
(AGENPARL) – ven 24 giugno 2022
Su Antalya splende il sole. Pure troppo, visto che non è il momento d’andare in spiaggia. Al desk degli accrediti è un via-vai di volti noti, nomi grossi, gente importante. Il primo post olimpico, di questo quadriennio anomalo che in realtà dura (solo) tre anni, è un Europeo vero, diverso da quello immaginato e cancellato un autunno fa. Certo, manca la Russia, ma è il segno dei tempi ed è assenza figlia d’una storia “più grande” che si scrive altrove.
L’Italia ci arriva con l’eterna aspettativa di far meglio dell’ultima volta, che riporta a un altro mese di giugno, quello del 2019, e alle 10 medaglie – di cui due d’oro – di Dusseldorf, perché la tradizione è una cosa seria, come il desiderio d’aggiornarla. Se vesti l’azzurro, del resto, in Turchia non sei certo venuto a fare il turista tra passeggiate vista-mare e spettacoli di gelatai-acrobati che pure aiutano a smorzare la tensione. C’è da prendersi il più possibile, nella consapevolezza che ci sarà da combattere assalto per assalto, anzi stoccata su stoccata, ché la concorrenza è tanta e dopo una stagione “ricca” in Coppa del Mondo confermarsi è più complicato che stupire. E però, se ce n’è, si può far l’uno e l’altro.
La vigilia del primo giorno di gare, l’Italia si vede assegnare un (altro) grande evento: è l’Europeo del 2025, che si disputerà a Genova, in corsa per il 2024 e alla fine proclamata “casa” della kermesse continentale per l’anno seguente dopo il lancio d’una monetina, perché la sfida all’ultimo voto con Basilea era finita pari. La Liguria sorride, ma che sarà una settimana d’emozioni forti s’intuisce già lì, tra i banchi d’un Congresso.
Poi s’entra nel palazzetto, e all’Antalya Spor Salonu il Tricolore si prende il podio in cui sarà presenza quotidiana come la sigla d’un TG. Il via con i gironi di fioretto femminile. Le azzurre partono forte, però dopo aver visto il tabellone d’eliminazione diretta il CT Stefano Cerioni una smorfia la tradisce: guarda gli incroci possibili e prefigura qualche derby di troppo. Andrà proprio così. Martina Favaretto esce contro Francesca Palumbo, che a sua volta si ferma al quarto di finale perdendo da Arianna Errigo. A quello stesso punto del cammino in “zona medaglie” ci arriva pure Alice Volpi, lottando, soffrendo, facendo felice Daniele Garozzo che dagli spalti le fotografa il momento in sette parole: “È l’assalto della giornata, forza Ali!”. Alice vince, e alla fine sarà di bronzo, medaglia che luccica per lei che a quest’Europeo, come agli Assoluti di qualche giorno prima a Courmayeur, rischiava di non esserci neppure. E allora si continua a tifare per Arianna, che si mette al collo un argento prezioso, meritato e con vista su un futuro a cui ha già dato l’assalto con la classe di sempre.
Non è finito il day-1. C’è la sciabola maschile, che perde per strada i giovani Michele Gallo e Pietro Torre, nomi che gli appassionati di scherma potrebbero ripetere spesso tra qualche tempo, e il battagliero Giovanni Repetti, sostituto del capitano Gigi Samele costretto last minute a dare forfait, però trova al traguardo la certezza Luca Curatoli. È d’argento, Luca, per la quarta volta in questa stagione internazionale che lo consolida tra i grandissimi, consapevolezza che non cancella ma supera l’umanissimo rimpianto d’un oro che – parole sue e del CT Nicola Zanotti – era lì, ed è sfuggito d’un nulla.
