
(AGENPARL) – gio 11 maggio 2023 [Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano]
Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
Comunicato del 11/05/2023, ore 11:45
Consiglio
Garante per l’infanzia e Centro antidiscriminazioni: presentate le Relazioni 2022 – VIDEO e FOTO seguono
La Garante per l’infanzia e l’adolescenza Daniela Höller e la responsabile del Centro di tutela contro le discriminazioni Priska Garbin hanno presentato al plenum le proprie relazioni sull’attività 2022. I contenuti e le domande di consiglieri e consigliere.
(Le relazioni sono allegate)
La sala sedute del Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano ha ospitato oggi la presentazione della relazione sull’attività 2022 della Garante per l’infanzia e l’adolescenza e della responsabile del Centro di tutela contro le discriminazioni. Tale report è previsto dalla l.p. 9 ottobre 2020, n. 11, Disciplina degli organismi di garanzia insediati presso il Consiglio provinciale.
Daniela Höller, Garante per l’infanzia e l’adolescenza, stato istituito in Alto Adige nel 2009 per la tutela dei diritti e degli interessi dei minori che vivono in Alto Adige, ha avviato la sua presentazione riportando tre esempi di giovani che vivevano difficoltà, in famiglia e nelle relazioni. Ha quindi spiegato che nel 2022 il proprio ufficio ha elaborato 1.660 fascicoli, riguardanti il settore scolastico (20,14%) – in quest’ambito rientrano, ad esempio, le domande sui criteri di valutazione, sulle sospensioni, sulle possibilità di ricorso in caso di mancata promozione, sul cambio di scuola, su divieti e regole di comportamento, la tutela dei diritti dei e delle minori in collaborazione con altre istituzioni (18,71%), situazioni con molteplici problematiche (17,57%), quali situazioni particolarmente complesse e che riguardano numerosi ambiti contemporaneamente, come ad esempio una separazione dei genitori molto controversa che causa difficoltà scolastiche o problemi di salute ai minori, domande relative alla tutela giovanile (11,29%), riguardanti tra l’altro la responsabilità genitoriale e la tutela; la protezione delle e dei minorenni nei media; gli orari di uscita nel tempo libero.
Tanto spazio è stato dedicato a consulenza – anonima e confidenziale – e mediazione, riguardanti anche casi di bullismo, discriminazione, inclusione di bambini e bambine con bisogni speciali e conflitti famigliari. Se rimangono principalmente le madri coloro che si rivolgono all’ufficio (21,29%), seguite da altre persone private (18,00%), vero è che sono aumentate le richieste proprio da parte dei e delle giovani, pari al 7,57% – circa il triplo rispetto all’anno precedente. Höller ha poi fatto riferimento al proprio lavoro di prevenzione, articolatosi in di 51 presentazioni e laboratori in varie istituzioni scolastiche, esso ha permesso di raggiungere 2.036 minorenni, di cui un quarto della scuola dell’infanzia e primaria, grazie al progetto della GAIA-box e delle ambasciatrici e degli ambasciatori GAIA, realizzato in collaborazione con UniBZ. Un nuovo progetto pilota è stato quello della persona di riferimento esterna per bambine, bambini e adolescenti in collocamento extrafamiliare. Altre attività hanno riguardato la rappresentanza degli interessi, esercitata tramite pareri e prese di posizione, e il lavoro di rete con altre istituzioni, riferendo del quale Höller ha ringraziato gli altri attori attivi nella tutela dei minori. Höller ha fatto riferimento anche alla sua presenza sui media, moltiplicatori importanti quando si tratta di rendere consapevole la popolazione altoatesina sia dei diritti che delle esigenze di bambine e bambini in situazioni di crisi, nonché alla rappresentanza degli interessi dei minori, svolta in caso di necessità anche con segnalazioni alla Procura, nonché con prese disposizione e pareri, e alla formazione di tutori e tutori per minori stranieri non accompagnati. Sono 100.207 i bambini e giovani che vivono in Alto Adige, ha concluso Höller, aggiungendo che una parte di essi vive condizioni di frustrazione e disturbo psicologico conseguenti alla pandemia, con disturbi dell’alimentazione, depressione: l’Ufficio della Garante si impegna concretamente per tutelare il benessere psichico dei giovani, importante per la società tutta. (La relazione è allegata – per i dettagli, si veda il comunicato specifico della Garante per l’infanzia e l’adolescenza, che segue).
