
(AGENPARL) – dom 26 novembre 2023 On. Ida Carmina M5S:”Ho partecipato alle manifestazioni della giornata mondiale incontrando una scolaresca di Palma di Montechiaro. Le norme approvate, l’area pressione non basta. Occorre che l’educazione affettiva, relazionale,sessuale sia una priorità in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Più che il raccoglimento serve “un rumore”incessante perchè il 25 novembre sia tutti i giorni”
L’On. Ida Carmina, deputato del M5S interviene sulla giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una celebrazione quella del 25 novembre che è stata ufficializzata dal 1999 dall’Onu in onore delle sorelle Mirabal che hanno combattuto per la libertà del loro Paese, la Repubblica Domenicana. “L’essenza di questa giornata consiste nell’affermare la necessità del rispetto della dignità della donna contro ogni tipo di violenza, discriminazione sopraffazione e angheria, ogni giorno dell’anno. Si deve combattere quotidianamente verso ogni forma di azione di qualsiasi natura contro la donna, perché nulla è scontato. Venerdì ho partecipato, a Palma di Montechiaro, ad un incontro dibattito sul tema all’Istituto Comprensivo Provenzani e ringrazio il Direttore Scolastico, la Dott.ssa Giuseppina Morreale, un momento di confronto, riflessione e testimonianza costruttivo ed emozionante che ha visto i ragazzi protagonisti, coinvolti, attenti, partecipi ed emozionati.
All’incontro, organizzato dalle docenti Sandra Ginevra, G. Cristina Montana e dalla vicepreside Clara Ferri, docenti che meritoriamente, in questi anni hanno posto l’attenzione su questa tematica. Dopo un breve saluto iniziale da parte delle docenti, i ragazzi della scuola secondaria di primo grado, Don Lorenzo Milani, dell’IC “Provenzani” sono intervenuti, leggendo testi e poesie. Il momento più toccante è stato quando le ragazze hanno fatto un flash mob alzandosi una alla volta, interpretando alcune delle vittime di questi anni, pronunciando ad alta voce il loro nome e chi le ha uccise. La violenza di genere rimane una delle sfide più urgenti da affrontare. Una sfida che richiede un grande cambiamento culturale e investimenti importanti nella prevenzione e nell’educazione delle nuove generazioni. La cultura e lo studio sono strumenti per difendersi da ogni tipo di violenza e da ogni violenza subita dalle donne uccise solo perché donne da uomini che vogliono possederle e non accettano l’indipendenza delle proprie compagne, mogli, figlie.
Questa settimana è stato approvato il Ddl contro la violenza sulle donne e domestica con il quale vengono inasprite le pene, posto un giro di vite sul braccialetto elettronico e sulle misure procedimentali. Ma il passo in avanti è assolutamente insufficiente, perchè quello che occorre è un cambiamento culturale profondo del modello antropologico prevalente, che vede comunque la donna “dipendente” e subordinata ai desideri dell’uomo che non riesce ad accettare un suo rifiuto e di essere lasciato. Purtroppo in modo miope, ottuso e sconsiderato, il Governo Meloni ha rigettato le nostre proposte sull’ inserimento dell’educazione affettiva relazionale e sessuale nelle scuole di ogni ordine e grado. I toni in Aula alla Camera si sono molto accesi in particolare nei confronti della Lega che ha definito “porcherie “le nostre richieste educative. Salvo poi fare un subitaneo retromarcia, dopo l’assassinio di Giulia Cecchettin, proponendo un miserrimo “percorso formativo “di sole 30 ore, nelle scuole superiori fuori dall’orario curricolare, cioè di pomeriggio, e per giunta FACOLTATIVE. Cioè il nulla. Mi chiedo con quale coscienza si possa proporre una cosa così poco seria, quando l’Italia intera è sconvolta dalla mattanza delle donne? L’educazione affettiva e sessuale deve essere un percorso che accompagna l’alunno, rientrare nelle ore curricolari e per tutto il corso degli studi, attuata da specialisti, con il conforto di psicologi nelle scuole. C’è bisogno di tutta la società sana per sconfiggere questa cancrena e sono convinta che si debba fare molto di più e non solo seguire la strada della denuncia, della repressione, ma stanare ogni forma di becero sessismo e sottovalutazione del fenomeno anche nelle istituzioni, e, soprattutto, puntare sulla prevenzione, perchè quello che conta è evitare lo spargimento di sangue, evitare che ragazze come Giulia vengano uccise. Limitarsi a inasprire le pene, è il segno che si rinuncia e non si riesce a proteggere le vittime, ad evitare che siano uccise. Invece questo è ciò che davvero importa e per riuscire occorre sconfiggere la cultura patriarcale”.