(AGENPARL) – gio 13 aprile 2023 Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
[Lavori Consiglio: plurilinguismo nella formazione, dlp su provenienza degli alimenti di origine animale](https://r.news.siag.it/tr/cl/nVCXnmbBNzWVyyYNhXJ9a0mlMKbRTYKmpORaCTQ5KVneXrVbgSNvDmDKdZie7uulkaSdnzdV_HefkKgKV4gJNoeVkCPQ33zfVNmlsnBp1pYIG9znX1RYVvzvG2AOr1nH5AK8xWxQAjixmNLwBeYBI_idNZn0Te65YqscKz1fFo14AIE5iojPbx9_racs2eE1eTQWY9m3GhoX7vbXEg63lKaQgMSu_ZB06yqEqSHTxalUkwBNNQLq6X1WElYL3eTR92YzP4fdRWxkUhaQDJpt001GIcyJpPfGiv0_52rk_KY)
Consiglio -Presentata una mozione del Gruppo verde, avviata e conclusa la discussione generale del disegno di legge SVP/Gruppo verde sull’indicazione della provenienza degli alimenti di origine animale. Domani la trattazione degli ordini del giorno e la discussione articolata. La seduta di oggi è conclusa.
Con la [mozione n. 700/23:](https://r.news.siag.it/tr/cl/ZiucLNYa0ngPBqY0-NMSw9dPptbXVP7-0SchyGgSLETcrWKDPzmTqrf_htQX4qI1HJqQoV85YcVvs0zqlS-d98kRSlVx4rGlpwyynkegVKg1Yp7LH0IrLVbW0UnMT2NAQjwLNZBTbvravJ9ejYE1DHivBLGtk4k2yxCnayZvzmEwJ1jfrwLpMdfZBspsZgF_nN3GWybKjwLFDTVRCDS8cgwOV8rMe2pU-orHxLwB9RvGDrV1CGReX3X-b1aJ65IghwhlZkdxQWTt-2manKeH4VOsNL_2sRKf-iqn7ERA674gLWzJmyZuKQwNhkLEAPeJv–ak8Enetaz-TyrBf0X78fty-A2NakEw5eLdgqw9GjvoGGHbVFpFAVaQOQCZf8dzmh5t3_bzYM) Diritto al plurilinguismo nel sistema d’istruzione e formazione della Provincia, presentata questo pomeriggio in Consiglio provinciale, Brigitte Foppa (Gruppo verde), premettendo che l’articolo 19 dello Statuto di autonomia disciplina il diritto all’istruzione nella madrelingua, diritto che è uno dei pilastri dell’autonomia e trova la sua legittimazione fondamentale nella tutela della minoranza, aggiungeva che, tuttavia, la realtà linguistica di oggi non è più la stessa dei tempi in cui furono poste le basi dell’autonomia, quando non era concepibile né tantomeno auspicato (e forse ancor oggi viene solo tollerato per ragioni strutturali) il fatto che cittadini e cittadine della provincia di lingua italiana e tedesca o ladina condividessero lo stesso spazio culturale e abitativo. Questo è percepito al di fuori della provincia come una ricchezza inestimabile, mentre al suo interno non se ne comprendono i vantaggi. Fanno parte di questa specifica area culturale anche molte famiglie nelle quali non si parla solo una delle tre principali lingue locali, ma due o addirittura tutte e tre: in queste famiglie i bambini e le bambine non crescono con una sola prima lingua, ma con più lingue, ma quando fu scritto l’articolo 19 dello Statuto, non era prevedibile né concepibile che il principio dell’insegnamento nella madrelingua non rendesse giustizia a bambini di famiglie di questo tipo. Lo stesso valeva per le molte famiglie in cui si parla una sola lingua, ma che considerano un valore aggiunto avvicinare quanto prima i propri figli e le proprie figlie alla seconda o alla terza lingua della provincia. Rilevando che lo studio Kolipsi II (dati relativi all’anno scolastico 2014/2015) aveva evidenziato come il livello di conoscenza del tedesco o dell’italiano come seconda lingua fosse diminuito rispetto ai risultati del primo studio Kolipsi (dati relativi all’anno scolastico 2007/2008), aggiungeva che alla ricerca di espedienti per risolvere il problema sempre più famiglie iscrivevano i propri figli e le proprie figlie