Nel panorama della massoneria italiana, la Gran Loggia di Rimini ha recentemente ospitato un evento di grande rilievo, i cui riflessi hanno sollevato interrogativi e tensioni. I due giorni di assemblea sono stati densi di avvenimenti, caratterizzati da un clima teso e cupo che ha evidenziato spaccature e incertezze all’interno del Grande Oriente del (Sud) d’Italia.
In particolare, il primo giorno è stato un vero spettacolo da brivido. Le truppe calabresi seminariste hanno invaso la Gran Loggia con pulmini neri in fila indiana, pronte a fare il loro ingresso trionfale. Il tempio era strapieno, ma l’atmosfera era più tesa di un elastico nel bel mezzo di un tiro al bersaglio.
I discorsi dei rappresentanti dei corpi rituali hanno lasciato a desiderare, oscillando tra il pauroso e l’inconsistente. L’eccezione? Un fratello che si è rifiutato di fare l’adulazione a Antonio Seminario, il presunto nuovo Gran Maestro. Un gesto di ribellione in un mare di conformismo.
La diminuzione delle file settentrionali e meridionali rispetto all’anno precedente è stata notata: un segno che qualcosa sta mutando nel tessuto della fratellanza. Emerge con forza il ruolo di Leo Taroni, presidente della Confederazione europea dei supremi consigli oltre a essere ex sovrano gran commendatore del prestigioso Rito scozzese. Il suo intento di ricorrere all’articolo 700, se accolto, potrebbe portare a un nuovo voto dei fratelli del Grande Oriente d’Italia, altrimenti inizierebbe una complessa disputa legale che potrebbe durare anni, favorendo il Gran Maestro Antonio Seminario.
In un contesto segnato da scontri e da una crescente preoccupazione per le infiltrazioni criminali, emerge la necessità di una riforma e di una presa di posizione netta. Il sequestro degli elenchi dei massoni italiani da parte della commissione parlamentare antimafia nel 2017 ha evidenziato la gravità del problema, ma anche la volontà di contrastarlo.
Il riconoscimento da parte della Gran loggia unita d’Inghilterra (Ugle) durante la gestione di Bisi è stato un passo importante, ma ora ci si interroga sul futuro del Grande Oriente d’Italia, particolarmente radicato nel Sud del Paese.
E che dire del futuro del Grande Oriente d’Italia? Con Taroni che minaccia ricorsi legali e Seminario che gioca a fare il capo, sembra che il prossimo capitolo sarà un thriller giudiziario più avvincente di una puntata di “Law & Order”.
In questo contesto, sorge la domanda se valga ancora la pena investire energie nell’applicazione della legge o se sia preferibile accettare l’ingiustizia come una regola piuttosto che come un’eccezione. Tuttavia, è necessario che tale ingiustizia sia applicata con uguale rigore per tutti, affinché vi sia una parità di trattamento.
Infine, tra le battute dei membri della fratellanza, si pone ironicamente l’interrogativo su quale sarà il futuro appellativo tra di loro: fratelli o seminaristi? Una domanda che sottolinea l’ambiguità e le incertezze che permeano il presente del Grande Oriente d’Italia.