
(AGENPARL) – ven 21 aprile 2023 Il 13 aprile il Ministro degli Affari Esteri Zbigniew Rau ha illustrato al Sejm i principi e gli obiettivi della politica estera della Polonia nel 2023.
Di seguito alcuni estratti del suo discorso.
Exposé del ministro degli Affari Esteri polacco Zbigniew Rau sui principi e gli obiettivi della politica estera della Polonia nel 2023
(…) Stiamo vivendo un momento di svolta nella storia europea. L’aggressione russa e la guerra difensiva condotta dall’Ucraina rappresentano una lotta per il futuro dell’Europa, per gli standard e i valori che diventeranno fondamentali per la vita politica del continente, per le relazioni transatlantiche e per l’aspetto istituzionale di una nuova architettura politica e di sicurezza europea, nonché per la politica internazionale in generale. L’aggressione russa ci fa riflettere su questioni fondamentali per per tutti coloro che partecipano al sistema internazionale. Per la Polonia – l’unico membro della NATO e dell’Unione Europea che confina con l’Ucraina, la Russia e la Bielorussia – questa riflessione ha un carattere esistenziale.
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La persistenza e la continuità della Repubblica di Polonia costituiscono il nostro impegno comune nei confronti delle generazioni passate e future di polacchi in tutto il mondo.
Questo imperativo dovrebbe guidare anche la nostra politica estera, indicando tre principi fondamentali che derivano dalla nostra esperienza storica, dalla nostra tradizione politica e dal nostro sistema politico.
Il primo principio è quello di garantire la pace e la sicurezza. Ogni nazione ha il diritto inalienabile alla pace. Per raggiungere e mantenere questo obiettivo, siamo pronti a collaborare con qualsiasi soggetto riconosciuto dal diritto internazionale che persegua le proprie politiche nel rispetto dell’uguaglianza dei diritti e dell’autodeterminazione delle nazioni.
Noi polacchi conosciamo perfettamente il valore della pace. Negli ultimi tre decenni, la Polonia ha sfruttato le opportunità storiche offerte dalla pace in Europa. Siamo riusciti a trasformare uno Stato prigioniero, carico di debiti, situato alla periferia dell’impero sovietico, in un Paese con un’economia dinamica e resistente alle crisi esterne, appartenente all’Alleanza Nord Atlantica – la più grande alleanza difensiva della storia dell’umanità – membro di una Unione Europea di nazioni libere e uguali che sono tra gli Stati più sviluppati del mondo.
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Per noi la pace è quindi altamente misurabile. Tuttavia, conosciamo meglio di qualsiasi altra nazione europea i costi della guerra. Siamo perfettamente consapevoli che l’aggressione armata, in particolare se paragonata a quella tedesca del 1939-1945, comporta perdite così ingenti che spesso rimangono irreparabili per decenni. Per questo motivo dobbiamo costruire attivamente un sistema di sicurezza internazionale in cui l’attacco armato diventi sempre più improbabile. Questo sistema non dovrebbe ridursi all’adesione ad alleanze politiche e difensive che garantiscano una deterrenza credibile e una difesa efficace da un potenziale aggressore. Dovrebbe sempre includere una componente finanziaria misurabile, per escludere lo strumento dell’attacco armato dal calcolo razionale dei profitti e delle perdite di ogni potenziale aggressore. In pratica, ciò significa anche l’adesione della Polonia a organizzazioni e coalizioni in grado di imporre sanzioni contro i Paesi che minacciano la pace. E’ una componente indispensabile per mantenere la pace nel mondo.
Il secondo principio che dobbiamo seguire nella nostra politica estera è la democratizzazione delle relazioni internazionali, basata sull’uguaglianza sovrana di tutti gli Stati e le nazioni. Essa costituisce l’antitesi di tutti i tipi di imperialismi, aspirazioni egemoniche, concerti di potenze e delle loro aree di influenza. Questo approccio alla politica internazionale è profondamente radicato nella nostra tradizione politica e nel nostro sistema politico tradizionale, con i suoi riferimenti alla libertà e all’uguaglianza, incapsulati in motti come “liberi con i liberi, uguali con gli uguali” o “niente su di noi senza di noi”.