a scuole dell’altra lingua. Il desiderio di preparare bene i propri figli e le proprie figlie alla realtà di questa provincia, cioè di una terra multilingue, era del tutto comprensibile, ma la maggioranza non lo considerava, respingendo anche solo l’idea di un rilevamento della situazione, che doveva restare nel sommerso. In questo contesto, di fatto la gente si era fatta da sola la scuola plurilingue, con la conseguenza che quelle famiglie che desideravano che i loro figli e le loro figlie continuassero a frequentare le scuole nella loro prima lingua correvano il rischio di ritrovarsi, loro malgrado, a far parte di una scuola multilingue. Un modello aggiuntivo di istruzione plurilingue su base facoltativa avrebbe consentito di riequilibrare e alleggerire la situazione attuale. La consigliera proponeva quindi di incaricare la Giunta provinciale (1) di far sì che il diritto alla libera scelta della scuola, sancito dalla Costituzione, continuasse a essere garantito anche in futuro agli alunni e alle alunne nonché ai loro genitori; (2) di autorizzare, sostenere e promuovere i progetti didattici multilingui ogni qualvolta un numero minimo di genitori (ad esempio 14 per la scuola dell’infanzia, 15 per gli altri livelli scolastici) iscriveva i propri figli e le proprie figlie alla relativa sezione; (3) di fornire un sostegno scientifico a lungo termine ai progetti didattici multilingui; (4) di prevedere la “didattica del multilinguismo” nella formazione del personale docente e pedagogico; (5) di prevedere la “didattica del multilinguismo” nei corsi di aggiornamento per il personale docente e pedagogico; (6) di migliorare la permeabilità dei sistemi scolastici (tedesco e italiano) facilitando il passaggio dalle graduatorie di un sistema a quelle dell’altro mediante la collaborazione tra le rispettive intendenze scolastiche; (7) di sostituire il termine “madrelingua” con quello di “prima lingua” (da usare anche al plurale) nella legislazione provinciale e in tutte deliberazioni della Giunta provinciale attinenti alla didattica delle lingue in provincia di Bolzano. Foppa ha aggiunto che i vantaggi di apprendere più lingue fin da piccoli erano dimostrati, e che c’era la tendenza a prendere in giro i plurilingui, come i ladini, gli abitanti della Bassa Atesina, le famiglie miste, tanto che chi voleva denigrare le famiglie plurilingui parlava di “mistilingui”. Di prime lingue se ne potevano avere più di una, “e la nostra terra lo dimostra”.
Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) ha detto che i Verdi si creavano il mondo che volevano, e che il termine “mistilingue” derivava proprio dai Verdi. In quanto al punto (7), l’obiettivo era evidentemente togliere ai bambini la propria madrelingua: proprio i Verdi che si dichiaravano così liberali! Questo era “fascismo verde”. egli avrebbe lottato perché ciò non avvenisse, perché era la base dell’Autonomia. Non aveva mai sentito Verdi attivarsi perché gli italiani imparassero di più il tedesco; a nessuno era vietato di imparare più di una lingua solo perché aveva una madrelingua. Si è augurato che anche l’assessora difendesse il diritto alla madrelingua, ricordando che alcune famiglie avevano scelto di iscrivere i bambini fuori città perché nelle scuole cittadine di lingua tedesca il tedesco non si parlava più.
