(AGENPARL) – mer 14 dicembre 2022 Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
[Lavori Consiglio: Bilancio 2023, discussione generale -2](https://www.consiglio-bz.org/it/attualita/cs-consiglio-attuali.asp?art=Suedt672049)
Consiglio -prosegue la discussione generale sulla manovra di bilancio provinciale 2023: gli interventi di Köllensperger e F. Ploner. La discussione prosegue nel pomeriggio.
Intervenendo nella discussione generale del bilancio 2023 della manovra finanziaria 2023 della Provincia, contenuta nei disegni di legge [119/22](http://www2.consiglio-bz.org/it/banche_dati/atti_politici/idap_scheda_atto.asp?pagetype=fogl&app=idap&at_id=667366&blank=Y): Legge di stabilità provinciale per l’anno 2023, [120/22](http://www2.consiglio-bz.org/it/banche_dati/atti_politici/idap_scheda_atto.asp?pagetype=fogl&app=idap&at_id=667376&blank=Y): Bilancio di previsione della Provincia autonoma di Bolzano 2023-2025 e [121/22](http://www2.consiglio-bz.org/it/banche_dati/atti_politici/idap_scheda_atto.asp?pagetype=fogl&app=idap&at_id=667379&blank=Y): Disposizioni collegate alla legge di stabilità provinciale per l’anno 2023, e facendo riferimento al nono discorso sul bilancio del presidente della provincia, Paul Köllensperger (Team K) ha parlato delle lotte intestine nella SVP e dell’annunciata ricandidatura del presidente Kompatscher, segnalando che il partito sembrava molto più quello di Franz Locher, conservatore e vicino all’economia, che quello di Kompatscher. Esso era diventato una rappresentanza di interessi, più che del Volk, del popolo, l’influenza degli albergatori emergeva considerando la situazione dell’aeroporto e delle piste da sci. Sul bilancio in sé c’era poco da dire, in quanto c’erano contraddizioni tra parole e azioni: un riorientamento dell’impiego dei mezzi tributari mancava, e non si capiva dove si voleva arrivare. Bisognava invece fissare priorità, perché i soldi non bastavano più per tutto: tra queste, rientravano il problema energetico e la carenza degli alloggi, di cui la relazione parlava poco. Kompatscher aveva detto che avrebbe misurato il Governo sui fatti, ma lo stesso valeva per la Giunta: per agire tuttavia serviva una squadra coesa, e così non era; era inoltre mancato un ri-orientamento. In quanto alla sostenibilità, interventi come quello per la funivia di Tires e le piste da sci contraddicevano le buone intenzioni manifestate, e il limite ai posti letto turistici conteneva tantissime deroghe. Durante la pandemia, la tanto annunciata via speciale non era stata di fatto seguita, si erano copiati i decreti Conte e le RSA erano state lasciate al loro destino. La pandemia aveva costretto a ripensamenti e riflessioni, ma non era stata sfruttata la possibilità di cambiare quanto fatto in passato. Il festival della sostenibilità era stato solo marketing, e aveva prodotto l’approvazione in Consiglio della mozione sulla suddivisione dell’IDM, decisione per la quale, come per molte altre del Consiglio, la Giunta non aveva rispetto. Questo era dimostrato anche dai documenti sul bilancio inoltrati, poco comprensibili e quindi poco analizzabili; non si capiva quali importi erano a disposizione per un’eventuale intervento del Consiglio, del quale andava anche riconsiderato il ruolo di attore legislativo. In quanto alle entrate, esse non erano un problema, anche grazie alla diligenza degli imprenditori; ogni anno, tuttavia, c’erano avanzi di amministrazione spesi con l’assestamento, sul quale il Consiglio aveva poco margine. Le entrate provenivano per lo più da imprenditori e lavoratori, il che comportava l’impoverimento del ceto medio. Anche in Italia, solo il 9% della popolazione manteneva lo stato sociale, e questo valeva anche per l’Alto Adige, pur considerando i dati italiani con beneficio d’inventario e considerando il nero. Questo 9% veniva ulteriormente messo sotto pressione, per esempio con