
(AGENPARL) – lun 13 maggio 2024 RAPPORTO 2023
Rapporto n° 31
RAPPORTO 2023 SULL’INDUSTRIA MARCHIGIANA
SINTESI
Quadro
internazionale
Nel 2023 lo scenario economico globale si è indebolito in Europa a causa degli
impatti negativi dell’inflazione elevata e della stretta monetaria e nei paesi emergenti
per la dinamica dell’economia cinese, collocata su un percorso di crescita più
debole delle attese. Il quadro complessivo è stato caratterizzato da forte incertezza,
soprattutto per i timori dovuti alle tensioni geopolitiche, in Europa e in Medio Oriente,
ma anche per la dinamica debole della domanda internazionale e il livello sostenuto
dei prezzi dell’energia e delle commodity. Più favorevoli gli effetti di traino
dell’economia americana e le attese di rallentamento dell’inflazione globale, la cui
frenata ha sospinto le aspettative di un allentamento della stretta monetaria.
Nel 2023 il commercio mondiale di beni si è fortemente ridotto rispetto al 2022 (1,9%), con un calo progressivo nel corso dell’anno. I fattori che hanno contribuito
alla caduta sono numerosi e purtroppo ancora presenti nei primi mesi del 2024:
debole domanda di beni manifatturieri e di investimento; tassi di interesse elevati;
prezzi energetici stabilmente superiori alle quotazioni pre-pandemia; forti tensioni
geopolitiche
Secondo il Centro Studi Confindustria, le prospettive per il 2024 appaiono in graduale
miglioramento. Il rientro dell’inflazione accresce il potere d’acquisto e la fiducia delle
famiglie, fattori che sostengono i consumi; inoltre, accelera la discesa dei tassi e,
quindi, la risalita degli investimenti. La produzione industriale è attesa in graduale
rafforzamento, grazie a una maggiore domanda di beni, alla necessità di adeguare il
livello delle scorte e anche a politiche industriali favorevoli in alcuni paesi, come gli
Stati Uniti. Nel biennio di previsione 2024-25, l’economia globale si manterrà –
secondo il CSC – su un sentiero di espansione, anche se a ritmi moderati. La crescita
sarà sostenuta dalle economie emergenti, in lieve accelerazione, da quella USA,
seppure in graduale rallentamento, e solo nel 2025 da una migliore dinamica
nell’Eurozona. Il commercio mondiale di beni tornerà a crescere a ritmi modesti:
+2,0% nel 2024 (invariato rispetto alle previsioni di ottobre) e +2,5% nel 2025.
Esistono, tuttavia, significativi rischi al ribasso in questo esercizio di previsione, che
riguardano l’aumento delle tensioni geopolitiche, un’escalation dei conflitti militari in
atto e ulteriori interruzioni nelle catene globali di fornitura, soprattutto nei trasporti
internazionali. In positivo, invece, potrebbero sorprendere una possibile tenuta del
ritmo di crescita degli Stati Uniti e una ripartenza dell’economia europea più veloce
delle attese, a partire da quella tedesca, soprattutto nel caso di un rientro dei tassi
molto rapido.
Quadro
nazionale
Secondo l’Istat, nel 2023 l’economia italiana ha registrato una crescita dello 0,9%, in
decelerazione rispetto al 2022 (4,0%). La crescita è stata principalmente stimolata
dalla domanda nazionale al netto delle scorte, con un contributo di pari entità di
consumi e investimenti. La domanda estera netta ha fornito un apporto lievemente
positivo, mentre è stato negativo quello della variazione delle scorte. Dal lato
dell’offerta di beni e servizi, il valore aggiunto ha segnato crescite nelle costruzioni e
in molti comparti del terziario, mentre ha subìto contrazioni in agricoltura e nel
complesso delle attività estrattive, manifatturiere e nelle altre attività industriali.