Dai banchi dei consiglieri, Waltraud Deeg (SVP) ha detto che molti conoscevano poco della realtà scolastica: l’immagine che Foppa dipingeva della provincia non era vero, così come era sbagliato accusare di essere retrogradi chi voleva la scuola monolingue. anche gli studi scientifici venivano abusati in senso ideologico: Foppa ben sapeva che l’apprendimento della madrelingua era una base fondamentale per quello di una seconda o terza lingua. nella scuola tedesca si leggevano anche testi italiani, e tanti erano i progetti in varie lingue e le possibilità esistenti. Si chiedeva quindi quale fosse il vero obiettivo della mozione: probabilmente tacciare di anacronismo un approccio che non piaceva. Quella della Val d’Aosta era una realtà molto diversa, la storia non doveva essere dimenticata, così come una minoranza non doveva dimenticare di essere tale in uno Stato.
Terminato il tempo riservato all’opposizione, è iniziato quello della maggioranza.
Manfred Vallazza (SVP) ha presentato il [disegno di legge provinciale n. 122/22:](https://r.news.siag.it/tr/cl/T6c6RxE0LylH2OuJ4UPWBKZEcx_WeZuzZgSpx_D7Bt_bLijSF9GVHXBERzTLyHuYSNfjxj3UhLi7SeQEcneoS77j8Azl9KYNxpqfkwLU2r0lIxLd28WJd_wWh_d0uHkWSTXu0DYEZCXaJ1UqS314JMt2Dw9eIDrCwnv8hw9k43sj02MgfKtrUcwtw77pDPurA7v0_TsswGqxkmqpWRbzJ6MXVOBoxLqlBypEfh8SS8N_3rVcV4sT6wuCTJFngiYJUQZvCDSD3KiuyyVSWE6u2_TMoTjNdEgfK8B5Gqm0iZ6ALK7BL_wEGEqYjnUBblnq06cB9KVtQkvPQzNaBXfR04cGsOxTrqjzRdmtqpb_6NJIHxMgVoA6T8xI74TtrarBy4_4oAV9GVc) Indicazione obbligatoria della provenienza di carne, latte e uova nella ristorazione collettiva (presentato dai cons. Vallazza, Locher, Noggler e Foppa), sostenendo che bisognava essere grati alla pioggia di oggi, altrimenti esso non avrebbe avuto alcun senso, e sottolineando il valore dell’agricoltura. serviva assolutamente una legge per introdurre l’indicazione di tale provenienza. Positivo era che il dlp venisse finalmente trattato, a fronte delle tante discussioni in merito. Tante erano state le discussioni, che avevano obbligato ad accettare tante modifiche, anche in relazione alle direttive europee. Oggi era una giornata positiva per i produttori, ma anche per i consumatori altoatesini. norme simili erano state trattate in Francia e Austria, la bozza austriaca inviata alle sedi europee era stata approvata. Vallazza ha quindi ringraziato l’europarlamentare Herbert Dorfmann per aver fornito direttamente le informazioni, aiutando ad adeguare il dlp alla legge austriaca, e letto una comunicazione europea relativa al dlp, il cui obiettivo era garantire trasparenza sull’origine dei prodotti garantendo circuiti brevi. la norma era un plusvalore per l’Alto Adige, ma soprattutto per l’agricoltura, valorizzata dal marketing indiretto In tempi in cui l’industria alimentare di grandi dimensioni era sotto accusa, diventava ancora più importante valorizzare le piccole aziende, ha concluso Vallazza, ringraziando i cofirmatari Locher, Noggler e Foppa, la propria collaboratrice, il presidente della Provincia e i professori che avevano collaborato, aggiungendo poi, rivolto a Tauber, che anche la gastronomia ne avrebbe tratto vantaggio. Turisti e consumatori apprezzavano la possibilità di conoscere l’origine di cosa mangiavano.
