(AGENPARL) – mar 18 aprile 2023 forma come strumento di sviluppo a garanzia della pace, nel solco di un’idea dalle origini
antiche, pienamente maturata solo nel corso dei trent’anni che intercorrono tra l’inizio
nel “Manifesto di Ventotene”, scritto, con il fondamentale contributo di Eugenio Colorni,
Insieme con i loro nomi non possiamo non ricordare quelli delle loro mogli e sorelle, Ursula
Hirschmann, Ada Rossi, Fiorella e Gigliola Spinelli, che intellettualmente e materialmente
Il 9 maggio del 1950, che viene oggi celebrata come “giornata dell’Europa”, il ministro
degli esteri francese Robert Schumann propose la creazione di una Comunità europea
del carbone e dell’acciaio. L’
della sua dichiarazione, ispirata da Jean Monnet,
è celebre: “
mesure des dangers qui la menacent
Questi sforzi creativi avrebbero dovuto mirare
a rendere “non solo impensabile, ma materialmente impossibile” una nuova guerra e
assicurare “la costituzione di basi comuni per lo sviluppo economico, prima tappa della
ambiziosi, a partire dal Trattato di Roma del 25 marzo 1957 che istituiva la Comunità
economica europea. Lungo una storia di solidarietà che dura da oltre settanta anni si è
Il “Manifesto” fu pubblicato nel 1944 in
Problemi della federazione europea
pubblicata dalla Consulta europea del Consiglio regionale del Piemonte, a cura di Sergio Pistone e con un saggio di
Europa e Italia: prosperità nell’unione e nella pace
Forum su “Europa: Pace, Protezione, Prosperità”
Ambasciata di Francia in Italia, Palazzo Farnese
Roma, 18 aprile 2023
costruita un’Europa che certo non poteva “farsi in una sola volta”, ispirata, come leggiamo
nel preambolo del Trattato, dall’obiettivo di “un’unione sempre più stretta fra i popoli
europei”, volta ad “assicurare mediante un’azione comune il progresso economico e
sociale” dei paesi membri. Ricordando le parole del Presidente Giorgio Napolitano, nel
marzo del 2011, in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia,
l’integrazione europea è “la più grande invenzione storica di cui [l’Italia] ha saputo farsi
Se la creazione del mercato comune si accompagna alla più vivace stagione di crescita
economica del continente, è nel mezzo del disordine monetario internazionale che
generazione che serba la memoria della rovina bellica. È una gestazione lunga quella
che porta dal piano Werner del 1970 al Trattato di Maastricht del 1992, indispensabile
per giungere all’introduzione dell’Euro; nelle parole di Mario Draghi, anch’esse del
marzo 2011, “una costruzione intellettuale ardita, un progetto politico coraggioso e
Lo slancio verso una maggiore integrazione, pur nel progressivo allargamento dell’Unione
europea, si è indebolito dopo l’avvio dell’unione monetaria, lasciando l’Europa in mezzo
dell’area dell’euro. La stessa tenuta della costruzione europea ha rischiato di venir meno
Con la risposta alla crisi pandemica sembra essere stato oggi ritrovato il sentiero tracciato
dai padri fondatori. Con l’aggressione della Russia all’Ucraina, il ritorno dello spettro
della guerra conferma poi quanto sia attuale la necessità di un’Unione che, come si legge
nel Manifesto di Ventotene, “spezzi decisamente le autarchie economiche”, e che sempre
coltivi i valori fondamentali del progetto europeo: pace, libertà, uguaglianza, promozione
L’Italia e l’Europa
Oggi l’Unione europea comprende 27 paesi, con circa 450 milioni di abitanti. In termini
di prodotto interno lordo è la seconda area economica del mondo; la prima per quota
del commercio internazionale di beni e servizi. L’Italia è il terzo paese dell’Unione per
popolazione e per prodotto. Tenendo conto anche dei beni intermedi scambiati nelle
catene europee del valore, contribuiamo per l’11 per cento alle esportazioni dell’Unione
L’economia italiana è profondamente integrata in quella europea. Il 51 per cento delle
nostre importazioni proviene dagli altri paesi dell’Unione europea. Il 53 per cento delle
esportazioni è a essi destinato. Il 60 per cento degli investimenti diretti esteri in Italia
Giorgio Napolitano, Intervento alla Seduta comune del Parlamento in occasione dell’apertura delle celebrazioni del
origina dai paesi dell’Unione, che a loro volta ricevono il 56 per cento di quelli italiani.
