(AGENPARL) – gio 21 settembre 2023 VILNIAUS UNIVER S ITETO
M E DI C I N O S F A K U L T E T AS
COMUNICATO STAMPA
Donna, tra i 20 e i 50 anni, vissuta nel periodo greco-romano
ecco la mummia egizia “riscoperta” al Museo Salinas
Domani pomeriggio la presentazione, un interessante intreccio di storia e scienza. Il reperto sarà
presto parte del nuovo percorso espositivo
Per quanto i secoli possano scorrere, quando è tempo che una storia esca dalle pieghe della
memoria, niente riesce a fermarla. Il ritrovamento che lega la civiltà egizia a Palermo è
una di queste: ha aspettato, pazientemente, di essere raccontata.
Dai depositi del Museo Salinas, tra i reperti non esposti al pubblico, è stata “riscoperta”
una testa mummificata – frammento della sapiente arte dell’antico Egitto – portata a
Palermo nel XIX secolo, oggi studiata e presto esposta.
Il ritrovamento sarà presentato per la prima volta domani pomeriggio, venerdì 22
settembre, alle 17.30 al Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas, diretto da
Caterina Greco, con l’intervento di Selima Giorgia Giuliano, soprintendente ai Beni
Culturali di Palermo, e Laura Anello, presidente della Fondazione Vie dei Tesori.
Lo studio e le indagini sono state affidate all’antropologo siciliano Dario PiombinoMascali, ispettore onorario della Regione Siciliana per il patrimonio mummificato,
ricercatore capo della Facoltà di Medicina dell’Università Vilnius, Lituania e docente
di paleoantropologia alla Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici
dell’Università del Salento.
“Il ritrovamento di questa prestigiosa testimonianza nei depositi del Museo Salinas e il suo
studio permettono di affermare, ancora una volta – dice l’assessore regionale ai Beni
Culturali, Francesco Scarpinato – che la Sicilia non è seconda a nessuno per i tesori che
custodisce, le cui storie, come in questo caso, sono di estremo interesse. Uno studio
decisivo non soltanto perché ha permesso di verificare l’autenticità dei resti, attribuendoli
alla civiltà egizia, ma perché ha anche consentito di individuare l’età e il sesso della
persona a cui la testa è appartenuta, i materiali utilizzati e il periodo in cui venne
mummificata”.
Un reperto che ritroverà molto presto il suo ruolo di primo piano, come afferma la
direttrice del Museo Salinas, Caterina Greco: “La riscoperta dei resti di una mummia
nei nostri depositi rivela come le ricche collezioni storiche offrano di continuo nuovi
importanti spunti di ricerca e di conoscenza del patrimonio culturale esposto al pubblico.
Insieme ad altri materiali di origine egiziana, la mummia andrà infatti ad arricchire il
nuovo allestimento della pietra di Palermo, che costituirà un importante capitolo del
percorso espositivo del museo”.
Dall’antico Egitto a Palermo: la storia del reperto
Ma com’è approdata una testa mummificata ai tempi degli antichi egizi a Palermo,
per poi essere stata quasi dimenticata nei secoli?
Per quanto possa apparire strano oggi, il reperto venne donato nel 1870 dall’abate
Antonio Pietro Paternosto, direttore spirituale dell’Istituto Vittorio Emanuele II, che lo
acquisì durante le sue peregrinazioni in Africa. Un “dono” che non deve però stupire se
inquadrato in tempi in cui la Sicilia pre- e immediatamente post-unitaria era
fortemente affascinata dalle antiche civiltà del Nilo.
Gli studi per verificare l’autenticità della testa mummificata sono partiti proprio dalla
storia e dall’evoluzione della pratica dell’imbalsamazione nell’antico Egitto.
Nel 2022, anno dell’ispezione, il ritrovamento appariva parzialmente scheletrizzato e
ricoperto da tessuti molli e bendaggi impregnati di resina.
“La presenza di una chiara doratura visibile su uno degli strati di lino ne indicava la
cronologia, con ogni probabilità riferibile al periodo greco-romano. Tanto le fasce quanto
l’aspetto della testa – afferma Dario Piombino-Mascali – sembravano quindi deporre in
favore di un reperto autentico, compatibile con i trattamenti imbalsamatori tipici della
cultura egizia”.
Gli studi di tipo morfologico, finalizzato a osservarne le caratteristiche antropologiche,
hanno poi suggerito informazioni relative al sesso e all’età: la testa mummificata è
appartenuta infatti a una donna tra i 20 e i 50 anni.
“L’indagine radiologica condotta in situ – continua l’antropologo – ha inoltre permesso di
notare la presenza di abbondante resina intracranica, mentre lo studio chimico ha
consentito di identificare, almeno in parte, alcuni degli ingredienti usati per
l’imbalsamazione del defunto”.
Eccoli: estratti di cedro dell’atlante, una conifera della famiglia delle Pinacee, mescolati
ad altre sostanze possibilmente di origine vegetale e in parte anche animale, usate in
abbondanza nel periodo storico in questione. Le tracce di zolfo rinvenute potrebbero
inoltre indicare la presenza di bitume, che sarebbe responsabile del colore particolarmente
scuro del composto.
Il teschio imbalsamato che dall’antico Egitto approdò a Palermo, sfidando il tempo e la
memoria, diventa dunque patrimonio visibile e condiviso: e forse non è un caso che abiti
proprio nel museo che di un grande innovatore come Salinas porta il nome.
Dario Piombino-Mascali. Dopo aver collaborato con l’Istituto per lo studio delle mummie di Bolzano,
fondato per monitorare il celebre Uomo del Similaun, l’antropologo Dario Piombino-Mascali è diventato
ricercatore di biologia delle popolazioni all’Università baltica di Vilnius, e ha insegnato e condotto
indagini negli atenei di Messina, Catania, Cranfield, Oxford e Tartu. Ispettore onorario dei beni culturali
della Sicilia, ha studiato resti umani curati in numerosi musei del mondo, dal Vaticano all’Ungheria,
passando attraverso le Filippine e l’Ucraina. È anche perito scientifico per la ricognizione delle reliquie
cattoliche e cura le celebri Catacombe dei Cappuccini di Palermo.
Foto: la Pietra di Palermo, il più antico annale regale dell’Egitto faraonico, parte del percorso
espositivo
Ufficio stampa Progetto Mummie Siciliane
Alessia Franco
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