Gran debutto ma manca la vittoria: c’è chi l’ha pensato e chi mente negando d’averlo fatto. E così il secondo giorno è quello buono per scacciare i cattivi pensieri. Si può fare in due modi: vincendo o esagerando. Gli azzurri scelgono la seconda. I fiorettisti fanno tripletta. Ogni medaglia ha una storia. C’è l’oro di Daniele Garozzo, il Dottor fioretto, l’olimpionico che non finisce mai. C’è l’argento di Tommaso Marini, il più giovane che porta il peso della responsabilità d’una stagione super da due vittorie in Coppa del Mondo con la stessa disinvoltura e semplicità con cui interpreta le stories di Instagram. E poi c’è il bronzo di Giorgio Avola, per la quinta volta sul podio europeo a 11 anni di distanza dalla prima volta. Un-due-tre Italia. Un trionfo. In Turchia (ri)suona Mameli, e siccome è un pomeriggio esagerato, c’è pure il rammarico di vedere come quarta bandiera – al terzo posto ex aequo – quella francese, ché sarebbero bastate giusto un paio di stoccate ad Alessio Foconi a far sembrare il podio di Antalya quello d’un Open a Bastia Umbra.
Però in un sabato italiano “esagerato” c’è molto pure della spada femminile. Merito di due campionesse che i grandi appuntamenti sanno “santificarli” come poche: argento di Rossella Fiamingo, bronzo di Mara Navarria, con dediche ai medici (su tutti al dottor Riccardo Foti) che le hanno accompagnate quando la strada era in salita, perché adesso in cima il panorama è stupendo. Dario Chiadò, il responsabile d’arma, applaude e rilancia: anche Chicca Isola e Alberta Santuccio, come ampiamente dimostrato, valgono quel podio pure se non l’hanno raggiunto, e allora se non è un “arrivederci” alla gara a squadre è qualcosa che gli somiglia molto.
Domenica, ultimo giro di valzer per le prove individuali. Gli spadisti restano lontani dalla pedana rialzata – e Andrea Santarelli, Davide Di Veroli, Federico Vismara e Gabriele Cimini questa “se la segnano”, per far (ri)vedere chi sono tre giorni dopo – però siccome quest’anno non si chiude il palazzetto senza Italia a medaglia ecco che nella sciabola femminile – dove si fermano prima Martina Criscio, Eloisa Passaro e Michela Battiston – brilla l’argento di Rossella Gregorio. Anche lei in Turchia ci è arrivata, e rimasta, stringendo l’anima tra i denti, e il secondo posto conquistato al tramonto d’una giornata mica semplicissima è un premio al coraggio e alla voglia d’andare oltre, sempre e comunque.
Lunedì: benvenute gare a squadre. Si (ri)parte dalle fiorettiste, che non vogliono più esser chiamate Dream Team ma sono squadra che sa come coronare i sogni. Vedere per credere. Arianna Errigo, da capitana di lungo corso (11 medaglie europee, e con questa diventano 12) indica la strada, Francesca Palumbo e Alice Volpi fanno staffetta macinando stoccate, la più giovane del quartetto, Martina Favaretto, ascolta le compagne che le chiedono – ipse dixit – di “fare il trattore”, e cioè attaccare-attaccate-attaccare, chiudendo con parziali da temperature autunnali nelle mattinate in cui non serve il giubbotto. È una medaglia d’oro fantastica, nel giorno in cui gli sciabolatori senza la chioccia Samele si fermano ai quarti di finali, frenati da una Turchia scatenata (di bronzo) ma con una sana-autocritica che sarà appunto prezioso in vista del Mondiale.
Day-5: tocca al fioretto maschile, gara in cui la squadra azzurra quest’anno ha vinto tre prove di Coppa del Mondo su quattro e va da sé che si presenti con quell’etichetta di favorita appiccicata – schiacciata – addosso ch’è un po’ privilegio o un altro po’ condanna, a seconda dei punti di vista. Per Daniele Garozzo, Tommaso Marini, Alessio Foconi e Guillaume Bianchi vale la prima opzione: onore e verità, confermati “azzannando” ogni stoccata come fosse quella decisiva e ogni match come una finale. Dominano, si divertono, vincono. Sempre loro, e sempre d’oro.
Come per l’individuale, è una giornata ancor più speciale anche per merito delle spadiste: Rossella Fiamingo, Mara Navarria, Alberta Santuccio e Federica Isola sono d’argento, dopo una prestazione encomiabile (nonostante una finale amara), lo stesso quartetto dal bronzo olimpico d’una estate fa a un secondo posto storico perché mancava nella specialità da Lipsia 2010.