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Nei nostri sforzi per democratizzare la politica internazionale, abbiamo coinvolto con particolare intensità gli altri Stati della nostra regione. Questo non è casuale. Le nazioni dell’Europa centrale e orientale condividono tradizioni ed esperienze antimperiali uniche. Le mettiamo a disposizione come importante contributo alla formazione del bene comune in Europa e nel mondo.
Per questo ci consideriamo l’epicentro di importanti valori contemporanei che salvaguardano l’Europa dalle tendenze egemoniche, dai vantaggi istituzionalizzati dei grandi Paesi rispetto a quelli medi e piccoli e dal compromesso con i regimi autoritari. Sappiamo meglio di altri che il futuro dell’Europa non può essere costruito su un compromesso tra libertà e schiavitù, ma unicamente sul rifiuto delle sue tradizioni imperiali. Per questo vogliamo un’Europa di nazioni uguali e libere che sia solidale con le vittime della forza armata, come l’Ucraina oggi e la Georgia nel 2008.
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La Polonia non ha mai accettato, e non accetterà mai, la divisione dei Paesi in migliori e peggiori o tra Stati con il diritto di decidere pienamente e liberamente del proprio destino, sicurezza o alleanze e quelli che di questo diritto sono privi. Abbiamo presentato questa posizione nella nostra recente veste di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e durante la nostra presidenza dell’OSCE lo scorso anno.
Il terzo principio della nostra politica estera è il legalismo, inteso come rispetto del diritto internazionale. La costruzione della pace è possibile solo attraverso l’applicazione di principi che offrano condizioni di parità a tutti gli Stati, fornendo loro opportunità di sviluppo e assicurando prosperità ai loro cittadini.
Questi principi sono sanciti soprattutto dalla Carta delle Nazioni Unite, dall’Atto finale di Helsinki della CSCE e dalla Carta di Parigi per una nuova Europa, oltre che dai trattati sui confini, sulle relazioni di buon vicinato e sulla cooperazione amichevole.
Le disposizioni più importanti di queste fonti di diritto internazionale tutelano l’uguaglianza dei sovrani e il rispetto delle leggi basate sulla sovranità; si astengono dall’uso della forza e persino dalla sua minaccia; sostengono l’inviolabilità dei confini e l’integrità territoriale; invitano a risolvere pacificamente i conflitti e a non interferire negli affari interni.
Crediamo che il diritto di difendersi sia un diritto inalienabile di ogni nazione a cui non si può rinunciare e che non può essere limitato. Ciò significa anche la possibilità di aderire a organizzazioni di difesa collettiva, che rendono possibile l’esercizio effettivo di tale diritto. Lo difenderemo non solo per noi, ma anche per tutti i Paesi che aspirano ad entrare nella NATO e nell’Unione Europea. Visto che si parla di diritti universali, nessun Paese può esserne privato. Sono anni che esprimiamo questa opinione e non smetteremo di farlo.
Almeno dal 2007, dal discorso del presidente russo Vladimir Putin alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, la più grande minaccia alla pace in Europa deriva dalla politica russa. Questa politica mirava direttamente a imporre cambiamenti nell’architettura di sicurezza europea, che avrebbero introdotto una fondamentale disuguaglianza nell’accesso alla sicurezza. La Russia ha cercato di ottenere uno status in Europa che le consentisse di limitare la libertà e la sicurezza dei suoi vicini. Sfortunatamente, la Russia è passata gradualmente dalle parole ai fatti ed è diventato chiaro che voleva costringere la comunità internazionale a riconoscere il suo vicinato più prossimo come propria sfera di influenza.
Ricordiamo che il compianto professor Lech Kaczy?ski, presidente della Polonia, fu il primo a scorgere questa inquietante tendenza. E fu anche il primo a dare l’allarme. Nell’agosto 2008, in Piazza della Libertà a Tbilisi, con i carri armati russi che si avvicinavano alla capitale della Georgia, circondato da altri presidenti della regione, ha invitato l’Europa a fermare l’imperialismo russo. Ha avvertito che se la Russia non fosse stata fermata, il suo imperialismo non sarebbe finito in Georgia, ma sarebbe continuato, cercando nell’Ucraina la sua prossima preda, “seguita dagli Stati baltici, e poi forse anche dal mio Paese, la Polonia!”.