Nel successivo dibattito, consiglieri e consigliere hanno ringraziato Höller per la sua attività. Brigitte Foppa (Gruppo verde) ha evidenziato il rischio povertà cui sono esposti i giovani e chiesto il parere di Höller sul suo lavoro in quest’ambito, Gerhard Lanz (SVP) ha confermato la buona scelta fatta selezionando Höller come Garante e sottolineato che al fianco dei diritti bisogna trasmettere ai giovani anche consapevolezza dei doveri ed evidenziato il tema della responsabilità dei giovani che commettono reati, Franz Ploner (Team K) ha apprezzato la diversificata ricerca di contatto con i giovani e la collaborazione di Höller al gruppo di lavoro sugli abusi sessuali, di cui si sta elaborando la situazione finale, e chiesto come è possibile migliorare il benessere dei giovani dopo la pandemia, ha chiesto inoltre informazioni sulla responsabilità penale di bambini e giovani. Anche Peter Faistnauer (Perspektiven Für Südtirol) ha evidenziato il tema dei doveri accompagnati ai diritti, e chiesto se la garante interviene in merito nelle scuole, ha sottolineato l’aumento dei casi di bambini e giovani inviati alla psichiatria e l’opportunità di coinvolgerli maggiormente dell’associazionismo per aiutarli. Diego Nicolini (Movimento 5 Stelle) ha sottolineato l’allarme sociale dovuto a manifestazioni di violenza da parte di baby gang, nonché la proposta di scaricare la relativa responsabilità sulla famiglia, e chiesto la posizione di Höller in merito, Paula Bacher (SVP) ha chiarito che tutti sono consapevoli dell’importanza dell’Ufficio della Garante, e ha auspicato proposte positive, ribadendo la necessità di dare ai giovani una bussola anche relativa ai propri obblighi, Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) ha rilevato il problema dei disturbi psichici post pandemia, dovuti anche alle misure adottate nel lockdown e alla colpevolizzazione dei giovani in quel periodo, e segnalato due casi di bambini allontanati dalle famiglie e assegnati a centri del Sud Italia, dove non possono parlare la madrelingua: una violazione di diritti umani. Sandro Repetto (Partito Democratico – Liste civiche) ha chiesto informazioni sull’aumento di minori non accompagnati e la mancanza di personale nell’ambito dell’assistenza sociale delle realtà comprensoriali, nonché sul ruolo dei centri giovanili e il collegamento con la Garante. Marco Galateo (Fratelli d’Italia) ha segnalato che nella relazione si faceva riferimento spesso alle discriminazioni per omo-bi-transfobia o razzismo, meno a quelle per aspetto fisico, ceto sociale: la discriminazione di genere pesava di più? Ha citato rifiuto prescrittivo per una persona transgender ed evidenziato che l’atteggiamento della società aveva causato un aumento della richiesta di cambio di genere: come poteva il legislatore tutelare da questo indottrinamento? per dare orientamento ai bambini bisogna lavorare sia sui diritti che sui doveri, ha detto Magdalena Amhof (SVP), che ha chiesto poi informazioni sul cyberbullismo e le poche segnalazioni in merito. Ulli Mair (Die Freiheitlichen) ha chiesto l’opinione di Höller sulla proposta di abbassamento dell’età per la responsabilità penale e la possibilità di una sua posizione ufficiale in caso di violenza e vandalismo tra giovani, nonché se le vittime la contattano; ha evidenziato anche la difficoltà di avere dati al riguardo. L’ass. Philipp Achammer ha ringraziato Höller da parte della Giunta e segnalato le esigenze di bambini e giovani con disabilità, evidenziando l’esigenza di fare di più per l’integrazione nel mondo del lavoro e il problema del periodo che segue quello scolastico.