l’aumento dell’IRPEF, che colpiva chi guadagnava più di 35.000 €, che in altri Paesi europei sarebbero stati considerati già sulla soglia della povertà, e ciononostante pagavano tutto e non scaricavano nulla. Mentre lo Stato aveva alleggerito la pressione fiscale, in Alto Adige lo si aumentava, per queste persone. La Provincia aveva la possibilità di agire sull’IRAP: per valorizzare le imprese altoatesina, seguendo le teorie di Keynes, si sarebbe potuto agire in maniera anticiclica, riducendola a fronte dell’aumento dei costi energetici e carenza di personale. Una riduzione allo 2,8% sarebbe stata sostenibile dal bilancio, mentre il 3,5% era troppo per le imprese, a fronte di un bilancio provinciale record di 6,7 miliardi. Andava considerato che nelle casse provinciali entravano depositi dallo Stato sulla base delle stime, pari al 95-97% delle entrate fiscali. Anche se Alperia avesse dovuto gli extraprofitti, anche questi venivano restituiti da Roma in quanto entrate fiscali. Imprese e lavoratori andavano sostenuti, avendo perso potere d’acquisto per l’11% ed essendoci forte carenza di personale. Bisognava lasciare liquidità alle imprese: meno tasse, meno contributi era il modo migliore per sostenere l’economia; che non era ostile all’amministrazione pubblica, anzi: chiedeva tuttavia snellimento burocratico. Bisognava adottare il principio “once only” già adottato in Italia: l’amministrazione doveva chiedere i dati ai cittadini e alle imprese una sola volta, le banche dati andavano collegate, le procedure digitalizzate, ma prima ripensate o cancellate – i processi digitali andavano considerati dalla prospettiva della cittadinanza. Il bilancio della mano pubblica non aveva conosciuto crisi nemmeno durante la pandemia, e i salari dei dipendenti andavano potenziati, cosa che tornava utile anche all’economia: andavano però eliminati doppioni, accorpati comuni, uffici delle amministrazioni scolastiche, eliminate vecchie procedure. Per ogni nuova legge, ne doveva essere abrogata una vecchia; andavano creati testi univoci: questo avrebbe aiutato le imprese, che volevano solo lavorare in pace. Tutto in Alto Adige costava di più, tanto che un imprenditore veneto gli aveva detto che quando faceva un’offerta in Alto Adige aumentava la base. Erano tutte risorse sottratte al bilancio, come i fondi richiesti da IDM, la cui riforma avrebbe forse permesso un cambiamento: i soldi a sua disposizione sarebbero stati meglio investiti nell’innovazione e nelle riduzioni fiscali. Senza i contributi per gli impianti di risalita, come la funivia di Tires, sarebbero stati costruiti solo quelli necessari, e lo stesso valeva per le strade. La mobilità a breve sarebbe stata molto diversa, perché i giovani rinunciavano all’auto: questo andava considerato. La provincia perdeva competitività, nonostante un PIL sopra la media, il che era dimostrazione di una distribuzione delle risorse inefficiente. La fuga dei giovani era una perdita immane: questo accadeva anche perché le retribuzioni erano basse e i costi degli alloggi eccessivi. Sull’innovazione i risultati della provincia erano molto magri, mentre le spese per il consumo dell’amministrazione pubblica erano aumentate negli ultimi anni da mezzo miliardo a quasi un miliardo: questo non riguardava i costi del personale, la cui incidenza anzi era diminuita dal 2005, ma toglieva fondi agli investimenti. In quanto alla sanità, che otteneva la considerevole cifra di 1 mld, anch’essa aveva subito risparmi eccessivi, inoltre registrava grandi inefficienze, e lo studio SaniRegio evidenziava una posizione sotto la media riguardo a prestazioni e tempi d’attesa. Anche i costi delle aziende comunali erano raddoppiati. Molti mezzi erano orientati allo status quo, pochi a investimenti e nuovi orientamenti: il bilancio somigliava troppo a quelli precedenti, non incorporava le visioni declamate da Kompatscher.
