
Si è svolto presso Palazzo Ferrajoli ”Il valore della felicità Remind” in occasione della Giornata internazionale della Felicità. Lo scopo dell’iniziativa risiede nel mettere questo sentimento tra i prioritari per la tutela e il benessere delle persone, dove vivono, operano e transitano, e per favorire un approccio positivo – più inclusivo, equo e bilanciato – in relazione alla crescita personale e professionale con l’intento di uno sviluppo sostenibile economico e sociale.
Tra i partecipanti Valentina Pistolesi Direttore Affari Istituzionali e Legali 4Dharma che ha così dichiarato: “Buongiorno a Remind e a tutti voi e grazie per aver organizzato questo momento di confronto su un tema che sta veramente a cuore a tutti, cioè il tema della felicità. Ci sarebbe un esercizio divertente che si può fare oggi, che è quello di immaginare una sala, alla presenza di manager delle più grandi aziende del mondo, e chiedere loro se la loro azienda è sostenibile. Io immagino che assumeranno un’aria compiaciuta e inizieranno a rispondere Sì, la mia azienda è sostenibile perché ho digitalizzato i documenti e quindi evito di stampare. La mia azienda è sostenibile perché ho sostituito le bottigliette di plastica con i dispenser. La mia azienda è sostenibile perché ho riempito i tetti degli uffici con impianti fotovoltaici. La mia azienda è sostenibile perché evito di investire in fondi finanziari che non fanno bene al pianeta. Tutte cose assolutamente importantissime, ma a un certo punto pensiamo di rivolgere un’ulteriore domanda. Ma se la tua azienda dovesse venir meno sul mercato da un giorno all’altro, oltre al bene che produci e al servizio che rendi, si sentirebbe la mancanza di questo soggetto economico per qualche altra ragione? Ecco, a questo punto io immagino che le risposte sarebbero molto meno sollecite. E questo perché tutte le iniziative che noi consideriamo sostenibili in realtà denotano una grande incapacità che l’incapacità di innovare. Soprattutto nel momento in cui consideriamo sostenibilità e innovazione come sinonimi. Sostenibilità è la capacità di soddisfare i bisogni presenti senza compromettere la capacità di soddisfare quelli futuri. Mentre l’innovazione è la maniera di for stare insieme l’impatto sociale positivo con i profitti. Ecco, noi non stiamo facendo un paragone tra l’uomo e la macchina, tra l’intelligenza umana e l’intelligenza artificiale, anche perché gli economisti ci insegnano che poi tutto si aggiusta. L’innovazione tanto distrugge quanto crea. Il discorso vero che noi abbiamo affidato gli auspici di progresso al progresso in sé, pensando che poi ci sarebbe stata una redistribuzione in maniera naturale. Così non è stato. Il Papa, nella sua Evangelii Gaudium, nel 2013 fece una fotografia del momento sociale. Disse L’uomo sta raggiungendo dei traguardi mai neppure sperati, eppure ancora si vedono uomini e donne che si trascinano senza gioia di vivere. È possibile che questa umanità, così progredita, ammetta senza tanto scandalo che una persona senzatetto muoia di freddo in strada e che si sprechi il cibo nel momento in cui c’è qualcuno che muore di fame. Il Papa ci indica una via, che poi una via ripresa successivamente da tanti studiosi sulla sostenibilità, e ci dice questo mondo ha bisogno di inclusione ed equità. La verità è che la sostenibilità prevede che si cambi il paradigma. Prevede una trasformazione valoriale che passa attraverso una leadership illuminata che comprenda il valore della partecipazione, del rispetto, della valorizzazione e dell’inclusione. Gli indicatori ESG sono totalmente sbilanciati a favore delle azioni che hanno impatto ambientale lasciando indietro tutto quello che è valido sul piano sociale e delle disuguaglianze. Probabilmente perché si teme di improntare degli interventi che entrino veramente nel cuore dell’organizzazione quasi compromettendo il profitto. Ci sono degli studi che ci dicono che le organizzazioni, al loro interno, non stanno poi così tanto bene. Una ricerca condotta da Gallup, che è una una multinazionale che si occupa di analisi e di consulenza su indagini di opinione pubblica a livello globale, annualmente restituisce un report relativo alla salute del mondo del lavoro. Il report 2023, con riferimento all’Europa, ci dice che il 72% delle persone si ritengono non ingaggiate e il 39% negli ultimi 12 mesi ha cambiato lavoro o sta seriamente pensando di cambiarlo. Ora, quanto costa tutto questo? Quando abbiamo studiato la qualità abbiamo imparato che l’inefficienza ha un costo. Le non conformità hanno un costo. Ecco, anche il mancato ingaggio del proprio personale ha un costo che è stato stimato in 8,8 trilioni di dollari. Il 9% del PIL mondiale. L’engagement dimostra che se il livello è alto, l’azienda è più sana e va meglio. Quindi l’engagement positivo ha un impatto economico positivo nelle aziende.