Aprendo la discussione generale, Brigitte Foppa (Gruppo verde), cofirmataria del disegno di legge, ha ricordato che il tema era da tempo nell’agenda dei Verdi, che avevano gareggiato con la SVP per un disegno di legge sul tema, per poi unirsi in staffetta. Il dlp da un lato si mirava a rafforzare il settore agricolo, dall’altro a tutelare i consumatori, che volevano conoscere l’origine die prodotti che mangiavano: scegliendo determinati prodotti, si sceglieva anche il relativo chilometraggio, quindi fornendo questa informazione si permetteva ai consumatori anche di contribuire alla tutela del clima. Questo finora non era possibile quando si mangiava in una mensa o in un ristorante, e questo nonostante la maggior parte delle persone pranzasse fuori casa. le persone consumavano il 50% della carne fuori casa, ma per questi prodotti non c’erano informazioni: questo andava cambiato. Ci si muoveva in un ambito nuovo, l’alto Adige svolgeva un’opera pioneristica. Come luogo di transito, l’Alto Adige ben conosceva le ripercussioni negative del trasporto merci, per non parlare delle condizioni degli animali, che avrebbe richiesto un capitolo a parte. La carne prodotta in Alto Adige non era sufficiente, bisognava ammetterlo, per esempio i 10.000 maiali non erano sufficienti per le quantità di speck vendute. nelle aree dove c’erano tanti allevamenti c’era anche un grande problema ambientale, in particolare in relazione ai liquami. La legge non risolveva questo dilemma, ma fornire informazioni sulla provenienza della carne poteva influenzare i consumatori. A molti non interessava, ma per molti altri era importante. Il dlp considerava la carne e non le carote perché la produzione della prima era legata alla produzione locale ma anche per una questione climatica: la produzione della carne aveva un impronta climatica ben diversa da quella dei vegetali. Il dlp non costringeva nessuno a fare nulla, chi non aveva interesse per l’informazione non veniva coinvolto. In quanto all’ipotesi che l’indicazione volontaria, questa era già possibile. Ottenendo più informazioni rispetto alla carne, forse sarebbe aumentata la scelta di parti meno pregiate, però prodotte in loco. Foppa ha quindi parlato delle modifiche al disegno di legge, specificando di non essere contenta del fatto che si parlasse della norma di attuazione UE relativa ai prodotti provenienti da dentro o fuori l’Europa, con l possibilità per i consumatori di chiedere ulteriori dettagli: questa era una grande mancanza della legge, pertanto aveva preparato un emendamento, nella consapevolezza che non sarebbe stato approvato. Importante era comunque che si fosse sviluppato un dibattito: “La prossima volta faremo un ulteriore passo avanti”.
Peter Faistnauer (Perspektiven Für Südtirol), ricordando che purtroppo era stata respinta la proposta di un euro per l’agricoltura di montagna tramite l’imposta di soggiorno, ha posto alcune domande relative agli emendamenti, ipotizzando anche l’indicazione dell’Euregio come luogo di provenienza, domandando perché era stato tolto il riferimento alle verdure con riferimento alla troppa burocrazia, come mai era cambiato il riferimento al formaggio. Ha quindi sottolineato il valore delle filiere corte, e si è detto d’accordo con Foppa sull’assurdità della proposta di indicare solo la provenienza da o extra UE. Già oggi era possibile indicare la provenienza degli alimenti, quella obbligatoria sarebbe stata un plusvalore per produttori e consumatori. In quanto al mancato riferimento alle verdure, ha evidenziato che era necessario anche aumentare le opzioni di produzione alimentare in Alto Adige. Si è detto comunque favorevole al dlp.
