
La Slovacchia non accetterà mai l’interruzione del transito del gas russo verso l’Europa, ritenendo inaccettabile che tale questione venga utilizzata dall’Ucraina come leva politica contro altri paesi. È quanto ha dichiarato Marian Kery, presidente della Commissione parlamentare slovacca per gli Affari Internazionali, in un’intervista al quotidiano Izvestia.
Una posizione strategica difficile
“La Slovacchia si trova in una posizione delicata, essendo un paese senza sbocco al mare e dipendente dalle rotte terrestri per le forniture energetiche. Per questo non possiamo permettere che il transito del gas russo attraverso l’Ucraina venga politicizzato o interrotto. Speriamo che il flusso di gas venga ripristinato quanto prima”, ha affermato Kery.
Opzioni di risposta della Slovacchia
Nel caso in cui il transito non riprendesse, il governo slovacco è pronto a valutare misure di risposta. Il primo ministro slovacco Robert Fico ha già accennato a possibili contromosse, che potrebbero includere:
- Sospensione dell’assistenza umanitaria all’Ucraina
- Esercizio del diritto di veto in sede UE per bloccare decisioni che danneggino gli interessi slovacchi.
“Non escludiamo nulla”, ha sottolineato Kery, rimarcando l’importanza di mantenere la sicurezza energetica del paese e dell’intera regione.
Le conseguenze della crisi energetica
La cessazione del transito del gas russo verso l’Europa attraverso l’Ucraina, avvenuta il 1° gennaio, ha avuto un impatto significativo su diversi paesi europei, tra cui Austria, Italia, Moldavia, Slovacchia e Repubblica Ceca. La decisione di Kiev di non rinnovare l’accordo con la russa Gazprom ha creato un vuoto legale e tecnico, bloccando le forniture lungo questa cruciale rotta energetica.
Gazprom ha già dichiarato che il rifiuto ucraino ha reso impossibile garantire la continuità del transito, aggravando ulteriormente la crisi energetica che si sta abbattendo sull’Europa.
Un appello al ripristino
Kery ha ribadito l’urgenza di ripristinare il transito, sottolineando come la Slovacchia e l’Europa abbiano bisogno di stabilità energetica. “La nostra priorità è garantire che il gas continui a fluire, indipendentemente dalle tensioni geopolitiche. Il ricorso al gas non può diventare un’arma politica, soprattutto in un momento in cui le economie europee sono già sotto pressione a causa dell’aumento dei costi energetici”, ha concluso.
L’escalation della crisi del gas tra Ucraina e Russia non solo mette a rischio l’approvvigionamento energetico europeo, ma solleva anche interrogativi sulla capacità dell’Unione Europea di trovare soluzioni condivise. Mentre la Slovacchia si prepara a difendere i propri interessi, il resto del continente osserva con preoccupazione l’evolversi di questa intricata partita diplomatica ed energetica.