
(AGENPARL) – lun 17 giugno 2024 > Una donna sola, straniera, dorme per strada, vive per strada e, per strada, nella stesa solitudine, partorisce una bambina. Sembra un film ambientato nell’Ottocento, magari Oltreoceano, o in un Paese povero, invece parliamo di Bologna, nel 2024.
> La signora, anche se aveva sempre negato una gravidanza ormai evidente, era nota ai servizi sociali e aveva sempre rifiutato aiuto. Pare, d’altra parte, che abbia problemi di tossicodipendenza e un’altra figlia.
> Ci auguriamo che questa bambina sia il principio di una storia di riscatto. Ma non possiamo negare che si renda oggi necessario che i servizi sociali di Bologna si strutturino sempre di più in ottica di genere. La marginalità non è più appannaggio maschile. Dobbiamo dire che, spesso, anche alle famiglie non vengono fornite soluzioni adeguate. Ho in mente alcune mamme collocate in strutture madre-bambino coi figli, mentre i padri sono costretti a dormire per strada in dormitorio. Dividere le famiglie non può essere la soluzione, negare ai figli la figura paterna non lo è, pur consapevole di quanto possa essere difficile la convivenza tra nuclei familiari e la gestione delle situazioni più difficili. Allo stesso modo, vedo crescere le donne senza fissa dimora, spesso evidentemente vittime di dipendenze e, quando coi loro compagni o in una compagnia di uomini, anche di violenze(l’80% delle senza dimora dichiara di esserlo stato almeno una volta). L’anno scorso, ad esempio, ho conosciuto Alice, nome di fantasia, che all’inizio pensavo di essere riuscito ad aiutare con successo. Col tempo ho capito che, anche se la donna avrebbe voluto una vita normale, era vittima passiva delle scelte del compagno: per lei sarebbe servito un percorso a parte, lontano dall’uomo. Ci sto ancora sperando e provando.
> So bene quanto sia difficile, come in questo caso, convincerle a farsi aiutare. Quasi sempre hanno problemi di salute mentale, per cui va trovata una chiave anche sanitaria e non solo sociale di aiuto. A Roma si dice che, ormai, 1 senza dimora su 4 sia donna (fonte: Binario 95), a Milano si parla di 1 su 10 (fonte: Caritas). A Bologna si parla del 14% (fonte: Mondo Donna). A volte è proprio l’allontanamento dei figli delle clochard a farle precipitare nella malattia mentale. Queste, come tante donne straniere che vedono fallire sulla strada il proprio percorso migratorio, non sono propriamente malate mentali, ma presentano disturbi post traumatici da stress che vanno assolutamente curati, anche solo cercando di riannodare dei fili col contesto di origine. Ricordiamo sempre che le donne senza dimora sono soggette a maggiori rischi degli uomini. Ecco perché ritengo che i servizi sociali a bassa soglia debbano prevedere uno spazio, fisico e orario, dedicato alle donne. So che c’è uno sportello per donne che vivono per strada vittime di violenza, ma non arginerei il fenomeno a questo: dedicherei una equipe multidisciplinare in generale a tutte le donne che stanno per strada, dove poter accedere per le loro esigenze e incontrare personale preparato sulla marginalità in ottica di genere.