Josef Unterholzner (Enzian) ha detto che in baso alla legge in futuro si sarebbe letto sui menù “La nostra azienda utilizza latte, carne e uova di aziende altoatesine e se necessario da altri Stati UE o sconosciuti”: per questo non era sicuramente necessario un disegno di legge. Le leggi erano già molte, e lo stesso Kompatscher aveva detto che “meno è più”. L’unico articolo importante era l’art. 7, che prevedeva misure di sensibilizzazione, tuttavia con finanziamento molto scarso, il che dimostrava L’apprezzamento ai contadini. Con questa norma, i contadini di montagna altoatesini non avrebbero venduto né un litro di latte né un kg di carne in più. Inoltre, cosa avrebbe dovuto fare un’azienda che offriva per esempio una torta fatta con ingredienti da diversi Paesi? Si sapeva anche che la Mila elaborava latte altoatesino e da fuori provincia, come si doveva gestire questo caso? C’era bisogno di promuovere i prodotti locali, ma la legge non raggiungeva l’obiettivo. I Verdi arrivavano anche a proporre leggi per utilizzare nomi ambigeneri, che non serviva a nessuno, quello che serviva era ridurre il numero di leggi; la legge in esame non serviva, se non a creare maggiore burocrazia e introdurre sanzioni, e faceva arrabbiare che la sostenessero proprio i rappresentanti dei contadini. Non si considerava la realtà, né si pensava a come concretamente aiutare i contadini.
Brigitte Foppa (Gruppo verde) è intervenuta per fatto personale contestando i riferimenti a una proposta fascista fatti prima da Knoll e il linguaggio utilizzato da Unterholzner in relazione alle sue proposte (es: Genderscheiß). La pres. Rita Mattei ha invitato a utilizzare un linguaggio più consono.
Franz Locher (SVP), cofirmatario, ha ringraziato Vallazza e Foppa per aver dato il via al disegno di legge, stupendosi che avesse avuto un iter così complicato. per fortuna oggi si era arrivati alla discussione, un passo importante per la provincia. Oggi tanta carne veniva acquistata da fuori, in particolare dal Centro- e Sudamerica, mentre patri di animale non di qualità viaggiavano dall’Alto Adige alla Cina: tantissimi km venivano percorsi per questo, era davvero ciò che si voleva? O piuttosto non si voleva organizzarsi a livello locale? Anche nei centri commerciali servivano negozi dove vendere solo prodotti locali. In passato, ha ricordato, i contadini non erano ben accettati nei mercati (a questo punto Tauber ha detto che ciò era merito del turismo; Locher ha risposto che si aspettava allora un ulteriore passo dal turismo a favore dei contadini). Alle aste di bestiame vedeva che le vendite andavano per lo più fuori provincia, pochi erano i macellai locali che lo volevano: bisognava spingere anche sulle arti non pregiate, e qui il turismo poteva contribuire. Inoltre, anche per evitare i trasporti, limitare le emissioni di CO2 e tutelare l’ambiente bisognava fare passi concreti, rafforzando i circuiti locali. In questo modo si era d’esempio anche ad altre regioni. Non sempre servivano leggi, è vero, ma i politici dovevano invitare a riflettere. Gli agricoltori lavoravano con grande dedizione, e ciononostante erano al limite della sopravvivenza, però erano convinti del valore di quest’attività, e qui entrava in gioco la valorizzazione dei piccoli circuiti, anche perché molti consumatori ora chiedevano la tracciabilità dei prodotti. Quello di oggi era solo il primo atto nella direzione giusta, un passo fondamentale: con pochi articoli si definivano molte cose importanti. Il turismo non si rallegrava in toto, ma alcuni ristoratori erano assolutamente favorevoli. Locher ha ricordato che alla partenza dei progetti leader la cosa importante non erano stati i soldi, ma il fatto che si riunissero tante teste diverse; ha poi fatto riferimento alla rivalorizzazione del Vinschger Brot, sottolineando che si trattava di tradizioni da tenere in vita. Ci volevano circuiti semplici e locali.
Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) ha sottolineato che chi mangiava fuori voleva sapere da dove arrivava il prodotto; gli alimenti economici non erano sempre compatibili con un tipo di allevamento di qualità, pertanto i prodotti dovevano avere anche un certo prezzo. Nessuno voleva avere prodotti di bassa qualità, ma purtroppo la legge permetteva tante scappatoie, bastava pensare allo stesso speck altoatesino; nessuno si chiedeva perché la vita media di una gallina da allevamento era di 2 anni, contro i 10 di una gallina allevata libera in fattoria. Lo lasciava perplesso che il dlp si concentrasse solo sui prodotti animali, e non su quelli vegetali, che pure erano sottoposti a tante lavorazioni in sedi diverse: aveva l’impressione che si volesse far passare il messaggio che chi mangiava carne era cattivo. Si era arrivati al punto che alla mensa dell’ospedale di Bolzano, al lunedì, si poteva mangiare solo vegano, tanto che i collaboratori si portavano il pasto da casa; come se la tutela del clima dipendesse dal parmigiano sulla pasta. Ecco che si voleva imporre alle persone un certo comportamento. Knoll si è chiesto quindi come si pensava di attuare il disegno di legge, se ci voleva davvero un’indicazione obbligatoria, se questo doveva essere disciplinato da una norma e perché solo per i prodotti animali.
Gerhard Lanz (SVP) ha detto di preferire un’indicazione “volontaria” della provenienza, aggiungendo che era diritto dei consumatori sapere cosa consumavano e dove acquistare i prodotti. le aziende dovevano fornire queste informazioni, ma senza che questo fosse un obbligo: non si sarebbe boicottato il dlp, ma era lecito chiedere se si trattava del passo giusto. bisognava anche chiedersi se i prodotti locali erano davvero disponibili nella quantità richiesta dagli alberghi. C’era bisogno anche di prodotti da fuori. non era stato proposto di indicare tutti i prodotti alimentari perché questa era una cosa diversa. Se un’azienda aveva diversi fornitori, qual era l’informazione da fornire? C’erano alcuni timori, in primis sul fatto che il disegno di legge non permetteva di produrre più alimenti né di trattare meglio gli animali, quindi bisognava essere cauti. Il primo obiettivo della legge era dare informazioni ai consumatori, poi c’erano effetti secondari. In quanto alla citata legge austriaca, essa prevedeva un’indicazione volontaria. Il dlp in esame era un primo passo, però fortemente criticato dal settore per gli oneri burocratici aggiuntivi: egli temeva che questo non avrebbe comunque portato a un valore aggiunto, anche perché la produzione locale era limitata. Si è augurato che si arrivasse alla fine a un risultato con cui si poteva lavorare, che garantisse ai consumatori le informazioni promesse.
Andreas Leiter Reber (Die Freiheitlichen) ha segnalato che la legge avrebbe permesso solo in parte di raggiungere l’obiettivo di rafforzare i circuiti locali, aggiungendo che i consumatori volevano informazioni sulla provenienza die prodotti, ma anche prezzi bassi, compensati con trasferimenti comunitari o contributi. Se si invocava la trasparenza, allora si sarebbe dovuto invocare anche la provenienza dei foraggi, che non venivano sicuramente dalla Val Pusteria, o quella dei pulcini, che non venivano certo dalla Val Sarentino. Egli avrebbe voluto una trasparenza generalizzata su tutto, per questo avrebbe presentato anche ordini del giorno sui prodotti nei supermercati, anche perché sempre meno famiglie si potevano permettere di mangiare fuori, sulla necessità di ovviare alla mancanza di trasparenza che deriva dal fatto che le etichette in tedesco erano coperte da grandi etichette in italiano, cosa che tranquillamente si accettava, sulla gestione dei registri nelle malghe. Gli obiettivi del dlp andavano bene, ma esso non doveva essere una foglia di fico, e non doveva servire se agricoltura e gastronomie della provincia avessero fatto ciò che dicevano di fare nelle pubblicità.