Daniela Höller, ricordando anche l’attività del suo team, ha risposto che la povertà giovanile è in relazione anche a questioni familiari, e che è necessario fare di più per aiutare i giovani in questa situazione. Ai diritti si accompagnano certamente doveri, e questo viene sottolineato anche negli interventi nelle scuole; la punibilità dei giovani nella maggior parte dei Paesi UE dai 14 anni, quando si ha una certa consapevolezza: la discussione è vivace sull’opportunità di abbassare quest’età, e i giovani non sono d’accordo, ma è vero che i bambini crescono sempre più in fretta. Importante è considerare qual è l’elemento scatenante di certe azioni dei giovani e la loro riabilitazione, nonché promuovere attività come quelle degli streetworker. In un nuovo flyer si parlerà di responsabilità giuridiche, bullismo e violenza. In quanto all’associazionismo, l’energia dei giovani può senz’altro confluire in attività musicali, sportive ecc, che vanno sostenute. Höller ha quindi respinto la definizione “violenza giovanile”, rilevando che il problema sono i singoli giovani: si era incontrata al proposito con il presidente del Tribunale die Minori e sottolineando l’importanza del lavoro di prevenzione e della presenza di forze dell’ordine. Lei era in costante contatto con i rappresentanti dei centri giovanili, ed era d’accordo con loro sulla necessità di promuovere nei media anche azioni positive dei giovani, come gli aiuti che davano agli anziani in campo informativo. La primaria della psichiatria infantile le aveva riferito di problemi nel post-ricovero: era necessario dare maggiore assistenza. In quanto all’invio di giovani sudtirolesi fuori provincia, l’invio era stato necessario per allontanare i giovani da situazioni problematiche, ma ovviamente il minorenne doveva potersi esprimere nella propria lingua, erano state contattate strutture in Germania e Austria. Importanti erano i corsi per tutori di minori non accompagnati, attualmente frequentati da 25 persone, che si sarebbero aggiunte alle 55 già attive. Molto importanti erano i centri giovanili: in nessun’altra regione d’Italia il lavoro giovanile era capillare come in Alto Adige. L’intervento del cons. Galateo, ha aggiunto Höller, non riguardava la sua attività. Per casi di bullismo, la Garante veniva contattata quando non si trovavano soluzioni nella scuola: importante era la comunicazione scuola-genitori. Per il cybermobbing si era in stretto contatto con la Polizia postale. La violenza dei e tra i giovani aumentava, bisognava indagarne i motivi investendo energia su questo: importante era anche come venivano riportati i casi di violenza. Höller ha concluso riferendo i molti incontri e colloqui relativi ai giovani con disabilità e il passaggio dalla scuola al lavoro.
La presidente Rita Mattei ha ringraziato Höller per il suo intervento, anche su un tema particolarmente delicato in questo periodo, e i suoi collaboratori.
Ha quindi accolto in aula Priska Garbin, responsabile del Centro di tutela contro le discriminazioni, che ha presentato la prima relazione sull’attività del proprio ufficio, che aveva iniziato l’attività nel febbraio 2022 occupandosi di discriminazione base etnica, a sfondo razzista, a causa della sua disabilità, per via di credenze omobitransfobiche o anche basate sull’età, sulla religione professata, sullo status sociale o motivi simili Facendo riferimento al divieto di discriminazione contenuto nell’articolo 3 della Costituzione italiana, secondo cui “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, Garbin ha evidenziato che la normativa nazionale in merito prevede varie leggi, con portata pratica differenziata: la mancanza di una normativa che includa tutte le categorie, come invece in vigore in Germania e Austria, rende più difficile intervenire efficacemente. Segnalando il supporto della Consulta formata dai/dalle rappresentanti delle diverse categorie soggette a discriminazione, che affianca il proprio ufficio, Garbin ha quindi riferito di essersi occupata, intervenendo al fine di far riconoscere e rimuovere la discriminazione, per casi di discriminazione razziale (i più numerosi), per esempio nella ricerca di lavoro o alloggio – resa ancora più complicata per persona con nomi o aspetti straniero, anche con annunci con limitazioni illegali, limitati a “persone del posto”, che si era intervenuti per rimuovere – nell’uso di mezzi pubblici – riguardanti, questi, sia passeggeri che autisti di origine straniera – o anche nei locali; religiosa, riguardante in particolare le donne musulmane discriminate perché portano lo hijab; per appartenenza etnica (etnie perseguitate); per età – una forma di discriminazione spesso