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Il Presidente Putin ha rifiutato la pace e ha scelto la guerra, violando le norme fondamentali del diritto internazionale, in primis la Carta delle Nazioni Unite. In queste circostanze, le nostre politiche mirano a creare una situazione in cui sia chiaro a tutti che questa sua scelta porterà la Russia a una sconfitta strategica, mentre l’Ucraina prevarrà, sopravvivrà e allontanerà lo spettro della guerra dai nostri confini.
È con questa prospettiva in mente che sosteniamo l’Ucraina nella sua lotta contro l’invasione russa, perché per noi l’uguaglianza sovrana degli Stati significa nella pratica il diritto del popolo ucraino di scegliere la propria identità, il proprio sistema politico, le proprie affiliazioni politiche e le proprie alleanze militari e anche decidere quanto a lungo combattere e quando sedersi a negoziare con la Russia.
Siamo realisti, quindi non crediamo che sia possibile un compromesso tra libertà e schiavitù. È una lezione che abbiamo imparato nel XX secolo e che ricordiamo.
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Come ogni nazione in una situazione di crisi, la Polonia deve definire da sola i criteri di successo. Per noi, questo include il ripristino della pace in Europa, il rispetto delle norme del diritto internazionale e la creazione di ulteriori sistemiche barriere istituzionali che proteggano la Polonia da un’altra ondata di imperialismo. Nel perseguire questo obiettivo, collaboreremo con tutti i nostri alleati nell’area transatlantica e con molti alleati non europei, in particolare Giappone, Corea del Sud e Australia. E’ una vera coalizione del mondo libero!
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Da oltre settant’anni, l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico è lo strumento più efficace per difendere la pace in Europa, come dimostra la sua costante attrattiva per i potenziali membri e il processo di allargamento in corso, che di recente ha riguardato Finlandia e Svezia.
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È stimolante vedere come l’Ucraina combatte contro la forza superiore del nemico. (…) Nonostante i ripetuti colpi sferrati per spezzare la volontà di combattere – colpi sferrati, che va sottolineato, spesso in violazione di tutte le norme e convenzioni, in modo criminale, il popolo ucraino continua a difendere la propria Patria!
Così facendo, dimostra che un Paese di medie dimensioni confinante con la Russia può efficacemente tenere a bada l’aggressione russa convenzionale, purché disponga di forti capacità di difesa, di un sistema di alleanze e di determinazione politica.
(…) Nella NATO, la Polonia è un alleato affidabile che affronta la propria sicurezza in modo responsabile e comprende il principio della sicurezza indivisibile, riconoscendo la necessità di approfondire le relazioni transatlantiche.
Continueremo ad aumentare la nostra spesa per la difesa fino a raggiungere un livello non inferiore al 3% del PIL – quest’anno supererà il 4% del PIL. Continueremo a sviluppare moderne capacità di difesa, a partecipare alle missioni e alle operazioni della NATO e a sostenere la capacità dell’Alleanza di rispondere alle minacce provenienti da tutte le direzioni geografiche. Incoraggiamo gli altri alleati a sostenere l’ambizioso obiettivo di spesa per la difesa, dove il 2% non sarà più considerato la soglia massima, ma il minimo indispensabile.
(…) Sosterremo lo sviluppo delle necessarie strutture di comando, delle truppe, delle infrastrutture, dei piani e delle esercitazioni. Prima del vertice di Vilnius a luglio, vorremmo che fosse approvato un nuovo modello di forze dell’Alleanza, che garantisca che la NATO sia in grado di difendere il proprio territorio fin dal primo giorno di una qualsiasi aggressione. In seguito alle decisioni della NATO in risposta all’aggressione russa contro l’Ucraina, la credibilità di questo concetto è ulteriormente aumentata. È stato possibile anche perché l’ombrello protettivo della NATO accresce la disponibilità degli alleati a sostenere l’Ucraina, riducendo al contempo il rischio di un’escalation del conflitto in territorio alleato da parte della Russia.