Helmut Tauber (SVP) ha detto di essere favorevole all’agricoltura locale altoatesina, alla carne e ai prodotti di qualità locali, riconoscendo l’ottimo lavoro svolto dagli agricoltori altoatesini. nel suo hotel portava avanti la collaborazione tra agricoltura e turismo, e in molte iniziative in Alto Adige – settimane delle mele, settimane culinarie ecc. – i prodotti locali erano al centro. Funzionava molto bene anche la collaborazione tra albergatori e Bauernbund, anche con grandi eventi congiunti in collaborazione con IDM: la rete quindi c’era già, l’HGV aveva promosso anche la Scuola del palato per sensibilizzare le persone ai prodotti locali formando i cuochi e altre persone, compreso l’FC Südtirol. C’era poi la collaborazione con il marchio Roter Hahn, egli stesso aveva promosso i mercati contadini. Un obbligo di indicazione non avrebbe creato un valore aggiunto, bensì solo introdotto oneri burocratici e sanzioni: avrebbe presentato un ordine del giorno per ridurle, bisognava chiedersi quale valore aggiunto si poteva dare, considerato che l’indicazione obbligatoria di provenienza non diceva nulla sulla relativa qualità. Si diceva che si volevano tutelare i consumatori, ma questa era competenza statale. Anche la norma austriaca prevedeva l’indicazione volontaria, limitando l’obbligatorietà nelle mense. Tauber ha chiesto di introdurre un progetto pilota per tre anni, monitorandoli, e si è detto favorevole alle campagne di sensibilizzazione.
Hanspeter Staffler (Gruppo verde) ha ammesso che la legge comportava un certo impegno anche burocratico, e quindi ha detto di condividere i timori, tuttavia bisognava chiedersi quali fossero le responsabilità di politica, produttori e consumatori, senza ripassarsi a vicenda la patata bollente: tutte le parti dovevano dare il proprio contributo. Aveva chiesto agli alunni di una scuola di economia sociale come avrebbero dovuto essere gli alimenti per ridurre le emissioni di CO2 in tutto il sistema alimentare, ed essi avevano risposto immediatamente che essi dovevano essere biologici, regionali e stagionali. Questa legge trattava solo la regionalità, ed era un approccio importante, ma egli si chiedeva se si era davvero interessati ad esso: a quanto pareva, sì. I cittadini avrebbero chiesto sempre più spesso prodotti regionali, che quindi come aveva detto Tauber non sarebbero stati sufficienti, anche perché l’agricoltura locale ormai era specializzata: Questo sviluppo poteva essere un’opportunità per produttori e consumatori locali, perché se si riusciva a vendere direttamente i prodotti locali tramite legami diretti, il produttore aveva un vantaggio, evitando le fasi intermedie. Quello di oggi era un primo passo, non uno sconvolgimento; si trattava di una cornice giuridica che permetteva un passo avanti verso il futuro. Le leggi erano anche dei messaggi, anche al fine di passare da un’alta specializzazione a culture meno specializzate, sacrificando qualche meleto a favore degli ortaggi. Staffler si è detto certo che la legge, che era un primo passo, avrebbe promosso la richiesta di prodotti regionali a parte di cittadini e turisti.
Franz Ploner (Team K) ha riferito che la legge si basava su direttive europee che chiedevano la tracciabilità dei prodotti alimentari ed erano ormai anche norme statali, e si è chiesto come si poteva riuscire con questa legge a garantire la trasparenza anche nelle mense. In Austria c’era effettivamente un’indicazione obbligatoria della provenienza in tutta la ristorazione collettiva, che sarebbe entrata in vigore il 1 ° settembre 2023: si prevedeva l’indicazione di Paese, località e distretti, non solo UE o extra UE, ed era questo che volevano i consumatori, e che era previsto nella proposta originaria. Ora il nuovo titolo della norma non faceva più riferimento all’obbligatorietà, ma un obbligo c’era proprio sulla base della direttiva europea 11/96.