Ha quindi preso la parola Franz Ploner (Team K), che facendo riferimento a un bilancio di 6,69 miliardi, ha evidenziato che la grande incertezza attuale e la probabilità di dover correggere al ribasso le previsioni di sviluppo economico, a fronte dell’alta inflazione, di cui bisognava tenere conto in particolare nella stipula dei contratti collettivi. Tuttavia, il bilancio era ancora una volta il più grande della storia della provincia dell’Alto Adige, e ciononostante appariva “impotente” e “avvilente” perché di fatto era solo una continuazione dei capitoli esistenti con piccoli aggiustamenti, con riferimenti a ulteriori assegnazioni con il bilancio suppletivo. Kompatscher aveva spesso usato i termini sostenibilità, biodiversità, ecologia, crisi climatica, efficienza energetica, svolta, giustizia, solidarietà e qualità piuttosto che quantità, ma nei singoli capitoli di bilancio queste parole non trovavano applicazione concreta, e un riorientamento della politica nonché la svolta in materia di sostenibilità per il futuro mancavano del tutto, così come una visione del futuro. Il bilancio era una continuazione dello stato attuale, ma non si poteva più rimanere uguali a se stessi dal punto di vista economico, sociale e sanitario, bisognava cambiare rotta. Lo stato democratico costituzionale e sociale era stato messo a dura prova nel 2022 dagli eventi e dai tagli della pandemia, purtroppo non affrontati fino ad oggi, e anche dai contrasti nel partito di maggioranza, che avevano danneggiato la struttura politica della provincia a scapito della popolazione e in modo quasi irreparabile, minando la fiducia. Il 2022 poteva essere considerato l’annus horribilis dell’Alto Adige: la provincia era stata tenuta sotto scacco dalla SVP dopo la pubblicazione del libro “Freunde im Edelweiss” e i successivi sconvolgimenti, i conflitti interni, le tattiche e i temporeggiamenti, il licenziamento dell’assessore provinciale alla Sanità, l’asservimento alle varie lobby avevano danneggiato cittadini, elettori, ma soprattutto coloro che avevano bisogno di aiuto dopo gli anni difficili della pandemia, della crisi energetica e dell’alta inflazione. Il disincanto emergeva dal calo costante dell’affluenza elettorale, e l’anno prossimo non ci si sarebbe potuto aspettare di meglio, anche a fronte della tattica di temporeggiamento della ricandidatura del governatore: forse in questo modo si era voluta attirare l’attenzione dei media a maggioranza affiliati allo stesso partito. Sul bilancio, calava la possibilità di controllo e intervento del Consiglio provinciale: il suo gruppo si impegnava molto nella supervisione, ma non riceveva la stessa attenzione da parte della Giunta. Molti mezzi pubblici erano stati sprecati per dare una scena al presidente della provincia, perché la campagna elettorale era già iniziata nel 2022. A fronte della guerra in Ucraina, della crisi energetica, dell’alta inflazione e delle conseguenze della pandemia, il bilancio provinciale era consistente, ma tutte le decisioni dovevano essere prese alla luce delle sfide esistenti: l’enorme inflazione e gli alti prezzi dell’energia, l’intensificarsi della crisi climatica e dei disastri e l’inquinamento ambientale, l’avanzare della digitalizzazione, la concorrenza internazionale, la sostenibilità, la salute e l’equilibrio sociale. Non era accettabile che nel ricco Sudtirolo un senzatetto morisse di freddo: per questo, ha detto Ploner rivolgendosi all’assessora competente, non c’era nessuna scusa, anche a fronte dei ripetuti avvertimenti delle associazioni sociali. Cambiamenti erano necessari, come detto dallo stesso Kompatscher, e i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU avrebbero dovuto orientare le decisioni politiche, ma alle parole dovevano seguire i fatti: a fronte della perdita di fiducia nei confronti di istituzioni e decisori, le decisioni politiche