[lid] – Sostenibilità ambientale, costruzioni edili, nuove infrastrutture, energie rinnovabili, tutela della natura, semplificazione amministrativa e tecnologie all’avanguardia: quale il futuro del nostro paese e dell’intero comparto edilizio? Ne abbiamo parlato con Marco Matteoni, ex presidente della Confartigianato Edilizia di Roma e del Lazio, imprenditore e fondatore della Mmg, tra i principali player nella riqualificazione immobiliare ed energetica.
Marco Matteoni, ormai il binomio sostenibilità ambientale ed edilizia è sempre più pregnante nella società civile. Cosa ne pensa?
“Assolutamente si, anzi lo definirei fondamentale all’interno di un contesto sociale che sta prendendo sempre più consapevolezza dell’importanza della tutela dell’ambiente e del territorio. Vedremo, in questo senso, come si comporterà il governo Meloni nella promozione del rapporto sostenibilità ambientale/edilizia”.
A proposito, scendendo nei temi specifici, come valuta il nuovo codice degli appalti?
“A mio giudizio, il nuovo Codice degli Appalti, varato dal governo, rappresenta senz’altro un importante punto di partenza, un buon passo in avanti. Certamente non mancano perplessità e criticità come quelle legate al meccanismo di revisione prezzi e alla concorrenza, ma nel complesso siamo di fronte a un testo maggiormente innovativo, che ha le carte in regole per favorire l’occupazione e il rilancio delle nostre imprese, che ormai da mesi vivono una congiuntura economica-finanziaria assai negativa. Il nuovo codice degli appalti, ad esempio, ha come priorità la digitalizzazione dei processi, la semplificazione amministrativa, la certezza delle norme e la velocità dei procedimenti: principi e istanze che giungono direttamente dalle rappresentanze di settore e che in molti casi sono stati recepiti dal governo all’interno del provvedimento. Vedremo adesso come si incanalerà la nuova disciplina nella attuazione concreta”.
Altro tema attuale è quello dei fondi del Pnrr e delle energie rinnovabili. Che idea si è fatto, Matteoni?
“Il tema deve essere senz’altro prioritario per una agenda istituzionale che si rispetti, Recentemente c’è stato il via libera al decreto legge con le misure urgenti per l’attuazione del Pnrr, con rilevanti novità anche per le energie rinnovabili. In particolare, il testo stabilirebbe autorizzazioni di fotovoltaico più agevoli e veloci, nonché l’esenzione dalle valutazioni ambientali (Via) fino al 30 giugno 2024 per alcuni progetti, tra cui impianti fotovoltaici, impianti per lo stoccaggio dell’energia elettrica da fonti rinnovabili e altre tipologie. Insomma, sulla carta, questo provvedimento potrebbe rappresentare davvero un importante passo in avanti verso la semplificazione delle procedure autorizzative e, di conseguenza, verso l’implementazione delle rinnovabili e verso l’incremento degli investimenti nel settore. E potrebbe rivelarsi, al contempo, una buona opportunità anche per le imprese al fine di promuovere fonti di energia rinnovabile e sviluppare progetti sostenibili e innovativi. Voglio essere fiducioso e guardare con ottimismo a questo provvedimento”.
Ecco, Matteoni, quale è la sua opinione sul fotovoltaico urbano?
“Sul fotovoltaico urbano, in Italia c’è ancora molto da fare ma alcuni segnali mostrano un andamento piuttosto positivo e una buona apertura culturale alla questione. Esso rappresenta una modalità per creare energia pulita non solamente in connubio con l’ambiente, ma pure in armonia con i contesti urbani nei quali si svolgono le quotidiane attività: dai parchi alle strade, dagli edifici pubblici, alle altre infrastrutture. Inoltre, il fotovoltaico in arredo urbano può essere utilizzato dalle pubbliche amministrazioni sia per ridurre le spese delle bollette elettriche, sia per riqualificare porzioni di città altrimenti nel degrado e nel dimenticatoio sociale. Per tutte queste motivazioni, dunque, ritengo che il governo e gli enti locali debbano espandere le politiche di sviluppo del fotovoltaico, prevedendo ulteriori investimenti e semplificando le procedure amministrative e burocratiche”.
E, poi, c’è la questione infrastrutture per cui passa una fetta importante del rilancio delle imprese del nostro paese.
“La questione è decisamente di vitale importanza perché è anche dalla facilità e dalla velocità del trasporto merci che si misura la potenzialità economica di una nazione. Le faccio una esempio: il polo produttivo della zona Pontina, dove sono migliaia le imprese che hanno investito sul territorio, con centinaia di milioni di euro di fatturato e migliaia di addetti e operatori. Insomma una forza produttiva sotto gli occhi di tutti ma che, come raccontato recentemente dalle cronache mediatiche e dalle categorie, soffre da tempo la mancanza di strade e infrastrutture in grado di estrapolare definitivamente tutte le potenzialità dell’industria locale con tutte gli effetti positivi per indotto, immagine e occupazione, che ne deriverebbero. Per questo motivo, crediamo sia improcrastinabile e necessario ascoltare le istanze delle imprese del territorio pontino – e più in generale di tutta Italia – investendo anche su opere pubbliche e infrastrutture in grado di facilitare e velocizzare il trasporto di merci e di materie prime”.
Infine, vorrei farle una domanda sull’Expo 2030 a Roma.
“Una scommessa che deve essere assolutamente vinta. Siamo di fronte a una opportunità unica, dalla rilevanza incommensurabile per lo sviluppo sostenibile, la rigenerazione urbana e l’immagine dell’Urbe Eterna e, quindi, dell’intero sistema Paese. E, di conseguenza, per la nostra comunità, per i territori e tutto il mondo produttivo. Expo 2030 punta a rappresentare una grande chance per mettere a sistema e integrare i giganteschi investimenti previsti con il Pnrr e da altri finanziamenti nazionali, per un importo complessivo di oltre 8 miliardi di euro destinati a interventi per le infrastrutture e opere per la mobilità nella Città di Roma, nella sua Città Metropolitana e nel Lazio. In questo contesto, fondamentale sarà dunque importante fare sistema: Governo, Campidoglio, Regione Lazio, collettività, settore privato e comunità scientifica ed accademica devono remare insieme per la creazione di un modello virtuoso e sostenibile che convinca chi di dovere a scegliere Roma quale sede ufficiale dell’Expo 2030”.