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[lid] In occasione del Convegno dell’Associazione Dossetti dal titolo “Fermare i Killer Silenziosi! Promuovere la prevenzione cardiovascolare per migliorare la salute in Italia”, l’Agenparl ha intervistato la Dr.ssa Roberta Crialesi, Dirigente di ricerca con incarico di dirigere il Servizio Sistema integrato salute, assistenza, previdenza dell’ISTAT (Istituto nazionale di statistica).
Epidemiologia delle malattie cardiovascolari. «Le patologie cardiovascolari interessano una quota molto rilevante della popolazione, si stima infatti che siano circa 4 milioni le persone che hanno riferito di soffrire di patologiche quali infarto, malattie coronariche o angina e ictus, secondo i risultati dell’Indagine Europea sulla salute (Ehis2019). Il 73% è rappresentato da persone over 65-enni (3 su 4). Si tratta di un problema che interessa soprattutto gli anziani, con prevalenze superiori per gli uomini (oltre 6 punti percentuali in più tra 65 e 84 anni), e destinato a crescere in termini assoluti con l’invecchiamento della popolazione. Nel 2022, oltre 1.100mila persone hanno dichiarato un infarto tra le patologie croniche autoriferite. Il 15% dei decessi per malattie del cuore avviene prematuramente entro i 74 anni.
I tassi dell’Italia sono leggermente inferiori alla media europea per l’infarto, e molto inferiori nel caso delle malattie coronariche o angina pectoris, nonostante la maggiore presenza di grandi anziani in Italia. Nel confronto con i grandi Paesi europei sono molto più bassi rispetto alla Germania, che mostra tassi sempre superiori alla media UE-27, sempre più elevati della Spagna, ma della Francia solo per gli over75.
Nel 2021 (con la pandemia) l’obesità ha raggiunto il picco con circa 6 milioni di adulti (12% della popolazione adulta) e sommando ad essi le quote di persone in condizione di pre-obesità si arriva al 46%. Nel 2022 in Italia sono circa 5,6 milioni le persone con problemi di obesità (11,4% della popolazione di18 anni e più). Permangono disuguaglianze territoriali a svantaggio del Sud e sociali che vedono penalizzate le persone in peggiori condizioni socioeconomiche.
Nel 2022 in Italia sono circa 3,9 milioni le persone che dichiarano di essere affette da diabete (6,6% dell’intera popolazione). Più un milione rispetto al 2010 (4,9% della popolazione) e più 400mila rispetto al 2019 (5,8% della popolazione). Lo svantaggio degli uomini si consolida nel decennio 2012-2022. Si innalza la curva per gli uomini nel periodo della pandemia, al netto del fattore età. Dai 55 anni, dopo il 2010, sono marcate e statisticamente significative le differenze di genere, con prevalenze più elevate negli uomini soprattutto tra i 65-74enni nel 2022 (18,5% vs 13,2% nelle donne).
Oltre 227 mila morti in Italia per malattie del sistema circolatorio nel 2020 (Codici I00-I99, Icd 10). Circa il 15% dei decessi per CVD avviene prematuramente entro i 74 anni. Il 25% dei decessi per malattie del sistema circolatorio è dovuto a malattie cerebrovascolari (ictus e le sue conseguenze o disturbi del circolo cerebrale); questo è il gruppo più numeroso (57.631) Seguono le malattie ipertensive, le cardiopatie ischemiche diverse da infarto del miocardio e le altre forme di cardiopatie come miocardiopatie, aritmie cardiache e l’insufficienza cardiaca (rispettivamente circa 43 mila). Oltre 20mila i decessi per infarto acuto del miocardio (il 9% del totale delle circolatorie).
Negli ultimi 10 anni il numero di decessi è oscillato su valori tra 220 e 239mila casi. Al netto del fattore età, i tassi standardizzati indicano una progressiva diminuzione: da 36 decessi per 10mila nel 2010 a circa 28 negli ultimi anni. Questo declino è stato costante fino al 2018, anche se con lievi incrementi in alcuni anni di elevata mortalità, come il 2015. I tassi std sono sistematicamente più alti per gli uomini che per le donne, più alti al Sud rispetto al Centro-Nord.
La causa di morte, diminuita in modo più consistente, è stata l’infarto acuto del miocardio. La mortalità per questa causa si è più che dimezzata rispetto al 2005 in tutto il territorio. La riduzione della mortalità per le altre malattie ischemiche è invece in ritardo nelle regioni del Sud. Rispetto al 2005 la mortalità per malattie ipertensive non si è ridotta, ed aumentata significativamente nel 2020. Nel 2020 c’è stato un aumento dei tassi per molte di queste cause (ipertensive, ischemiche diverse da infarto, malattie cerebrovascolari), per altre il trend in diminuzione si è arrestato.
Un basso livello di istruzione è associato a tassi di mortalità più elevati. Tale svantaggio è presente a tutte le età ma il gradiente tra basso e alto livello di istruzione è particolarmente accentuato nella classe di età 30 -69:
- Malattie ischemiche del cuore: per gli uomini con almeno la licenza elementare la mortalità è 2,2 volte più elevata dei laureati, per le donne il gap è ancora più alto, 2,8
- Malattie cerebrovascolari l’eccesso è di 2,5 sia per gli uomini che per le donne.»
Lo ha dichiarato la Dr.ssa Roberta Crialesi all’Agenparl.
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