Nel 2023 la spesa per consumi finali delle famiglie residenti è cresciuta in volume
dell’1,2% (+4,9% nel 2022). La spesa per consumi di servizi è aumentata del 3,8%,
quella per beni è scesa dell’1,2%. Gli incrementi più significativi, in volume, si
rilevano nelle seguenti funzioni di consumo: spese per trasporti (+7,1%), per alberghi
e ristoranti (+5,4%) e per ricreazione e cultura (+4,2%). Si registrano variazioni
particolarmente negative nelle spese per vestiario e calzature (-6,0%) e per mobili,
elettrodomestici e manutenzione della casa (-5,6%).
Secondo il Centro Studi Confindustria, l’andamento del PIL italiano nel 2024 si profila
in linea con la dinamica registrata nel 2023: il CSC prevede un incremento annuo del
+0,9%, ovvero 0,4 punti percentuali in più rispetto a quanto previsto nello scenario di
ottobre scorso. La crescita attesa nel 2025 è poco superiore, attesa al 1,1%.
Nonostante nel 1° trimestre del 2024 gli indicatori congiunturali sull’attività
economica fotografino una fase di quasi stagnazione, il PIL è atteso tornare a
crescere in modo più robusto dalla seconda metà del 2024 e nel corso del 2025,
grazie ai principali driver interni (taglio dei tassi, implementazione del PNRR,
recupero del reddito disponibile reale) e al rafforzamento del commercio mondiale.
Quadro
regionale:
attività
produttiva
commerciale
Dopo un 2022 che ha visto l’alternarsi di trimestri positivi e negativi, nel 2023 la
produzione industriale ha imboccato una dinamica di evidente flessione, che si è
accentuata nel corso dell’anno per poi migliorare lievemente solo nell’ultimo
trimestre del 2023, pur tuttavia rimanendo in campo negativo. Il dato relativo al
quarto trimestre prosegue, dunque, la fase di rallentamento che ha interessato, con
intensità crescente, l’industria regionale a partire dai primi mesi del 2023 e che ha
risentito del generale indebolimento del clima congiunturale dell’economia e della
domanda globale, oltre che del permanere di situazioni esterne di crisi e instabilità.
Nel complesso, l’industria chiude il 2023 con un calo di circa il 3,3% (Italia -2,2%), in
frenata rispetto alla dinamica registrata nel 2022, anno nel quale il recupero seguito
alla crisi Covid aveva consentito alle imprese di espandere marcatamente i livelli di
produzione. A livello settoriale, una dinamica relativamente migliore della media è
stata registrata dall’Alimentare (-2,7%), Tessile Abbigliamento (-1,6%) e Gomma e
Plastica (-2,7); in flessione più evidente il Legno e Mobile (-5,3%), i Minerali non
metalliferi (-4,1%), la Meccanica (-3,8%) e le Calzature (-4,6%). In campo positivo,
invece, i comparti della Chimica e della Farmaceutica e i mezzi di trasporto.
In flessione l’attività commerciale complessiva nel corso del 2023: l’andamento delle
vendite in termini reali ha registrato un calo del 5,0% rispetto al 2022, con andamenti
negativi sia sul mercato estero (-2,9%), sia, soprattutto, sul mercato interno (-7,2%).
Le due componenti della domanda hanno mostrato una dinamica opposta nel corso
dei trimestri: mentre il mercato interno ha registrato una flessione sempre più
pronunciata nel corso dei mesi, il mercato estero ha registrato un progressivo
miglioramento, chiudendo il quarto trimestre con una variazione positiva, anche se
comunque contenuta (0,7%). Nel 2023, le vendite sul mercato interno in termini reali
hanno sperimentato una flessione del -7,2% rispetto al 2022. Tutti i principali settori
produttivi hanno registrato variazioni negative, con cali particolarmente evidenti nelle
Calzature (-10,7%) e nel Legno e Mobile (-12,8%). Positiva la performance di alcuni
comparti quali il chimico-farmaceutico e i mezzi di trasporto, in particolare quello
legato alla cantieristica navale.
