
“Imane Khelif è una delle due atlete escluse dai Mondiali di boxe per non aver superato il gender test e ora invece gareggia alle Olimpiadi, riguardo alla questione della partecipazione di una giovane donna, l’italiana Angela Carini, a una gara di pugilato contro un uomo, perché di fatto Imane biologicamente rimane uomo, ritengo iniqua e sorprendente tutta questa vicenda. L’atleta italiana di trova davanti a una scelta drammatica: rinunciare al sogno della sua vita o affrontare il rischio di essere pesantemente colpita da un uomo in un incontro di pugilato? Vorrei mettere al centro della questione le implicazioni fisiche e morali di tale decisione, richiamando l’attenzione sul dibattito attorno alla partecipazione di atleti transgender nelle competizioni sportive. La mia preoccupazione principale riguarda la sicurezza del pugile e l’equità della competizione, temi che continuano a generare discussioni accese nel mondo dello sport. La mia posizione riflette un’attenzione particolare alla tutela degli atleti e alla necessità di regolamentazioni che possano garantire sia l’inclusività che la sicurezza nelle competizioni, ma soprattutto la condizione di pari opportunità intesa nell’accezione più ampia, perché le pari opportunità non riguardano solo i diritti delle donne, ma i diritti di coloro che soffrono le discriminazioni, in questo caso ci troviamo di fronte a una disparità di trattamento a discapito della giovane italiana, finisco con una provocazione, qui si tratta di discriminazione nei confronti della normalità per garantire il diritto al transgender disconosci i reali rapporti di forza”, così Orlando Angelo Tripodi, presidente della commissione Pari opportunità