
(AGENPARL) – gio 12 settembre 2024 Davide Romano e il vizio delle parole
Davide Romano è un nome che non scivola via come acqua, ma che resta,
inciso tra le righe dei tanti articoli e libri che ha scritto. La sua
carriera, lunga e tormentata, lo ha visto viaggiare attraverso il mondo e
vivere in numerosi paesi, osservando da vicino le ferite e le
contraddizioni di un’umanità che tenta di elevarsi. Nato nel 1971, Romano
si è fatto le ossa nel giornalismo quando questo mestiere richiedeva ancora
l’uso della penna più che del tweet, in un’epoca in cui “la carta stampata
aveva il profumo dell’inchiostro e del sacrificio,” per usare le sue stesse
parole.
Ha collaborato con testate di ogni genere, da quelle cattoliche a quelle di
ispirazione laica, passando per pubblicazioni politiche di ogni colore. “In
un Paese dove ogni giornale è l’eco di un padrone, l’unica fedeltà
possibile è quella ai fatti,” ha scritto più volte Romano, con la fermezza
di chi non si lascia piegare. Tuttavia, la sua carriera non è stata priva
di ostacoli, intralciata da minacce mafiose e dal clientelismo politico,
contro cui ha dovuto combattere, spesso a mani nude e senza mai vedere un
contratto stabile.
Ma la sua vita non è solo giornalismo. Romano è anche un prolifico
scrittore, autore di più di una dozzina di libri che spaziano dalla
narrativa alle biografie, dalle indagini sul cattolicesimo contemporaneo a
delicate guide spirituali. Tra i suoi lavori più noti si annoverano “La
pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo” e “Inganno
padano. La vera storia della Lega Nord”, opere in cui la ricerca storica si
fonde con un’inchiesta giornalistica impeccabile. Romano non è uno
scrittore che si accontenta di osservare: scava a fondo e racconta ciò che
vede, senza compromessi.
Poliglotta per vocazione, parla inglese, spagnolo, latino e greco antico,
lingue che ha messo al servizio delle sue ricerche e dei suoi
approfondimenti teologici. “Le lingue,” sostiene, “sono la chiave per
capire un popolo e la sua anima. Senza conoscere la lingua, si resta sempre
e comunque degli estranei.” E Romano estraneo non lo è stato mai. Ha
frequentato corsi di teologia in prestigiose istituzioni accademiche sia in
ambito cattolico che ecumenico, cercando di coniugare la fede con una
visione pragmatica e concreta della realtà contemporanea. La fede come
lente di lettura del mondo contemporaneo.
Romano si distingue per uno stile di scrittura che è al contempo asciutto e
penetrante, capace di scavare nei fatti con chirurgica precisione, ma senza
mai rinunciare a quella vena umana che rende un giornalista degno di questo
nome. Romano crede che la verità non debba mai essere addolcita, né
tantomeno sottomessa ai poteri forti. La sua è una voce che continua a fare
eco, nei suoi libri e negli articoli che scrive per varie testate online e
cartacee, testimoniando il coraggio di chi non si lascia spezzare.