
In questa intervista, Luigi De Magistris, ex magistrato e sindaco di Napoli, ci offre uno spaccato sincero e coraggioso della sua vita professionale e politica. De Magistris parla del prezzo pagato per mantenere la sua integrità, delle sfide affrontate durante la sua carriera e della sua incrollabile fedeltà ai principi costituzionali. Attraverso le sue parole, emerge il ritratto di un uomo determinato, che ha fatto della giustizia e della coerenza il pilastro della sua esistenza. Nonostante le difficoltà e le battaglie contro un sistema corrotto, De Magistris continua a lottare con passione e convinzione per un’Italia più giusta e trasparente.
1. Domanda. Lei parla spesso del prezzo che ha pagato per mantenere la sua integrità come pubblico ministero. Può raccontarci un episodio specifico che ritiene emblematico di questa sua lotta contro il sistema?
Luigi De Magistris. L’elenco sarebbe lungo. Diciamo, per sintesi, che aver prestato ossequio al principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge mi è costata la toga di pubblico ministero. Fino a quando indagavo su assassini, stupratori, spacciatori, estorsori, rapinatori, trafficanti di esseri umani ero un eccellente magistrato. Quando indagavo su corrotti, massomafie, truffatori di stato, sistema criminale che era arrivato fino al cuore dello Stato, sono divenuto un cattivo magistrato. Ho pagato il prezzo di non essermi girato dall’altra parte, per non essere stato strabico dal punto di vista giudiziario.
2. Domanda. Cosa significa per lei “non avere prezzo”? Come ha influito questa convinzione sulla sua carriera professionale e politica?
Luigi De Magistris. Non avere prezzo significa essere onesti, liberi, autonomi, indipendenti, incorruttibili. Non appartenere a nessuno. Si paga un prezzo a non avere prezzo, si è deboli ma anche forti, perché non c’è prezzo a non avere prezzo. Non avere mai avuto un prezzo mi ha fatto diventare un bersaglio mobile da colpire. Nella mia vita di magistrato la mia autonomia è significata isolamento e mi hanno quindi centrato ed annientato. In politica, ci hanno provato quando sono stato sindaco, in particolare, ma la mia connessione con il popolo ha impedito l’isolamento e, quindi, pur ostacolandomi con pervicacia non sono riusciti ad abbattermi.
3. Domanda. Nel suo discorso, ha menzionato di essere stato trasferito per incompatibilità ambientale e funzionale. Può spiegare come ha vissuto questo momento e come ha influenzato il suo impegno successivo?
Luigi De Magistris. Quando fui trasferito dal Consiglio Superiore della Magistratura con un provvedimento immotivato, inaudito ed ingiusto, senza precedenti, si consumò un golpe istituzionale perché indagini su quella che si poteva definire la nuova P2 furono ostacolate con proiettili istituzionali e con la carta da bollo e pezzi di magistratura ebbero un ruolo decisivo. Ho vissuto quei momenti come un tradimento dello Stato che stavo servendo con lealtà e coraggio in una terra difficilissima, la Calabria, contro un sistema criminale potentissimo. La mia vita è stata stravolta e quello tsunami istituzionale ha condizionato la mia vita professionale in quanto mi hanno impedito di continuare a fare il lavoro che amavo e al quale avevo dedicato la mia esistenza.
4. Domanda. Durante il suo mandato come sindaco di Napoli, ha rifiutato diverse offerte per ruoli di governo e seggi parlamentari. Cosa l’ha spinta a rimanere fedele alla sua visione per la città, nonostante le tentazioni del potere?
Luigi De Magistris. Essere stato eletto per due volte sindaco di Napoli, divenendo il sindaco più longevo della storia di Napoli, è stato per me un onore indescrivibile. Ho dedicato 11 anni della mia vita alla mia città e ai napoletani e non avrei lasciato qualsiasi cosa mi avessero proposto. Per me Napoli è il primo amore politico e merita tutto. Senza questo amore non avremmo mai trasformato Napoli dalla città dei rifiuti alla città della cultura, dei beni comuni, del turismo, dei giovani, della partecipazione dal basso. È stata una rivoluzione e non avrei mai abbandonato la guida della città.
