(AGENPARL) - ROMA, 31 Gennaio 2023 - – L’avv. Antonfrancesco Venturini si laurea in Giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma a 21 anni con il massimo dei voti.
Domanda. Avvocato, sono note le sue radici cattoliche e popolari, quali sono le motivazioni che l’hanno indotta ad aderire a Fratelli d’Italia?
Come dice giustamente lei, la mia storia e le mie idee sono fortemente legate alla Dottrina Sociale della Chiesa e sono di ispirazione popolare, ciò non mi ha impedito di rapportarmi da tempo con Giorgia Meloni, la quale già circa cinque anni or sono, con una lungimiranza che le fa onore, mi aveva esposto la propria idea di un allargamento dei confini di Fratelli d’Italia a compatibili sensibilità e storie, come appunto quella cattolico popolare, nell’ambito del progetto di creare un grande partito conservatore italiano.
In Europa sono stato per anni nel Working Group Economic & Social Policy del Partito Popolare Europeo ed ho ricoperto la carica di coordinatore del Lazio e vice presidente nazionale dei Popolari per l’Italia, saldamente nel campo del centro destra, e nel 2019, resomi conto della necessità di avviare un processo di concentrazione, quello appunto suggerito da Giorgia, ho deciso di aderire al progetto di Fratelli d’Italia proprio nell’ottica della costruzione di un grande ed unitario partito conservatore. Ciò quando FdI non era certo al 30% ma ancora sotto le due cifre, scommettendo, con fiducia, sulla capacità del suo presidente e della squadra che lo affiancava. Come vede la scommessa è stata vinta. Inoltre ho notato una particolare attenzione del partito per le competenze e mi ha fatto particolarmente piacere che, dopo pochi mesi dal mio ingresso, mi sia stato affidato il Dipartimento Politiche Europee del Lazio di FdI, “d’ufficio” senza che lo avessi richiesto.
Domanda. Come giudica il risultato elettorale delle politiche?
L’importanza del risultato elettorale per la storia della Repubblica va ben al di là dei normali effetti sulla legislatura e sulla formazione del governo, si tratta di una vera e propria svolta per la pacificazione nazionale e per la maturazione del nostro sistema democratico.
Una cultura conservatrice ha prevalso e di ciò chi a sinistra ha senso della misura e raziocinio ne ha preso atto, ma, cosa più importante, ha preso atto che esiste nel Paese detta cultura che ha uguale dignità rispetto a quella progressista e non è un pericoloso nemico fascista da abbattere, ma un avversario da affrontare nella normale dialettica politica ed elettorale basata sui temi e sui programmi.
Il cambio di passo si è immediatamente percepito con l’aplomb tenuto da tutta la coalizione di centro destra che non ha fatto caroselli per le strade, né si è lasciata andare a sfottò nei confronti delle altre parti, ma si è immediatamente chiusa ad approfondire i temi ed a pianificare il percorso di governo per affrontare efficacemente i problemi veri degli italiani che certamente non sono quelli della cultura gender nelle scuole, ma la grave crisi economica che ci attanaglia tutti.
Il mondo cattolico, poi, si dovrebbe rallegrare che in questa legislatura “la politica della morale”, così come ben descritta dal card. Parolin nell’incontro dello scorso marzo con le associazioni cattoliche di “Ditelo sui tetti”, avrà più forte linfa rispetto al passato senza, però, far venir meno quella “politica del sociale”, anch’essa altrettanto necessaria.
Domanda. Come nasce la sua candidatura alla Regione Lazio?
In verità non l’avevo programmata, mi è stata proposta da Francesco Lollobrigida e dal coordinatore regionale Paolo Trancassini. Nonostante fossi ben conscio delle difficoltà nel dover coordinare gli impegni professionali con una campagna elettorale non prevista, non potevo certamente non rispondere alla chiamata e deludere la fiducia che i vertici stavano ponendo su di me inserendomi nella lista più forte della Regione, dove chiunque fa politica avrebbe desiderato stare, oltretutto dandomi la disponibilità anche per un’accoppiata femminile, per la quale ho scelto Erika Pasini, persona splendida e trasparente che da vent’anni vive quotidianamente le strutture ospedaliere e ben conosce le condizioni in cui operano i sanitari ed in cui si trovano i pazienti stando tutti i giorni sul campo.
Domanda. Insomma è entrato nel terreno di gioco in prima persona per dare il suo contributo alla soluzione dei problemi della Regione?
Certamente una delle motivazioni per cui ho accettato la candidatura è proprio la voglia di impegnarmi, per quanto nelle mie possibilità, per migliorare una situazione complessa. Il termine di paragone con il Lazio è dato dalla Lombardia. Oltre ragioni politico – culturali le motivazioni del confronto sono legate all’ampiezza del territorio, al numero di abitanti, al prodotto lordo.
La maggiore differenza tra le due gestioni è la prevalenza, nel caso del Lazio, di una sorta di autarchia, mentre la Regione Lombardia si è sempre dimostrata favorevole ad una partnership pubblico- privato. Lo dimostrano le spese per il personale, che in Lombardia sono pari al 60 per cento della spesa laziale: 157 milioni, contro 261. Per contro le spese per consulenza, in questo secondo caso sono pari a 134 milioni contro i 6 della Regione Lazio. Alla fine, in termini di costo, le soluzioni sono pressoché identiche ma quella adottata dalla Lombardia è molto più efficiente.
Recenti studi, poi, analizzando i consuntivi del periodo 2016 – 2019, seppure riferiti a 18 Regioni su 21, hanno cercato, utilizzando indicatori sintetici, di valutare le differenze tra i diversi assetti regionali.
Ebbene la Regione Lazio occupa la penultima posizione in termini di efficienza, davanti solo alla Regione Campania.
Domanda. Cosa suggerisce?
Gli interventi da fare sono tanti, e certo non potrei qui indicarli tutti, dalla sanità, al lavoro, dal sostegno alle imprese allo sviluppo, dalla cultura al turismo, dall’artigianato alla sicurezza, fino all’annoso problema dei rifiuti. Con il mio team abbiamo individuato idee innovative come la ultramacinazione dei rifiuti e fonti energetiche alternative come il progetto Hot Dry Rock, abbiamo focalizzato l’attenzione su interventi volti a far calare la pressione nei Pronto Soccorso ed a risolvere l’annoso problema delle liste d’attesa, abbiamo dato particolare rilievo alle misure per favorire l’utilizzo dei Fondi Europei ed a tutto ciò che può essere messo in campo per ridurre le imposte. Insomma, in una parola, fare buona amministrazione avendo come faro guida, però, la centralità della persona e della famiglia, in quanto se non si creano condizioni di benessere e di sviluppo siamo destinati all’estinzione perché nessuno più avrà la voglia e la possibilità di fare figli, il che costituisce la vera emergenza del XXI secolo e forse in troppi l’anno sottovalutata.