Le vendite sull’estero in termini reali hanno aperto il 2023 con tassi di variazione delle
vendite decisamente negativi. La dinamica è progressivamente migliorata nel corso
dell’anno, consentendo di chiudere l’anno con una flessione appena inferiore al 3%.
Debole la performance delle Calzature (-8,5%), della Gomma e Plastica (-8,1%) e del
Legno e Mobile (-6,5%). Sottotono anche la Meccanica, in calo di circa il 2,1% nella
media dell’anno, in gran parte concentrata nel primo semestre del 2023. All’interno
della Meccanica, si registra la relativa tenuta del comparto dei macchinari e
apparecchi elettronici, mentre sono apparse più deboli le vendite dei prodotti in
metallo e delle apparecchiature elettriche e per uso domestico.
Produzione industriale, vendite sull’interno e sull’estero dei principali settori nel 2022 – Marche
Variazioni % sull’anno precedente
Produzione
Vendite interno
Vendite estero
Minerali non metalliferi
Meccanica
Alimentare
Tessile – Abbigliamento
Calzature
Legno e Mobile
Gomma e plastica
-10.7
-12.8
Totale industria
Fonte: Indagine Congiunturale Trimestrale – Confindustria Marche
Se valutate complessivamente, nel 2023 le Marche registrano uno dei cali più
significativi delle esportazioni (-12,8%) tra tutte le regioni italiane, calo dovuto
principalmente alla forte flessione delle vendite di prodotti farmaceutici.
Nell’aggregato, il peso dell’export della regione sul totale nazionale scende dal 3,7%
al 3,2%, con una diminuzione che ha riguardato in particolare le vendite verso i Paesi
Ue. La farmaceutica, settore che ha trainato l’eccezionale incremento delle
esportazioni nel 2022, perde da sola circa 3 mrd di euro di export nel 2023 e spiega
per intero la variazione negativa delle esportazioni.
Al netto del forte effetto legato alle esportazioni di prodotti farmaceutici, la
manifattura regionale chiude invece il 2023 con un andamento delle esportazioni
pressoché invariato rispetto al 2022. Sempre al netto della farmaceutica, le
esportazioni hanno oltrepassato la soglia dei 13 mrd di euro, livello superiore a
quello registrato prima del Covid, pari a 10,3 mrd, sempre al netto della
farmaceutica.
Abbastanza buona nel complesso la dinamica per i principali settori di
specializzazione. Il sistema moda chiude il 2023 con una crescita del 6,2% rispetto al
2022, con una variazione positiva evidente per le pelli e calzature (5,2%) e ancora più
robusta per l’abbigliamento (13,9%). In aumento anche il mobile (2,8%) e i prodotti
elettronici (21,9%). Evidente in questi settori l’effetto delle variazioni dei valori medi
unitari, con incrementi nominali dei flussi di esportazione elevati rispetto alla
dinamica delle vendite in termini reali. In calo invece, gli altri comparti della
meccanica, con una flessione dei prodotti in metallo (-7,0%), l’elettrodomestico (2,5%) e i macchinari (-4,4%). Prosegue, infine, la crescita dei mezzi di trasporto legati
prevalentemente al comparto nautico, che registrano nel 2023 una crescita del
15,0% rispetto al 2022, portando il comparto al quinto posto tra i settori regionali
dopo la farmaceutica, le calzature, le macchine e l’elettrodomestico.
Quadro
regionale:
mercato del
lavoro
È proseguito anche nel 2023 l’incremento degli occupati che aveva caratterizzato
anche l’anno precedente: nel complesso, gli occupati nella regione passano da
639mila a 641mila, con una variazione positiva, anche se molto contenuta (+0,3%),
pari a circa 2.000 unità.
