facendo capo a settori con alte prospettive di sviluppo. Per chi invece se la sente di rischiare di più da tempo i mercati di capitali azionari offrono ritorni giudicati interessanti nella loro combinazione rischio-rendimento, mentre i mercati obbligazionari restano condizionati dai bassi tassi d’interesse e dalla riconosciuta rischiosità del segmento corporate high yield. Tuttavia l’AI non può essere intesa come surrogato del consulente finanziario tradizionale, ma come strumento di supporto in un contesto sempre più automatizzato dove la relazione con il cliente cambia ma certamente non sparisce. L’AI contribuisce a velocizzare ed ottimizzare l’analisi dei dati fornendo agli operatori professionali gli strumenti necessari per comprendere ed anticipare i bisogni e le aspettative del cliente personalizzando le proposte che saranno più appropriate ai suoi bisogni, limitandone i rischi. Ciò del resto non esclude la necessità che i consulenti finanziari consolidino le proprie competenze che non possono certo venire sostituite dalla tecnologia. In questa prospettiva il contributo dell’AI non va rispinto né accettato dogmaticamente, ma piuttosto integrato nelle nuove attività di consulenza.
In ultimo non va dimenticato infatti che la tecnica è una perfezione priva di scopo. Non crea valori ma può certamente aiutare l’essere umano e migliorare la propria condizione di vita e di benessere sociale.
—————————————— a cura della redazione ——————————
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