
(AGENPARL) – gio 21 marzo 2024 Prot. n.______ Federico Marini
LAVORO – Lavoratori qualificati sempre più difficili da trovare anche
in Sardegna: danni per 208 milioni di euro. L’allarme delle imprese artigiane
sarde: mancano più di 8mila addetti ma il 21,4% dei giovani è inattivo. Fabio
Mereu e Daniele Serra (Presidente e Segretario Confartigianato Sardegna):
“Colmare gap tra domanda e offerta insegnando e imparando la “cultura del
lavoro””.
Associazioni I lavoratori qualificati sono sempre più difficili da trovare anche in Sardegna.
Territoriali Nel 2023 le imprese sarde non sono riuscite a reperire il 42% della manodopera
Sud Sardegna
necessaria, pari a 64.170 posti rimasti scoperti. Le cose sono andate peggio per le piccole
Cagliari realtà che hanno avuto difficoltà ad assumere il 42,9% del personale (48.030 lavoratori),
Via Riva Villasanta 241
Sono questi i numeri rilasciati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, su
Oristano
Via Campanelli, 41 base UnionCamere-Anpal-Excelsior 2023, che per l’Isola che produce fotografano una
Nuoro “La scarsità di personale con le giuste competenze frena le transizioni ecologia e
Via Brig.Sassari, 37 digitale ed è indicato come il problema più grave dal 58,1% delle Pmi della nostra
regione, a fronte del 54,1% della media delle Pmi dell’Ue – commentano Fabio Mereu e
Sassari Daniele Serra, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – per le
Via Alghero, 30
problemi della burocrazia, dell’accesso al credito, della concorrenza sleale”. “I motivi
Gallura Olbia
Via Sangallo 67 principali di questa situazione sono la crisi demografica, determinata da denatalità e
inadeguata preparazione scolastica, mentre quasi il 30% dei posti disponibili trova a
fatica, o non trova proprio, chi li occupa – aggiunge il Presidente Mereu – poi vi sono i
giovani inattivi, il 21,4% dei ragazzi tra i 14 e i 29 anni, cioè giovani sardi che non
studiano e non sono disponibili a lavorare, per motivi familiari, per scoraggiamento
nella ricerca del lavoro, ritardo negli studi universitari, sussidi pubblici. E naturalmente
c’è anche il lavoro sommerso”.
Il ritardo nel trovare le persone adatte da assumere genera costi enormi: nelle
piccole imprese isolane: i dati più recenti dicono oltre 206 milioni di euro.
“In questa classifica le nostre piccole imprese sopportano costi derivanti dai lunghi
tempi di attesa e dalla mancanza di manodopera – prosegue il Segretario Serra – in
particolare sono le aziende della vecchia provincia di Cagliari a pagare il conto più
caro, con oltre 107 milioni di euro di oneri altrimenti annullabili, se in presenza di figure
professionali preparate e pronte all’assunzione; segue la vecchia provincia di Sassari
con 70milioni, Nuoro con 18 e Oristano con 10”.
“Per colmare il gap tra domanda e offerta di lavoro – continuano Mereu e Serra –
bisogna partire dalla scuola, di tutti gli ordini e gradi, che deve imparare ad insegnare la
Confartigianato Imprese Sardegna
“cultura del lavoro”, mischiando sapere e saper fare, superando la storica separazione
tra formazione umanistica e formazione tecnica per preparare davvero i ragazzi ad
affrontare un mondo in continua evoluzione”.
La reazione delle imprese sarde.
Due piccole imprese su tre (66,0%) hanno adottato interventi per attrarre e/o
trattenere il personale qualificato. Più diffusi gli incrementi salariali, adottati dal 32,6%
delle piccole imprese, e la flessibilità negli orari di lavoro, registrata nel 28,5% dei casi.
Inoltre, le imprese adottano la concessione di maggiore autonomia sul lavoro nel 19,4%
dei casi, il coinvolgimento nelle decisioni aziendali nel 13,4% dei casi, l’accesso a benefit
aziendali (auto aziendale, agevolazioni nella fruizione di servizi, assicurazioni personali,
ecc.) nel 12,9% dei casi, e incentivi per attività di auto-formazione e crescita
professionale, anche esterne all’impresa, nel 11,4% dei casi. Per reagire alla criticità
relativa al personale, il 24,9% delle imprese ha attivato o intensificato la collaborazione
con le scuole, in particolare quelle scuole ad indirizzo tecnico e professionale. Per oltre
due terzi (68,1%) delle entrate nelle micro e piccole imprese è richiesto un titolo
secondario tecnico o con qualifica o diploma professionale; nel dettaglio per il 42,0%
delle entrate è richiesta la qualifica o diploma professionale e per il 26,1% un titolo
secondario tecnico. Se ai titoli di scuola secondaria tecnica e di qualifica o diploma
professionale sommiamo gli ITS e le lauree materie scientifiche, tecnologiche ed
ingegneristiche (STEM), per quasi tre quarti (72,2%) delle entrate delle MPI è richiesta
un’istruzione in ambito tecnico.
“Crediamo molto nelle iniziative con gli Istituti scolastici e in alcuni dei nuovi
percorsi di formazione professionale che vengono proposti – concludono Mereu e Serra
– però, affinché funzionino davvero e diano risultati, sono necessari il potenziamento
della parte di formazione tecnico-pratica e il coinvolgimento diretto degli imprenditori
nel ruolo di formatori”.
Sono 73 le professioni che risultano più difficili da reperire nelle MPI a
vocazione artigiana.
I dati dicono che più di due lavoratori su tre sono di difficile reperimento per
analisti e progettisti di software con 77,6%, idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e
di gas con 75,8%, attrezzisti di macchine utensili con 73,8%, specialisti di saldatura
elettrica e a norme Asme con 73,4%, meccanici artigianali, riparatori automobili con
73,0%, operai macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali con 71,8%,
tecnici esperti in applicazioni con 70,3%, tecnici della gestione di cantieri edili con
69,7%, tecnici programmatori con 69,4%, elettricisti nelle costruzioni civili con 68,7%,
assemblatori e cablatori di apparecchiature elettriche con 68,7%, montatori di carpenteria
metallica con 66,9%, operai addetti a telai meccanici per la tessitura e la maglieria con
66,7% e ingegneri civili con 66,6%.
Più di un lavoratore su due è difficile da reperire dalla attività per Installatori e
riparatori di apparati elettrici ed elettromeccanici con 65,1%, falegnami e attrezzisti di
macchine per la lavorazione del legno con 64,7%, carpentieri e falegnami nell’edilizia
con 64,7%, conduttori di macchinari per il movimento terra con 63,5%, pasticcieri,
gelatai e conservieri artigianali con 62,8%, disegnatori industriali con 62,3%, meccanici e
Confartigianato Imprese Sardegna
montatori di macchinari industriali con 62,1%, autisti di taxi, conduttori di automobili,
furgoni e altri veicoli con 60,3%, operai addetti macchinari confezioni abbigliamento in
stoffa con 58,3%, conduttori di mezzi pesanti e camion con 57,6%, estetisti e truccatori
con 56,8%, acconciatori con 55,7%, assemblatori in serie di parti di macchine con 54%,
muratori in pietra, mattoni, refrattari con 53,8%, ingegneri industriali e gestionali con
53,2% e tecnici della vendita e della distribuzione con 51,9%.
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