Più sostenuta la dinamica occupazionale dei dipendenti rispetto agli indipendenti: a
fronte della flessione degli indipendenti, infatti, che passano da 153mila a 141mila,
con un calo di circa 12 mila unità, aumenta il livello medio dei dipendenti, che
salgono a 500mila nel 2023. L’aumento di 14mila unità è pressoché per intero
attribuibile ai servizi, mentre il numero di dipendenti nell’industria resta stabile
rispetto al 2022.
Il tasso di occupazione complessivo nelle Marche sale dal 66,8% al 67,4% nel 2023 e
si mantiene su livelli più elevati di quello nazionale, anche se il differenziale scende
da 6.7 a 5.9 punti nel 2023. Scende, invece, al 36,2% il tasso di occupazione giovanile
nella regione rispetto al 37,3% del 2022, con dinamica opposta rispetto a quella
nazionale. Il differenziale con il dato nazionale scende da 3,5 punti del 2022 a 1,5
punti nel 2023.
In flessione nelle Marche il numero di persone in cerca di lavoro (-7.000 unità circa).
La riduzione delle persone in cerca di occupazione è stata maggiore nelle persone
con diploma (-5.000) e in quelle con licenza media e inferiore (-3.000). Invariato,
come per il dato nazionale, il numero di laureati in cerca di lavoro. La componente
femminile rappresenta oltre il 50% delle persone in cerca di lavoro e il tasso di
disoccupazione femminile resta superiore a quello maschile di circa due punti.
In discesa il tasso di disoccupazione nelle Marche, che scende rispetto al 2022 e si
attesta al 5,2%, contro il 6,2% del 2022.
Si amplia la forbice tra il tasso di disoccupazione nelle Marche e quello medio
italiano: da 1,9 punti percentuali del 2022, il differenziale sale a 2,5 punti a favore
delle Marche, a causa della flessione del tasso di disoccupazione più marcata nella
regione rispetto all’Italia
Nel corso del 2023, le ore di cassa integrazione hanno subìto una diminuzione
dell’8,9% rispetto al 2022, passando da 15,2 a 13,6 milioni. La flessione è attribuibile
per intero alla componente straordinaria, che passa da 4,3 a 2,5 milioni circa, con
una flessione molto rilevante e pari a circa il 42%. Sale invece la componente
ordinaria, che passa da 10,5 a 11,3 milioni di ore nel 2023, con una crescita del 7,6%.
Si azzera la quota in deroga, rispetto alle 327mila ore registrate del 2022.
Quadro
regionale:
investimenti
In contenuto aumento, nel 2023, il consuntivo di spesa per investimenti delle
imprese marchigiane, che hanno beneficiato ancora dell’attività delle imprese di
medie e grandi dimensioni. Sulla base dell’indagine condotta presso un campione di
imprese industriali marchigiane, nel 2023 gli investimenti sono aumentati del 2,4%
rispetto all’anno precedente, variazione più contenuta di quella rilevata nel 2022
(11,1%) e inferiore al dato nazionale (4,7%).
Il dato rilevato a consuntivo – migliore della previsione formulata nel Rapporto 2022 –
è stato influenzato dalle aspettative di ripresa dell’attività produttiva nei primi mesi
dell’anno e, soprattutto, dal positivo contributo fornito dagli incentivi per
l’acquisizione di beni strumentali ad elevata tecnologia. Le imprese più grandi, che
hanno tratto maggiormente vantaggio da questo beneficio, hanno mantenuto
sostenuta l’attività di accumulazione del capitale nel corso dell’anno.
Le previsioni per il 2024 risentono del clima di incertezza che la prosecuzione degli
eventi bellici mantiene con riferimento agli scambi internazionali. Nel complesso, la
spesa per investimenti è prevista in aumento dell’1,1%, in linea con le previsioni
nazionali. Secondo i piani aziendali, la spesa per investimenti dovrebbe accelerare
nella componente fissa e rimanere stabile nella componente immateriale.
Trascurabili le differenze legate alla dimensione dell’impresa e al grado di
esposizione al mercato internazionale.