Concorriamo in maniera decisiva ad arricchire le attrattive dell’Europa come destinazione
turistica e di investimento. Nel 2022 hanno visitato l’Italia 55 milioni di europei, e 20
mezzo punto percentuale del prodotto. Anche per l’ingresso di nuovi Stati membri
nell’Unione europea la posizione del Paese è gradualmente cambiata: negli anni Novanta
i trasferimenti netti in percentuale del PIL sono stati, in media, pressoché nulli, mentre
all’inizio degli anni Duemila l’Italia è divenuta contributore netto al bilancio dell’Unione.
Dal 2014 al 2019 i trasferimenti netti in uscita sono ammontati a poco meno dello 0,2
per cento del PIL all’anno, contro lo 0,3 e lo 0,4 per cento di Francia e Germania. L’avvio
del programma
Next Generation EU
(NGEU) ha di nuovo reso favorevole al nostro paese
il 5 nella prima metà del decennio successivo, si è portata al 2 per cento nel biennio
pochi anni fa. La moneta unica ha reso duraturo l’abbattimento di una tassa occulta che
riduceva il potere d’acquisto delle famiglie e determinava ricorrenti svalutazioni del tasso
alle famiglie e alle imprese sono drasticamente diminuiti nel percorso di avvicinamento
La debolezza della crescita dell’Italia nel ventennio che ha preceduto la pandemia Covid-19
non è dipesa né dall’Unione europea né dall’euro; quasi tutti gli altri Stati membri hanno
fatto meglio di noi. Quelli che vengono talvolta percepiti come costi dell’appartenenza
all’area dell’euro sono, in realtà, il frutto del ritardo con cui la nostra economia ha reagito
al cambiamento tecnologico e all’apertura dei mercati a livello globale. La specializzazione
produttiva in settori maturi ha esposto l’economia alla concorrenza di prezzo di quelle
emergenti. Le esitazioni nel processo di riduzione degli squilibri nei conti pubblici hanno
compresso i margini per le politiche volte alla stabilizzazione macroeconomica e a
innalzare durevolmente la crescita. Sta a noi maturare la consapevolezza dei problemi e
Come ho ricordato, l’introduzione dell’euro è stata un passo fondamentale nella
dell’integrazione, un profondo cambiamento economico e sociale; ma è stata appunto
consapevolezza Tommaso Padoa-Schioppa, che alla realizzazione dell’unione monetaria
pure aveva intensamente contribuito. Nel maggio del 1998, alla vigilia dell’adozione
della moneta unica, scriveva in un articolo sul
Corriere della Sera
: “la capacità di politica
macroeconomica [dell’unione economica e monetaria europea] è, salvo che per la moneta,
(una politica di bilancio propria). […] Per la Banca centrale europea la vera insidia non
sarà la poca indipendenza, ma la troppa solitudine […] operare quasi nel vuoto, senza un
potere politico, una politica di bilancio, una vigilanza bancaria, una funzione di controllo
Di questa incompiutezza, e delle debolezze di alcuni paesi membri, si è nutrita dal 2010 la
crisi dei debiti sovrani. Credo che essa debba essere interpretata innanzitutto come una
Unione europea. La sua gravità, che a un certo punto ha minacciato l’esistenza stessa della
Nel 2008 sempre Padoa-Schioppa osservava: “Nel vedere avverarsi una profezia-monito
c’è più amarezza che soddisfazione. Parlai, all’inizio dell’euro, dei pericoli di ‘una moneta
senza Stato’. Ed è chiaro che ci voleva più Stato europeo, non meno moneta europea:
senza l’euro l’Europa vivrebbe oggi giorni di catastrofe. Una delle ragioni del discredito
delle classi dirigenti nazionali e della crisi della politica è che si continua ad alimentare
Il materializzarsi di eventi sistemici senza precedenti, e dall’esito probabilmente
drammatico, è stato scongiurato solo con una complessa presa d’atto da parte del
Consiglio dell’Unione europea della necessità di accelerare nel percorso dell’Unione
economica e monetaria. Di fondamentale importanza è stata la risposta, inattesa ed
decisione per contrastare dall’estate del 2012 il cosiddetto rischio di “ridenominazione”
Come spesso è accaduto, la crisi ha anche ravvivato il dibattito sulla necessità di
compiere progressi verso una maggiore integrazione europea. Il Piano pubblicato dalla
Commissione europea nel novembre del 2012 e il Rapporto presentato dal Presidente
del Consiglio europeo a giugno dello stesso anno e aggiornato nel successivo dicembre
economica e monetaria, dall’unione bancaria alla creazione di un’autonoma capacità
Ma le riforme così delineate hanno progressivamente perso slancio. L’unione bancaria
– il cui primo pilastro, il Meccanismo di vigilanza unico, è stato reso operativo in tempi
dei capitali è un’iniziativa di assoluto rilievo ma resta in una fase molto preliminare.
