L’appuntamento è per mercoledì 27 marzo, alle ore 21.00 presso il Rifugio in via Mario Pagano 12.
«Il fenomeno della “cancel culture” – ha dichiarato Gianluca Kamal, capo redattore di Verticale – Agorà di Pensieri e organizzatrice della conferenza – prende di mira, in primis, la nostra storia, il nostro passato. A questa vera e propria tagliola non poteva sottrarsi il passato coloniale dell’Italia.
È stato proprio Alberto Alpozzi, lo scorso novembre, a segnalare inesattezze e falsità storiche contenute nella mostra sul colonialismo in programma ai Musei Reali di Torino, costringendo la direzione a rivederne e modificarne prontamente i contenuti.»
La storia coloniale italiana è sempre stata vittima di una narrazione ideologizzata, volta a mistificare un fenomeno ampio e meritevole di approfondimenti. Oltre ogni pregiudizio, lo scrittore e giornalista Alberto Alpozzi ha curato i tre volumi “Bugie coloniali”, le cui pagine raccontano a fondo il colonialismo italiano superando leggende, censure e falsi miti.
«Proprio per smontare l’orgia di bugie e di mistificazioni ideologiche – prosegue Kamal – create e diffuse ad arte sino ad oggi, sarà proprio Alpozzi, il protagonista del quarto incontro del ciclo promosso da Verticale W l’I-taglia, per mercoledì 27 marzo alle ore 21 al Rifugio di Firenze.»
«La vera lotta alla cancel culture – chiude Kamal – comincia dalla “riscoperta” della verità storica attraverso il racconto di gesta, simboli e personaggi che hanno reso grande l’Italia nel mondo. Oltre ogni fake news.»
Con l’ultimo volume della trilogia “Bugie Coloniali” Alpozzi ha portato alla luce una parte di quanto la cancel culture si affanna a occultare: migliaia di chilometri di strade e ferrovie per creare commerci, agricoltura moderna, bonifiche e deserti resi fertili, nuove e moderne città.
Conclude Alpozzi: «I fatti presentati nei miei testi non sono mai apparsi come argomenti di discussione nell’ambito delle pubblicazioni di storia coloniale, nemmeno per essere confutati, così da scongiurare la minaccia che i documenti possano dimostrare lo sviluppo realizzato dagli italiani nelle colonie. Le eccellenze sono state bandite da un conformismo settario e militante che ha negato chiunque abbia segnato la storia con grandi opere, riforme e progresso per creare l’unica nazione al mondo che si compiace del riconoscimento dei propri errori e guarda con angoscia al proprio passato.»