Nelle decisioni di dispiegamento, né l’Alleanza né i singoli Stati possono sentirsi vincolati dall’Atto di fondazione NATO-Russia del 1997. Dopo tutto, è stata la Russia a violare gli impegni più importanti contenuti in questo documento. (…) È stato imprudente quando nel 1997, prima dell’allargamento dell’Alleanza a Polonia, Cechia e Ungheria, alla Russia è stato concesso un margine di manovra nel rivolgersi alla NATO con la richiesta di ridurre il numero e le capacità delle forze dell’Alleanza che possono essere dislocate sul territorio dei nuovi Stati membri.
(…) Per questo motivo sosterremo le proposte di ritiro della dichiarazione Russia-NATO del 1997. Se la Russia deciderà di rispettare nuovamente il diritto internazionale, avremo comunque bisogno di un nuovo accordo.
Allo stesso modo, continueremo a sostenere la politica della porta aperta dell’Alleanza, che dimostra il suo impegno verso il principio secondo cui qualsiasi Stato del vicinato della NATO che soddisfi le condizioni necessarie può diventarne membro.
Per questo – vorrei sottolinearlo ancora una volta – non accettiamo l’idea di dividere l’Europa in sfere di influenza. Sosterremo l’Ucraina nei suoi sforzi per entrare nell’Alleanza e accogliamo con favore il fatto che la Finlandia vi abbia aderito e che la Svezia stia per diventarne membro.
Siamo favorevoli a rafforzare ulteriormente la cooperazione della NATO con l’Unione Europea e continueremo a farlo. Da un lato, l’aggressione della Russia contro l’Ucraina ha riaffermato il ruolo fondamentale della presenza militare statunitense per la sicurezza e la stabilità del nostro continente. Dall’altro, però, ha evidenziato il difetto fondamentale del concetto di autonomia strategica, interpretato come un contrappeso alla dimensione transatlantica della nostra geopolitica.
La NATO rimane assolutamente necessaria per la difesa collettiva. L’Unione Europea sostiene questi sforzi nei loro aspetti politici, economici e sanzionatori e, insieme alla NATO, negli aspetti politici e militari, come il lancio – su richiesta della Polonia – della Missione di assistenza militare dell’UE a sostegno dell’Ucraina e l’utilizzo del Fondo europeo per la Pace per rifinanziare la fornitura di equipaggiamento militare alle forze armate ucraine.
(…) Ricordiamo che l’Unione europea non è un’organizzazione sui generis. È stata istituita e funziona per nazioni libere ed eguali unite nella diversità, e trae la propria forza dalla loro volontà politica, come stabilito nei Trattati e nei limiti dei poteri che le sono stati conferiti. È quindi uno strumento attraverso il quale i suoi membri perseguono congiuntamente i propri obiettivi. La loro realizzazione è un bene comune per ciascuno dei suoi membri e per tutti insieme.
(…) L’Europa è composta per lo più da Stati di piccole e medie dimensioni, i cui obiettivi politici sono importanti tanto quanto quelli dei Paesi con il maggior potenziale demografico, economico e politico. Per questo motivo, le politiche europee della Polonia cercano e continueranno a cercare un modus operandi basato sul consenso di tutti i membri dell’UE e non sulle indicazioni provenienti dai vari assetti degli attori europei: pentagoni, quadrati, triangoli, né tantomeno sui dettami dei suoi membri più potenti.
Allo stesso modo, la Polonia cerca e cercherà di garantire che le istituzioni dell’UE, nel loro indesiderato attivismo, non minino la diversità degli Stati membri e, soprattutto, la loro identità costituzionale.
(…) Questa strategia politica può sortire l’effetto desiderato solo se la libertà e l’uguaglianza degli Stati membri vengono preservate. Indubbiamente, il più grande deficit di libertà è rivelato dalla procedura sempre più comune di prendere decisioni a maggioranza, che si traduce in una crescente disuguaglianza tra i membri.
(…) La politica della Polonia nell’Unione europea mira a preservare la libertà degli Stati membri difendendo con determinazione il principio dell’unanimità laddove la situazione giuridica attuale lo garantisce e a estendere effettivamente la formula del consenso laddove la situazione giuridica consente l’applicazione della regola della maggioranza qualificata.