5. Domanda. Lei ha dichiarato di essersi dimesso dalla magistratura, invece di mettersi in aspettativa, anche a costo di sacrificare una pensione sicura. Come si riflette questa scelta sulla sua concezione di coerenza e integrità?
Luigi De Magistris. Nel momento in cui non mi hanno più consentito di fare il pubblico ministero, ho avuto la possibilità di candidarmi da indipendente al parlamento europeo per portare avanti le mie battaglie in altro modo, ma ho deciso di dimettermi da magistrato per coerenza perché non ritengo che chi si impegna in politica, pur da indipendente, possa poi ritornare a fare il magistrato. Ho rinunciato alla possibilità di rientrare in magistratura, di avere oggi uno stipendio di circa 10.000 euro ed una pensione tra le più alte d’Italia. Questo è un atto di coerenza, di sacrificio e di coraggio.
6. Domanda. Parla di una “coerenza dei fatti” che va raccontata per contrastare la memoria corta. Quali sono, secondo lei, gli episodi più significativi della sua carriera che incarnano questa coerenza?
Luigi De Magistris. È un elenco troppo lungo. In magistratura di essere stato sempre autonomo ed indipendente ed aver lavorato senza mai fermarmi di fronte anche alla certezza che avrei pagato un prezzo altissimo. In politica per non aver mai ceduto a compromessi morali ed aver attuato la Costituzione anche contro il sistema e la partitocrazia.
7. Domanda. Nel suo messaggio, sottolinea l’importanza della gratitudine come valore. C’è qualcuno o qualcosa a cui sente di dover essere particolarmente grato nel corso della sua vita pubblica?
Luigi De Magistris. Sono grato alle persone che non mi hanno lasciato solo quando ero sotto attacco in magistratura e quelli che mi hanno sostenuto nella rivoluzione partenopea. Sono grato alle persone che si sono schierate e non sono rimaste indifferenti. E poi ai miei collaboratori e soprattutto alla mia famiglia perché senza di loro non avrei raggiunto obiettivi così importanti.
8. Domanda. Lei ha parlato della crescente impunità della classe politica e della volontà di controllare la magistratura. Alla luce di queste considerazioni, come vede il futuro della giustizia in Italia? Cosa pensa si possa fare per evitare che la scritta “la legge è uguale per tutti” diventi solo un vuoto slogan nei tribunali?
Luigi De Magistris. Il futuro della giustizia è buio, perché il sistema, con la politica in primis, vuole garantirsi l’impunità e sottomettere la magistratura al controllo politico. Per fermare questa deriva è necessaria una presa di coscienza diffusa ed attivare una rivoluzione culturale. Solo il popolo può fermare un designo eversivo di distruzione della Costituzione.
9. Domanda. Ha menzionato che continua a rigenerarsi nonostante le difficoltà. Cosa alimenta la sua determinazione e voglia di lottare?
Luigi De Magistris. Sono un uomo che vive di ideali, in particolare quello della giustizia. E vivo di passioni, sono un romantico della vita istituzionale. Non ho mai mollato e farò di tutto per contribuire a combattere il sistema criminale che attenta alla costituzione e alla democrazia. Nel mio piccolo, ma con tanta determinazione, sarò una spina nel fianco e gli starò con il fiato sul collo.
10. Domanda. Nel suo percorso, ha sempre combattuto contro la corruzione e le mafie. Quali sono, secondo lei, le sfide principali che l’Italia deve affrontare oggi per combattere queste piaghe?
Luigi De Magistris. L’Italia ha bisogno soprattutto di servitori della repubblica molto diversi da quelli attuali, persone che abbiano queste qualità: onestà, libertà, autonomia, indipendenza, competenza, volontà, coraggio, spirito di sacrificio, amore, passione e follia. Senza queste qualità il sistema non verrà abbattuto e la questione morale sarà sempre il cancro della nostra malata democrazia.