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(AGENPARL) – mer 28 febbraio 2024 *COMUNICATO STAMPA DEL 28 FEBBRAIO 2024*
*Il tessile di Prato, il Governo nazionale e l’Europa: primi risultati
positivi delle richieste delle categorie economiche pratesi su End of Waste
ed EPR*
Non è rimasta inascoltata la lettera di Confindustria Toscana Nord, CNA
Toscana Centro e Confartigianato Imprese Prato indirizzata al Ministero
dell’ambiente sui temi del tessile relativi all’End of Waste e all’EPR, la
responsabilità estesa del produttore.
Grazie anche all’interessamento forte e sollecito dei parlamentari e delle
personalità politiche del territorio – in particolare degli onorevoli
Chiara La Porta, Erica Mazzetti ed Andrea Barabotti, ai quali vanno i
ringraziamenti delle tre associazioni -, la nota inviata al Ministero ha
ricevuto una risposta che apre importanti spiragli.
Confortante soprattutto quanto viene detto in materia di End of Waste, vale
a dire delle regole che stabiliscono quando un materiale di scarto, già
classificato come rifiuto, cessa di essere tale per rientrare nel ciclo
produttivo come materia prima secondaria. Sull’argomento è in corso il
dibattito in sede di Unione Europea, ma anche a livello italiano è stato
reso noto un testo che ha destato preoccupazioni: il passaggio da rifiuto a
materia prima secondaria sarebbe fissato in un punto troppo avanzato del
ciclo, praticamente al momento in cui il materiale è già stato riportato
allo stato di fibra. Ciò implicherebbe che le fasi più a monte della
filiera del riciclo – sfilacciature e altre lavorazioni
– siano classificate come aziende che trattano rifiuti, con le
autorizzazioni e gli effetti burocratici conseguenti. Il rischio, in una
prospettiva del genere, sarebbe che queste fasi, così
penalizzate, scompaiano da Prato, con i danni economici ed occupazionali
conseguenti. Sul punto dell’End of Waste la risposta del Ministero
dell’ambiente è stata però molto rassicurante: in pratica, il Ministero fa
propria la posizione delle associazioni pratesi e afferma che anche in sede
europea la posizione italiana sarà finalizzata a “salvaguardare i vari
processi industriali tessili che ad oggi operano sul territorio nazionale e
che sono normale pratica industriale come, ad esempio, la lavorazione
‘sfilacciatura’ (cioè l’operazione meccanica che riporta un materiale
tessile, adeguatamente selezionato e preparato, allo stato di fibra) che
costituisce infatti un tassello dei vari processi produttivi.” Una nuova
impostazione, dunque, in linea con le richieste venute da Prato.
Quanto all’EPR-Extended Producer Responsibility, il concetto generale, già
presente nella legislazione europea e italiana e in via di definizione per
i vari settori, è che i produttori di beni di consumo sono tenuti a
gestirne il fine vita attraverso interventi finanziari ed eventualmente
anche organizzativi da realizzare individualmente o collettivamente. Sullo
sfondo, i principi dell’economia circolare e la necessità di prevenire la
generazione di rifiuti, favorire il riciclo e ridurre lo smaltimento. Anche
su questa materia ci sono movimenti normativi a livello sia nazionale sia
europeo: sarà comunque quest’ultimo a dettare, con lo strumento della
direttiva, la linea ai paesi dell’Unione. Nel frattempo, si sono già
costituiti consorzi e strutture organizzate pronte a inserirsi in quello
che sarà, a tutti gli effetti, un business importante dal punto di vista
sia ambientale che economico. Il contributo ambientale che si andrà a
determinare – e che ricadrà di fatto essenzialmente sui consumatori – sarà
indispensabile per alimentare anche e soprattutto una filiera sostenibile
dal punto di vista dell’ecoprogettazione e di processi di produzione
innovativi, per i quali occorreranno, sempre più fortemente, ricerca e
investimenti.
“Quello che evidenziamo nelle nostre richieste riguardo all’EPR è che nella
moda il concetto di ‘produttore’ non può essere circoscritto solo
ai segmenti finali di confezionamento e commercializzazione – spiega *Francesco
Marini*, delegato per la sostenibilità della sezione Sistema moda di
Confindustria Toscana Nord -. Nelle fasi produttive che non hanno relazione
diretta col consumatore risiede la maggior parte delle competenze e
delle tecnologie che possono fare la differenza rispetto alla
sostenibilità. I semilavorati tessili hanno come unica destinazione
l’abbigliamento-maglieria, che a sua volta non può esistere senza di essi.
Da sottolineare poi che fra i soggetti già riconosciuti in ambito EPR vi
sono coloro che fanno commercializzazione: troviamo assurdo che sulle
risorse risultanti dal contributo ambientale abbia parola in capitolo chi
vende e non chi realizza i materiali costitutivi dei prodotti finali. Nella
moda la distribuzione del valore è già squilibrata a favore della parte a
valle: sarebbe gravemente sbagliato allargare questa divaricazione anche
attraverso la gestione del contributo ambientale. Il messaggio al Governo
ci pare arrivato, ma il percorso sarà probabilmente non facile. Per questo
abbiamo ancora bisogno di tutto il sostegno possibile.”
Sull’EPR la risposta del Ministero dell’ambiente è infatti cauta ma
dimostra che le argomentazioni delle associazioni pratesi sono state
comprese, assicurando che “in vista di una seconda consultazione con gli
stakeholder di riferimento, un’ulteriore discussione sul punto sollevato
dal Distretto di Prato potrà portare, eventualmente, ad una modifica della
priorità attribuita ai produttori, fermo restando il fatto che la
“responsabilità estesa del produttore” relativa ai prodotti immessi sul
mercato è posta in capo, ai sensi della normativa unionale e nazionale
vigente, ai produttori e agli importatori.” Un’apertura con riserva,
quindi, ma comunque l’assunzione di un impegno in cui Prato confida.
“Sull’End of Waste il distretto pratese può insegnare molto a livello
istituzionale, considerato che il riciclo delle fibre e dei tessuti fa
parte da sempre del DNA della nostra filiera di piccole e medie imprese