legata alla digitalizzazione diffusa; per disabilità – collegata, quest’ultima, alla presenza di barriere sui mezzi pubblici, o all’incapacità del personale di attivare strumenti come le pedane elettriche, alla carenza di personale nei servizi sociali e nella scuola, a difficoltà sul lavoro, alla cura in famiglia e all’adeguatezza della relativa rete sociale; per omo- bi- transfobia – con segnalazioni relative in particolare a pregiudizi e mancanza di sensibilità o al mancato riconoscimento delle famiglie arcobaleno, al rifiuto di un medico di base di prescrivere gli esami necessari al cambio di sesso, al quale era contrario: “Io non posso capire perché una persone intende cambiare sesso, ma anche se non capisco voglio essere sicura che non si senta molestata”. Ancora, il Centro è intervenuto per un confronto tra decisori politici e associazioni in merito all’obbligo della frequenza di corsi di lingua e cultura locale per accedere a sostegni economici provinciali, ottenendo la riduzione da 80 a 40 ore delle lezioni annuali e la possibilità di richiesta di esonero nel caso di malattia grave. Garbin ha fatto riferimento anche al lavoro di rete e di sensibilizzazione, alla collaborazione con istituzioni locali, nazionali ed europee, al caso specifico della considerazione come reddito, nell’ambito del calcolo del canone di locazione per le abitazioni IPES, dell’indennità di comunicazione per non udenti, nonché alla richiesta di intervento di persone non vaccinate, alle quali era stato difficile far capre che la decisione di vaccinarsi o meno è una decisione puntuale in merito a una singola tematica, mentre la tutela giuridica interviene laddove una discriminazione produce una penalizzazione in base a determinate caratteristiche dell’identità della persona ed è espressione di una disparità sociale.. Circa 60 persone si sono rivolte al Centro Antidiscriminazioni, per lo più per casi di razzismo e disabilità, ha detto Garbin, riferendo che nella sua attività è da sola, e ci sarebbe bisogno di un sostegno di personale: per sopperire, aveva ricevuto il sostegno dello staff della Difesa civica e del personale tecnico del Consiglio. Ha concluso sottolineando che era Importante affrontare i casi di discriminazione, che comportavano conseguenze non solo per la persona stessa, ma anche in termini di coesione sociale.
Nei successivi interventi, Diego Nicolini (Movimento 5 Stelle) ha evidenziato la sensibilità necessaria per affrontare le discriminazioni, e connesso alla discriminazione etnica il problema del disagio italiano, che andava tenuto in considerazione. Garbin ha riferito che nessun cittadino di lingua italiana le si era rivolto per questo, forse avevano contattato la Difesa civica per problemi con l’amministrazione pubblica. Marco Galateo (Fratelli d’Italia) ha ribadito la riflessione sulla presenza di tante pagine legate all’omo- bi- transfobia rilevando l’esistenza nei media un certo tentativo di indottrinamento, mentre le discriminazioni delle scuole si devono di più ad aspetto fisico o condizione economica. Il citato medico aveva fatto una riflessione su una specifica terapia, che riteneva pericolosa per il paziente, ma con la legge Zan si voleva introdurre un nuovo concetto molto legato alla percezione delle motivazioni di un atto violento da parte della vittima. Ha ribadito il problema di sensibilizzare i giovani sul cambio di sesso già a 12-13 anni, chiedendosi se invece che tutelare le discriminazioni non si inculchi in questo modo, piuttosto, un problema. Garbin ha riferito di non aver ottenuto segnalazioni legate all’obesità, mentre ci sono tante discriminazioni legate alla provenienza sociale. In quanto al medico di famiglia, non si parlava di una terapia ormonale: la donna in questione aveva già fatto tutti gli esami endocrinologici, doveva procedere con esami del sangue, e lo stesso medico le aveva detto che non aveva prescritto perché contrario; la valutazione della necessità delle analisi non andava fatto basandosi sul cambio di genere. I giovani delle scuole erano molto più aperti rispetto alla sua generazione sulle persone omosessuali, di cui spesso non ci si interrogava su problemi e sofferenze. In generale, era pericoloso stigmatizzare un intero gruppo sociale come pericoloso, perché iniziando dalle persone LGBTQ+, si poteva poi passare ad altre categorie. Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) è intervenuto sulle discriminazioni per via dell’età, per esempio sui mezzi pubblici, dove i conducenti si spazientiscono nel caso di passeggeri più lenti: ci sono raccomandazioni alle aziende? In quanto al razzismo, ha ritenuto la situazione unilaterale: in primis, la discriminazione per la madrelingua non rientrava tra le competenze di Garbin e quindi non era considerata, in secondo luogo, a volte non si voleva più affittare per via di brutte esperienze precedenti, e pr questo ci si rivolgeva solo a residenti: non si trattava di razzismo. Alex Ploner (team K) ha fatto riferimento a un caso di cambio di sesso e a una maggiore apertura in merito in Tirolo, a casi di disabilità e barriere architettoniche, ma anche ai divieti di accesso per cani-guida, considerati al pari degli altri; era necessaria una sensibilizzazione anche nei comuni. Peter Faistnauer (Perspektiven Für Südtirol) ha fatto riferimento all’articolo 21 della Carta dei diritti umani ONU e alla citata discriminazione per opinioni politiche, rilevandone l’esistenza anche in vista delle elezioni provinciali e chiedendo se Garbin aveva avuto casi del genere, per esempio relativi a discriminazioni in casi i iscrizione nelle liste dell’opposizione. Franz Locher (SVP) ha chiarito che riteneva giusto che Garbin avesse tutto il tempo necessario, rifacendosi a una dichiarazione della stessa in base alla quale egli aveva sostenuto che si doveva limitare in quanto era necessario affrontare i temi politici; ha espresso rispetto per tutti i Garanti. Brigitte Foppa (Gruppo verde) ricordando di aver promosso il Centro Antidiscriminazioni, ha chiesto informazioni sulla possibilità di creare un team di collaboratori. Magdalena Amhof (SVP) ha ringraziato Garbin per il lavoro svolto in quest’anno e chiesto di approfondire il tema della discriminazione collegata alla carenza di personale nel sociale. In quanto a una maggiore apertura della società tirolese, lei poteva testimoniare casi di persone che avevano scelto il cambio di genere in Alto Adige e che si erano sentite accompagnate: bisognava essere cauti anche nelle affermazioni. Riccardo Dello Sbarba (Gruppo verde), ricordando il suo emendamento sul Centro antidiscriminazioni del 2011, che l’aveva introdotto nella legge sull’integrazione, ha aggiunto che negli anni il concetto di discriminazione si era allargato molto. In quanto a quella di genere, a essa era dedicata una pagina e mezzo, a quella sulla disabilità 4. Il terreno su cui si muoveva Garbin era nuovo e aveva aspetti di sensibilità: qual era stata la sua esperienza affrontando il tema da vicino, e com’era la collaborazione con le altre istituzioni a garanzia dei cittadini? Priska Garbin ha replicato a Locher che non aveva inteso metterlo alla gogna ma si era espressa con ironia, come a volte accadeva che una discriminazione esistesse anche senza l’intenzione di discriminare, e si è scusata. In quanto alla discriminazione per appartenenza etnica, non aveva avuto simili casi. Sulla carenza di alloggi, dal punto di vista culturale c’era un condizionamento, ma bisognava evitare di fare d’ogni erba un fascio. lei stessa doveva fare questa riflessione nel suo lavoro quotidiano. Avviare misure di sensibilizzazione, nonostante il tavolo di lavoro con Caritas, la strada ecc, era difficile perché operava da sola: si prevedeva però una campagna sull’abilismo, per esempio riguardante una madre disabile che voleva essere vista soprattutto come madre; su questo terreno ci si muoveva anche facendo errori, dai quali bisognava imparare. La legge sul Centro Antidiscriminazioni non faceva riferimento alle discriminazioni per opinioni politiche: lei credeva però che i politici dovessero essere un esempio, anche nel modo di rapportarsi con l’altro. In quanto al personale, era davvero un problema non avere nemmeno un collaboratore, anche a fronte del fatto che preso la Difesa civica da gennaio c’erano 5 persone in meno. In ambito sociale, la carenza di personale creava conflitti, per esempio, nei convitti per persone con disabilità, nella disponibilità dei lavoratori, nell’assistenza personale: le famiglie portavano un onere notevole. Garbin ha quindi riferito di mondi paralleli. “quello in cui viviamo noi e quello dove vivono persone particolarmente vulnerabili”, bisogna calarsi nei loro panni ma non è possibile sapere cosa significa veramente avere la pelle scura, una disabilità o un corpo che non si considera proprio. Ha quindi riferito di collaborazione con gli altri Garanti, rilevando la necessità di maggiore dotazione economica, e segnalato poi i propri tentativi di sensibilizzazione verso la SASA, attualmente difficile: la struttura è verticale e pare che nessuno ascolti, manca un atteggiamento proattivo.
Il vicepresidente Josef Noggler ha quindi ringraziato Garbin per il suo intervento e la risposta alle domande in aula, e i componenti della Consulta per il loro lavoro.
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