richiedevano senso della misura e responsabilità. Tuttavia, mentre alcuni capitoli come la mobilità, la sanità e l’agricoltura erano relativamente ben finanziati, il sociale, l’abitare, i dipendenti pubblici, i giovani, l’ecologia sostenibile, la conservazione dei monumenti storici, la protezione dai disastri e gli investimenti nella scienza e nella cultura erano sottofinanziati, e mancava completamente un capitolo sulla cultura, nonostante quanto fatto dal settore durante la pandemia. La responsabilità del bilancio passava ora al Consiglio provinciale, perché era solo con la definizione dei piani di entrate e di spesa che diventa possibile l’attuazione della politica; la distribuzione delle risorse finanziarie doveva fornire risposte alle sfide elencate, mantenendo l’attenzione su uno stato sociale equilibrato, e contrastando la forte inflazione, anche con miglioramenti finanziari nella contrattazione collettiva dei dipendenti pubblici. Dopo i danni subiti durante la pandemia, il settore sociale doveva essere rafforzato finanziariamente per retribuire adeguatamente il personale delle case di riposo e di cura, in modo da rendere più attraente questo settore di lavoro: servivano una retribuzione sufficiente e piani di lavoro adeguati alla gravità delle persone bisognose di assistenza. Serviva sostegno, anche psichiatrico, per i giovani, che non avevano una lobby, e avevano sacrificato molto durante la pandemia. Ploner ha quindi trattato il tema della sanità, evidenziando che Kompatscher da solo non poteva occuparsene adeguatamente, insieme a tutte le altre competenze, tant’è che vi aveva dedicato una sola pagina del discorso: una somma di 1,5 miliardi messa a disposizione in questo settore diceva poco della relativa qualità. Bisognava dimostrare maggiore coraggio, elaborare una visione. Nel settore mancavano non soldi, ma ascolto, attenzione al personale, aumento delle retribuzioni, fiducia, sburocratizzazione e prospettive. Gli attuali tempi d’attesa non erano accettabili, e bisognava rafforzare i bacini d’utenza, con misure adeguate per affrontare la carenza di personale. Esso sarebbe mancato anche nel caso dell’annunciata realizzazione di case di comunità, ospedali di comunità e centrali d’intervento locali: si pensava solo all’hardware, e non al personale esaurito e spremuto, per il quale l’azienda sanitaria aveva fatto troppo poco; c’era bisogno di personale medico e di cura adeguatamente formato, della madrelingua dei pazienti, e a questo scopo servivano anche alloggi a prezzi accessibili. La somma messa a disposizione della sanità in Trentino era di 1,3 mld, ma la qualità non era minore, ed essa era all’avanguardia anche nell’ambito di telemedicina e messa in rete: dove erano finiti i soldi messi a disposizione per questo obiettivo, negli ultimi anni, nella provincia di Bolzano? Si trattava in fondo di 62 milioni tra il 2010 e il 2021! La pandemia aveva dimostrato l’importanza di un’assistenza sanitaria a prova di crisi, e per questo servivano ospedali periferici, con adeguato numero di letti e di personale, anche pediatrico, come dimostrava la situazione attuale: una riforma era necessaria da tempo, e nemmeno 1,5 mld potevano fare miracoli. Le proposte dell’opposizione nel settore non erano state ascoltate, e la pandemia non poteva più essere una scusa, perché essa non aveva causato, ma solo evidenziato problemi già esistenti: senza piano né meta, ha concluso Ploner, la nave non poteva approdare in un porto sicuro, era ora che l’assessore alla Sanità prendesse in mano questa priorità.
La discussione della manovra prosegue nel pomeriggio a partire dalle 14.30.
(Autore: MC)
[Lista completa dei comunicati](https://www.consiglio-bz.org/it/attualita/cs-consiglio-attuali.asp)
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[CIVIS.bz.it](https://civis.bz.it/)
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