In replica, il primo firmatario Manfred Vallazza ha ringraziato per gli interventi, rilevando le molte risposte positive. Vero era, come detto da F. Ploner, che ci si basava sulla direttiva europea 11/96, ma questa parlava di prodotti alimentari con imballaggio, mentre per il disegno di legge era diverso, e per questo ci si era confrontati con la UE, affinché i consumatori sapessero cosa consumavano. In Austria l’indicazione obbligatoria era solo per la ristorazione collettiva, ma nella legge c’era un riferimento alla provenienza UE o extra UE. Si trattava certamente di un primo passo, in futuro ci sarebbero potute essere migliorie e modifiche. La discussione era stata lunga, anche perché davanti alle novità c’era sempre timore, ma molti albergatori stavano già mettendo in atto quanto proposto. Le sole campagne di sensibilizzazione non servivano, questo si era già visto in passato. Rivolto a Tauber, egli ha chiarito che importante era stata la collaborazione tra Bauernbund e HGV, ma ogni volta che si arrivava a un obbligo o a qualcosa di concreto ci si ritirava, ritenendo che fosse sempre complicato: egli ha quindi esortato il turismo ad avviarsi su questa strada. La legge non diceva nulla sulla qualità dei prodotti, ma il consumatore poteva decidere quale prodotto scegliere disponendo delle informazioni sulla provenienza. A Leiter Reber ha chiarito che si cercava sempre di sostenere i prodotti regionali, e sicuramente si poteva migliorare in merito a foraggio e mangime, ma in quest’ambito le aziende dovevano già dichiarare la provenienza. A Lanz, che aveva paura che la legge non fosse applicabile, Vallazza ha ribadito che si trattava di un primo passo, e si sarebbero osservate le reazioni; la legge portava un valore aggiunto. Knoll aveva detto parole chiare, l’applicazione della regionalità era un grande tema che doveva essere affrontato. Sarebbero stati luogo è Stato di provenienza, con indicazioni UE ed Extra UE nel caso non fossero riportati in etichetta. Gli effetti della legge non si ́sarebbero visti subito, ha detto poi Vallazza rivolto a Unterholzner, ma il risultato sarebbe stato un valore aggiunto e un aumento del prezzo pagato agli agricoltori, ci avrebbe scommesso. Anche lui avrebbe voluto un finanziamento di 80 milioni; in provincia non c’erano, è vero, abbastanza prodotti, ma si poteva migliorare. Ringraziando Locher per il sostegno, Vallazza ha quindi chiarito a Faistnauer che con emendamento erano stati introdotti tutti i tipi di formaggio, e che le cooperative dovevano indicare la provenienza del latte, se mista con l’indicazione “Italia” o “Europa”: le aziende avrebbero riprodotto questa indicazione. Anche Foppa è stata ringraziata per il sostegno e il lavoro congiunto, nella convinzione che si trattasse di un lavoro pioneristico in Italia, fungendo da esempio.
Conclusa la discussione generale, su richiesta di Magdalena Amhof (SVP) la seduta è stata interrotta affinché per un confronto della maggioranza sugli ordini del giorno e gli emendamenti presentati. La trattazione del disegno di legge riprenderà domani a partire dalle ore 10.
(Autore: MC)
[Lista completa dei comunicati](https://r.news.siag.it/tr/cl/Jjxtj_QuRRCrsmvB14iWlW0Cpz4OTMgaNmxn5RvULuEqMXhzFX1NujiqEt17aBXjPmX4L6axKYQLdbS5SFxUXhf8QZ1T_6OaibnFdsseGUzxu97dP3KvMdX4qd9GbrCux_ga3-g8XhPQmErEMODi2d3H8161P9-ujgSw5IoCeCpB2oFCCIunMWGim_BuyYGrDRkpNFN7ZS8ml4Qr39hCNuqA9VYO5J10K-7GrbyssYVyE2bAlNnr_LdIGDlM9eDnahBQWt8gwj8z9_5q)
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[CIVIS.bz.it](https://r.news.siag.it/tr/cl/SWTwGVlnwSq5NpgeRB3b7HxMBpRPHjVtnn82Mb5GCX8a2ZpR5hwe56Ngzbf9CoxI0BJAMKDKFE3XxeMs6GVhcOalsAwijZHPCoku28D5c1eKje6b3dkLQuUZAtUIETH2Nthi92UzeA05I3tFgPyRhRq4klb-Yik3oYwAQ6t0wyuRLSvXGH1UXlyVASQyYA1l11oERXUqlbB5Jg)
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