
(AGENPARL) – mar 05 settembre 2023 *Si è conclusa la settimana di spettacoli in lingua originale e in inglese*
*Comune, Centro di ricerca Skenè dell’Università di Verona e Teatro Stabile
del Veneto – Teatro Nazionale: una collaborazione di qualità che centra
l’obiettivo*
Grande successo per la terza edizione del *Verona Shakespeare Fringe
Festival*, che è andata in scena dal 24 al 31 agosto al Teatro Camploy di
Verona. Il programma internazionale realizzato quest’anno dal *Comune di
Verona* con il *Centro di Ricerca **Skenè* dell’Ateneo scaligero e il *Teatro
Stabile del Veneto – Teatro Nazionale* ha richiamato 1.400 spettatori per 8
appuntamenti, registrando una crescita esponenziale che ha visto aumentare
di oltre il 50% le presenze rispetto allo scorso anno, quando il dato
superava di poco gli 850 spettatori, sempre per 8 serate.
“Questo successo che tutti noi speravamo, ma che non era affatto scontato,
dimostra due cose – precisa l’assessora alla Cultura del Comune di
Verona *Marta
Ugolini* –, la vocazione internazionale della nostra città, e dunque la
necessità di investire in proposte di valore capaci di convocare il
pubblico straniero, e la forza della squadra. Mettere insieme competenze
culturali di altissimo livello come quelle del Centro Skenè e capacità
organizzative e gestionali di eccellenza, come quelle del Teatro Stabile
del Veneto Teatro Nazionale, ha fatto la differenza e garantito un
risultato così importante”.
“Al dato quantitativo in così forte crescita – le fa eco il direttore
artistico dell’Estate Teatrale Veronese *Carlo Mangolini* – si aggiunge
anche l’alta qualità della proposta artistica, che ha segnato uno scarto
importante rispetto allo scorso anno. Il merito è del lavoro condiviso con il
Centro Skenè, nelle persone delle fondatrici Silvia Bigliazzi e Sidia
Fiorato, oltre che John Blondell, consulente e anch’egli fondatore del
Festival nel 2021. Una sintonia che ha permesso di portare in città artisti
di grande spessore. Tra tutti l’attrice e regista Lisa Wolpe, il regista
Levan Tsuladze e la coreografa Risima Risimkin”.
Concorda *Silvia Bigliazzi*, sottolineando che “la selezione fatta ha
voluto offrire spettacoli di generi diversi, dalla tragedia al dramma
storico, al teatrodanza, alla musica, alla poesia e a nuove scritture che
rileggono Shakespeare alla luce del mondo contemporaneo e di esperienze
personali. Ricordando che il Fringe è nato nel quadro della Summer School
Shakespeare and the Mediterranean, e ne è tuttora parte integrante, questa
collaborazione del Centro Skenè dell’Università di Verona con il Comune
conferma il potenziale di risorse che può fare di Verona un polo di
attrazione internazionale di altissimo livello. Con Carlo Mangolini
lavoriamo in grande sinergia per questo scopo”.
“Ancora una volta fare rete funziona e a dimostrarlo è prima di tutto
l’affluenza del pubblico al Teatro Camploy nei giorni scorsi –
dichiara *Giampiero
Beltotto*, presidente del Teatro Stabile del Veneto –*. *La nostra
partecipazione al Verona Shakespeare Fringe Festival rappresenta un
tassello importante nel processo di internazionalizzazione che stiamo
attivando su vari fronti per fare del Veneto un palcoscenico
dell’eccellenza del teatro europeo. Ringrazio l’assessore Ugolini, il
direttore artistico Mangolini e il Centro di Ricerca Skenè per la fiducia
riposta in questa collaborazione”.
Il cartellone ha intercettato un pubblico di ogni età, con una prevalenza
di giovani e studenti, catturati da un caleidoscopio di immagini, una
babele di lingue, una varietà di linguaggi capaci di dare vita ad un
programma compatto e stratificato, nei contenuti come nelle forme sceniche.
Autentica rivelazione del festival la talentuosa coreografa macedone *Risima
Risimkin* che, con la sua originalissima versione del personaggio di *Lady
Macbeth, *ha registrato il numero di presenze record, con oltre 200
spettatori e un tasso di riempimento della sala del Teatro Camploy pari
all’80%. Merito di uno spettacolo di teatro danza di grande intensità e
gusto estetico, capace di dare voce al complesso personaggio di Lady
Macbeth e ai suoi demoni interiori, in un moltiplicarsi di identità sue e
dell’ambizioso consorte, tra streghe seduttive, anime fantasmatiche e ombre
che emergono dalle tenebre. In un gioco di luci costruito con grande
maestria, gli 8 interpreti hanno eseguito alla perfezione una coreografia
sospesa tra spezzature del corpo e ipnotici quadri d’insieme, tensione
virile e forme sinuose. Un vero e proprio evento internazionale, sancito
dalla presenza della televisione nazionale macedone, che ha documentato
passo passo il debutto veronese della Skopje Dance Theatre.
Altra serata da incorniciare è stata l’inaugurazione del festival, ovvero
la prima nazionale di *Othello *proposto dal regista georgiano *Levan
Tsuladze*, co-prodotta dal Theatre Studio 42 di Tiblisi e dal Teatro
Stabile del Veneto – Teatro Nazionale. Una versione molto personale del
classico shakespeariano che azzera la questione razziale proponendo un
Otello bianco. Un reduce di guerra affetto da stress post traumatico,
precipitato nel dramma della gelosia come conseguenza della realtà alterata
che vive dopo gli orrori visti sui campi di battaglia. Un raffinato gioco
tra dentro e fuori, tra la recitazione limpida e appassionata degli attori
e la potenza evocativa delle immagini videoproiettate. Un mare che diventa
sfondo onirico ma anche specchio del tumulto interiore che anima il
protagonista. Fino alla scena topica dell’uccisione di Desdemona,
trasformata in un agghiacciante abbraccio d’amore che si trasforma
lentamente in morsa mortale.
Chiude la terna degli spettacoli più applauditi e partecipati la
straordinaria performance offerta dall’americana *Lisa Wolpe *in*
Shakespeare and the Alchemy of Gender*. Un’attrice notevole, capace di
entrare e uscire dai personaggi shakespeariani con una naturalezza fuori