Non sono stati compiuti progressi verso un’unione di bilancio. L’eredità della crisi ha
disaccordo; la ricerca esasperata di garanzie reciproche, lo sguardo volto esclusivamente
ai vantaggi di breve periodo hanno ostacolato l’adozione delle misure necessarie. Andare
l’Europa ha risposto in maniera risoluta e nuovamente “creativa” alla minaccia pandemica.
deroghe alla disciplina sugli aiuti di Stato ed è stata attivata la clausola di salvaguardia
generale del Patto di stabilità e crescita, che consente temporanee deviazioni dagli
della Commissione europea, per concedere prestiti ai paesi membri per interventi
temporanei di integrazione salariale o di sostegno al reddito dei lavoratori autonomi
Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency
, SURE). Si è poi, soprattutto,
introdotto il programma NGEU, dotato di fondi per circa 800 miliardi da destinare a
trasferimenti e prestiti agli Stati membri, raccolti sul mercato dalla Commissione e
assegnati privilegiando i paesi più colpiti dalla crisi. Una risposta altrettanto coesa è stata
data alla crisi energetica, tra l’altro introducendo un nuovo “capitolo” del programma
cui sono declinati i rispettivi piani nazionali dipenderà la capacità di trasformare queste
iniziative in primi passi verso un’unione di bilancio e il completamento del disegno
In questo quadro si inserisce anche la proposta di riforma della governance economica
Fabrizio Balassone e Ignazio Visco (2018), “The Economic and Monetary Union: time to break the deadlock”,
essa è volta a incentivare l’impegno consapevole e duraturo delle autorità di governo
per garantire insieme lo sviluppo e la sostenibilità delle nostre condizioni economiche,
La capacità dell’Europa di superare con successo una crisi della natura e delle dimensioni
di quella causata dalla pandemia mostra, più di ogni discorso o teoria, che quando
comune. Allo stesso tempo, superata la crisi e attenuati gli straordinari timori da essa
suscitati, occorre scongiurare il rischio di tornare allo stallo, ai veti incrociati, a quelle
impedito di progredire verso una maggiore integrazione, che le stesse crisi avevano
Occorre partire dalle iniziative avviate con la pandemia e trasformarle in un disegno
organico di completamento dell’unione monetaria. Oltre che perfezionare l’unione
bancaria, bisogna riprendere la discussione sulla possibilità di introdurre una capacità di
dell’euro più resiliente. Ciò permetterebbe di conciliare il pieno esercizio della funzione
di stabilizzazione con l’equilibrio dei conti pubblici in ciascun paese; sarebbe altresì
L’introduzione di un titolo comune di debito pubblico, che in prospettiva possa anche
sostituire una parte dei titoli nazionali in circolazione e svolgere il ruolo di
assegnato ai titoli di Stato nelle altre principali economie, servirebbe anche a imprimere
un’accelerazione del processo verso l’unione del mercato dei capitali, il quale a sua volta
Il requisito essenziale per proseguire in questa direzione è il rinnovato e convinto impegno
da parte di tutti nel progetto europeo e nella volontà di ricercare soluzioni comuni a
non potranno che portare ulteriore frammentazione, movimenti centrifughi, squilibri
La guerra in corso in Europa, il riaprirsi di fratture e contrasti tra le grandi aree geopolitiche
del pianeta espongono il continente ai rischi di un mondo diviso. Il ritorno a logiche di
contrapposizione mette in discussione il percorso di integrazione economica che, pur non
privo di contraddizioni, ha favorito lo sviluppo e promosso le ragioni della coesistenza
Dopo almeno tre decenni di moderate variazioni dei prezzi al consumo nelle economie
vita delle famiglie e delle imprese, le loro scelte di consumo e di risparmio, di lavoro e di
investimento. La BCE sta agendo con fermezza nel contrastare l’attuale fase di aumento
perché non incida gravemente sull’economia reale, non può basarsi solo sull’attuazione
di adeguate politiche monetarie. Sul ritorno alla stabilità dei prezzi nell’area dell’euro
tassa sull’economia dell’area che non può essere aggirata né con richieste di aumenti