C’è parecchio da metter mano agli almanacchi, s’è intuito, visto che con 12 medaglie, e ancora due gare da disputare, la spedizione azzurra il martedì ha già battuto il suo record di podi conquistati agli Europei. Ma c’è voglia di non fermarsi. Manca un giorno di gare, e adesso la possibilità di vincere il Medagliere è più alta che la probabilità di vedersi sparire il piatto a cena, mentre in hotel si fa la tratta tavolo-buffet provando ad anticipare camerieri-velocisti.
Ultimo “giro”. Riecco gli spadisti, che dall’individuale erano usciti a capo chino. Diavolo e se la rialzano, invece, la testa: Andrea Santarelli, Gabriele Cimini, Davide Di Veroli e Federico Vismara scrivono un’impresa, debuttano battendo la Repubblica Ceca, rimontano la Svizzera, e poi fanno lo stesso con la Francia, liberando la gioia dell’apoteosi con la stoccata del 45-44 che li porta alla sfida per l’oro contro Israele, nell’assalto ch’è il punto esclamativo su un capolavoro.
È un finale col botto, in cui fa gran rumore pure l’argento delle sciabolatrici: Rossella Gregorio, Michela Battiston, Martina Criscio ed Eloisa Passaro riacciuffano il match dei quarti con la Turchia e poi battono d’autorità l’Ungheria volando all’ultimo atto. Lì manca lo strappo decisivo per battere pure la Francia ma l’argento è vivo ed è specchio che non mente d’una squadra forte e compatta come la vuole il CT.
Storie di 14 medaglie che formano, a detta dei protagonisti stessi che le portano al collo, un “tesoro” condiviso: con i tre Commissari tecnici, con i maestri presenti – Fabio Galli e Filippo Romagnoli, insieme alla preparatrice atletica Annalisa Coltorti, per il fioretto di Stefano Cerioni; Enrico Di Ciolo, Roberto Cirillo e Daniele Pantoni per la spada di Dario Chiadò; Tommaso Dentico e Cristiano Imparato per la sciabola di Nicola Zanotti – e tutto il team azzurro guidato dal Presidente federale Paolo Azzi e dal Capo delegazione Maurizio Randazzo, una Squadra con l’iniziale maiuscola forte in Turchia delle professionalità e della disponibilità del medico Riccardo Foti, dei fisioterapisti Massimo Donati e Federica Baldi, dei tecnici delle armi Gianluca Farinelli e Paolo Battocchio, degli uffici federali rappresentati da Adriano Bernardini e Giorgia Caloro, e di tutti quelli che ad Antalya non c’erano, e però che in questi risultati (ri)trovano frutti del loro lavoro.
Scorrono così i titoli di coda. I numeri, che tutto non sono e però molto raccontano, dicono: 14 medaglie, di cui quattro d’oro, primo posto nel Medagliere e un po’ di storia da riaggiornare. Per esempio? Il record di podi conquistati; il fioretto maschile che torna campione d’Europa un decennio dopo l’ultima volta; le spadiste di nuovo d’argento a 12 anni di distanza; e soprattutto la spada maschile che (ri)sale sul trono del Vecchio Continente quando di anni ne sono trascorsi 23 dall’edizione di Bolzano 1999, dalla Lira italiana che c’era allora a quella turca che esiste ancora, dall’epoca in cui sui (primi) telefonini in agenda c’erano solo nomi senza cognomi all’universo social di oggi dove il “mi sento male” urlato da Santarelli dopo la vittoria alla priorità sulla Francia diventa virale, come le immagini dei sorrisi azzurri sul podio al “sì” che chiude l’Inno di Mameli, tra fiori e selfie, con vista sul Mondiale in Egitto che verrà. Il pensiero è già lì.
Intanto, su Antalya splende il sole.
(dac)
QUI IL VIDEO DELLE 9 MEDAGLIE AZZURRE NELLE GARE INDIVIDUALI
QUI IL VIDEO DELLE 5 MEDAGLIE AZZURRE NELLE GARE A SQUADRE
QUI TUTTE LE INTERVISTE E I CONTENUTI VIDEO DELL’EUROPEO ANTALYA 2022
Fonte/Source: https://www.federscherma.it/homepage/media/news/14-news/top-news/32841-storie-di-medaglie-%E2%80%93-antalya-2022%2C-il-racconto-di-un-campionato-europeo-da-record.html