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La Polonia costruisce e rafforza le forme di cooperazione regionale sviluppando legami e amplificando l’appello della nostra regione nel mondo, in primo luogo all’interno dell’Unione Europea e della NATO.
Questo include innanzitutto l’Iniziativa dei Tre Mari, il cui compito è quello di armonizzare lo sviluppo economico della nostra regione in tutta l’UE. Ci impegneremo affinché l’Iniziativa dei Tre Mari diventi un volano istituzionale che guiderà la ricostruzione post-bellica dell’Ucraina – un processo che deve avvenire in parallelo con l’adesione all’UE, ovvero con l’espansione di collegamenti infrastrutturali adeguati.
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L’aggressione russa all’Ucraina ha confermato la nostra convinzione che senza gli Stati Uniti e il loro impegno attivo la libertà delle nazioni europee sarebbe in pericolo.
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Dobbiamo constatare con soddisfazione che, dopo l’aggressione russa contro l’Ucraina, abbiamo potuto contare su una buona cooperazione concertata con Canada, Norvegia, Danimarca, Svezia, Finlandia, Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo. Insieme sottolineiamo l’importanza della NATO per la sicurezza europea, evidenziando la necessità di un coordinamento efficiente tra le iniziative di difesa dell’UE e i piani e le azioni dell’Alleanza. Siamo inoltre uniti nei nostri sforzi per consegnare alla giustizia tutti gli autori di crimini contro la pace, ovvero i responsabili dell’attacco russo all’Ucraina e dei crimini di guerra commessi dalle forze russe durante questa guerra.
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Nelle relazioni con la Spagna e l’Italia, manterremo la tradizione di regolari consultazioni intergovernative.
(…) La cooperazione politica della Polonia con l’Italia e la Spagna può anche garantire che la riflessione sull’ulteriore rafforzamento dell’integrazione all’interno dell’UE, spesso monopolizzata dagli Stati membri più influenti, diventi più pluralistica. Siamo convinti che l’Italia e la Spagna saranno nostri incrollabili alleati in questo senso.
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La tradizione polacca di resistenza alla dittatura delle superpotenze e il nostro attaccamento al principio della libertà sovrana e dell’uguaglianza degli Stati – l’uguale diritto delle nazioni di decidere il proprio modello di sviluppo, le alleanze e l’appartenenza alle istituzioni di integrazione – ci impone di opporci alla determinazione dei confini definitivi dell’Unione Europea e della NATO, promuovendo coerentemente la politica delle porte aperte e sostenendo le aspirazioni di adesione sia dei Paesi dell’Europa orientale che dei Balcani occidentali.
Sosteniamo gli sforzi di integrazione dei Balcani occidentali. Per questo motivo, accogliamo con favore la recente ammissione della Bosnia-Erzegovina come candidato all’Unione Europea e l’avvio dei colloqui di adesione con l’Albania e la Macedonia settentrionale, nonché la decisione di abolire l’obbligo di visto a partire dal 2024 per i cittadini del Kosovo, con cui la Polonia ha stabilito relazioni consolari pochi mesi fa.
Continuiamo a sostenere la sicurezza di questo Paese con la nostra presenza militare e di polizia nell’ambito delle missioni NATO e UE. Ci opponiamo sempre alla politicizzazione del processo di allargamento e sosteniamo il mantenimento del suo carattere tecnico, anche nei colloqui con la Serbia e il Montenegro, incoraggiando al contempo i governi della regione a raddoppiare gli sforzi verso la democratizzazione.
Notiamo l’attività della Russia, che comprende la provocazione di conflitti e la diffusione di disinformazione nei Balcani. È dannosa per i Paesi della regione e mira a tenere la trasformazione positiva il più lontano possibile dai suoi confini. Avvertiamo i nostri partner balcanici della loro vulnerabilità a questo fenomeno e restiamo pronti a condividere con loro la nostra esperienza nel contrastare la disinformazione e nel sostenere l’integrazione europea, ad esempio attraverso strumenti bilaterali e il Processo di Berlino.
Il Partenariato orientale, di cui la Polonia è stata promotrice e spirito guida nell’Unione europea, ha preparato l’Ucraina e la Moldavia allo status di candidato all’UE.