prezzi da parte delle imprese, nella produzione come nella distribuzione di beni e servizi,
né con un aumento eccessivo e permanente dei debiti pubblici. Questa tassa va quindi
rapidamente assorbita; la migliore risposta per il recupero e la crescita dei redditi reali
sta in uno sviluppo equilibrato e sostenibile delle nostre economie, guidato da buone
Comportamenti e scelte non appropriate, anche a livello di singoli paesi membri,
nazionali – impegno che un’Europa più integrata a livello economico e dotata di adeguati
dell’invecchiamento della popolazione sulle prospettive di sviluppo. Al contempo sarà
necessaria una maggiore capacità di accogliere e integrare quanti giungono da paesi in
cui la popolazione invece cresce ancora a ritmi sostenuti, impegnandoci nel governare
Di interesse comune, e cruciale per la stessa sopravvivenza del pianeta, è poi la transizione
comune che guidi le scelte dei singoli paesi, delle loro imprese, dei loro cittadini; dall’altro
globali, da cui in ultima istanza dipende la produzione di un bene comune quale la
lato, un aumento di tale capacità è indispensabile per rilanciare la crescita della produttività
del lavoro, troppo debole in tutti i paesi europei. Dall’altro, la tecnologia, che si muove
oggi sospinta dall’onda della rivoluzione digitale, oltre a generare interrogativi di carattere
di produrre nuove fratture e nuove diseguaglianze. I divari di conoscenza, oltre a tradursi in
divari di reddito, possono condurre a un senso di esclusione e rancore tra quanti rischiano
di rimanere ai margini che, se non compreso e contrastato, rischia di minare la coesione
sociale e lo stesso sostegno all’innovazione e al cambiamento. Anche su questo piano è
internazionali, ma anche di salvaguardare quella capacità di inclusione sociale che costituisce
il tratto imprescindibile delle nostre democrazie.
di ordine istituzionale e di natura politica, ma si può realisticamente procedere agendo in
modo pragmatico sulla base degli strumenti già varati durante l’emergenza pandemica.
nell’immediato leve di tipo discrezionale, si possono progettare stabilizzatori automatici
sulla scorta dell’esperienza fatta con il SURE. Per quanto riguarda i progetti di interesse
comune, si può pensare a strumenti simili al programma NGEU, pronti per essere utilizzati
quando se ne ravvisi l’utilità, evitando di dover creare di volta in volta programmi ad hoc,
comuni rese disponibili in questi anni, tra i quali in particolare l’Italia, hanno una doppia
responsabilità: cogliere un’occasione decisiva per avviare a soluzione i propri problemi
strutturali e dimostrare con risultati concreti l’importanza di una Unione più forte e coesa.
Per i paesi ad alto debito, come il nostro, è in ogni caso indispensabile proseguire in
di ritrovare l’ispirazione e il coraggio di coloro che hanno avviato il progetto europeo.
Pensando al ruolo delle nuove generazioni, Carlo Azeglio Ciampi era giustamente
Ricordando che l’Europa è entrata con naturalezza nella vita quotidiana dei
giovani in molti modi osservava: “Chi ha oggi vent’anni si muove liberamente attraverso
l’Europa, per turismo, per studio, per lavoro, si muove con una disinvoltura, una facilità
sconosciuta anche solo alla generazione dei padri: la conoscenza delle lingue, internet,
. Ma se l’Europa dei
popoli può essere vicina, non è scontato che la si raggiunga. Lo “sta in noi” di Ciampi è
eccedono di gran lunga i vantaggi solo presunti che deriverebbero da un suo
indebolimento. Non si tratta di una petizione di principio. La crescita istituzionale
dell’Europa ha accompagnato quella economica di tutti i paesi del continente: ha aperto
un mercato più ampio alle imprese e ai consumatori, reso disponibili maggiori fondi a
sostegno delle aree svantaggiate, facilitato la cooperazione in campi strategici, garantito
un quadro di stabilità monetaria. La lungimiranza dimostrata dai padri fondatori del
progetto europeo deve guidare anche le azioni di oggi. È indispensabile per garantire un
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