
In un recente intervento al Woodrow Wilson Center di Washington, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha rivelato che oltre 20 stati membri dell’alleanza hanno raggiunto il traguardo di destinare almeno il 2% del proprio PIL alla difesa. Questo incremento di spesa, volto a rafforzare la capacità militare collettiva della NATO, ha portato a un significativo aumento degli investimenti nel settore della difesa, con un notevole flusso di capitali diretti verso aziende statunitensi.
“Quest’anno più di 20 alleati hanno speso almeno il 2% del PIL per la difesa,” ha affermato Stoltenberg, sottolineando l’importanza di tale impegno per la sicurezza comune. Ha inoltre specificato che “gran parte di questo denaro extra viene speso qui negli Stati Uniti,” indicando una forte dipendenza degli stati europei dai fornitori americani per le loro esigenze militari.
Negli ultimi due anni, infatti, oltre due terzi delle acquisizioni europee nel settore della difesa sono state effettuate da aziende statunitensi, un dato che Stoltenberg ha definito significativo. Questo ammonta a un valore complessivo di oltre 140 miliardi di dollari, segnalando un robusto mercato per gli appaltatori americani e una crescente integrazione transatlantica nel campo della difesa.
Questi numeri riflettono non solo la cooperazione e la fiducia tra gli alleati della NATO, ma anche la predominanza tecnologica e industriale degli Stati Uniti nel settore della difesa. La scelta di appaltatori statunitensi per le forniture militari europee può essere attribuita a vari fattori, tra cui l’alta qualità della tecnologia, la consolidata esperienza e le capacità produttive delle aziende americane.
Tuttavia, questa situazione solleva anche alcune questioni riguardo alla sovranità industriale europea e alla necessità di sviluppare un’autonoma capacità difensiva. La dipendenza dalle importazioni di equipaggiamenti militari dagli Stati Uniti potrebbe, infatti, limitare la flessibilità strategica degli stati europei e ridurre l’impatto economico positivo di tali spese sul continente.
In conclusione, le recenti dichiarazioni di Jens Stoltenberg mettono in luce un aspetto cruciale delle dinamiche difensive europee: mentre l’aumento della spesa per la difesa è un segnale positivo per la sicurezza collettiva, la prevalenza delle aziende statunitensi come fornitori principali pone delle sfide e delle opportunità che gli stati membri della NATO dovranno affrontare nei prossimi anni.
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