Una persona è dis-ingaggiata quando: non è emotivamente coinvolta negli scopi dell’azienda, non percepisco di essere trattato con rispetto, il lavoro che svolge non ha un grande significato per le persone che le stanno intorno, non ha buone relazioni con i capi, ha percezione che non interessi il suo sviluppo personale. Faccio un esempio piccolo. La vita lavorativa è lunga, può capitare a volte che ci siano delle parentesi in cui dobbiamo sviluppare un’attenzione accudente verso di noi o verso persone care che hanno una malattia. Ecco normalmente nelle aziende questi fenomeni vengono trattati con indifferenza, se non addirittura fastidio. Si è dimostrato che invece laddove si sono sviluppate delle politiche di attenzione, di supporto, di assistenza ai lavoratori, una volta concluso questo periodo, questi hanno restituito il 20% della produttività. In più hanno messo a disposizione le loro competenze trasversali acquisite e potenziate dalla situazione difficile personale che hanno vissuto, sia in termini di empatia in termini di gestione delle situazioni, ripagando ampiamente in quell’attenzione dimostrata. Ora la sostenibilità sta sfidando l’economia e le imprese, questo perché la società sta chiedendo alle imprese di farsi degli attori vivi rispetto a problematiche che sono sociali. La società sta chiedendo alle imprese di introiettare dei bisogni sociali. Ricerche importanti dimostrano che il successo dell’impresa sarà proporzionale alla capacità di farsi carico di bisogni che riguardano la comunità. Le imprese di successo saranno quelle aziende che, se le guardi da un certo punto di osservazione, sono aziende estremamente efficientista; mentre da un altro punto di vista assumono quasi l’aspetto di imprese sociali. Ecco, la felicità del mondo del lavoro è una ricetta articolata che passa sicuramente attraverso una leadership che è capace di definire valori, tradurli in strategia, implementarle nel modello organizzativo e nelle politiche di gestione delle persone del lavoro. È in generale sviluppare delle politiche che siano di rispetto, di inclusione, di equità, di partecipazione, di valorizzazione. Mi piace concludere con ricordando la figura di un grande industriale italiano che aveva già intuito questi temi e dato il suo contributo in questa direzione: Adriano Olivetti. Lui che nell’immediato dopoguerra si interrogava su quale fosse il senso profondo del lavoro umano e su come le fabbriche potessero diventare una dei veicoli di bene per tutta la comunità”.
Lui diceva l’impresa deve costruire tante cose e offrire tanti servizi, ma tra questi c’è anche l’elevazione delle persone, che sia materiale e spirituale. Solo così l’impresa genera valore. Quindi il pensiero e l’auspicio è che ciascuno di noi senta la responsabilità di rendere questo mondo un luogo migliore per tutti, un luogo dove vivere più felicemente per tutti, a partire dal mondo del lavoro. Sono quindi felice di partecipare al percorso valoriale di Remind per la tutela del Pianeta, la sicurezza e il Benessere delle Persone.”.