
CATANZARO L’attività investigativa, svolta mediante attività di osservazione e pedinamenti di tipo tradizionale e supportata da attività tecniche, ha permesso di ricostruire, uno scenario più ampio rispetto a quella che appariva dai singoli reati contro il patrimonio. Emergeva, infatti, la condizione di assoggettamento della vittima, vissuta con una sorta di rassegnazione naturale rispetto all’agire degli indagati che nel tempo erano riusciti ad imporre all’impresa una sorta di guardiania al cessare della quale ha avuto inizio tutta una serie di furti e condotte vessatorie nei confronti dell’imprenditore, secondo le classiche logiche e dinamiche delinquenziali/estorsive di stampo mafioso cui, nel tempo, il predetto imprenditore è stato obbligato a sottostare. In particolare, in un’occasione avveniva l’asportazione di materiale edile di proprietà dell’azienda, poi rinvenuto da personale della Squadra Mobile in una zona di folta boscaglia, e nel periodo successivo, tra maggio e luglio del 2020, si verificavano ben tre episodi di tentativo di furto, anche con danneggiamento, sia presso l’azienda che presso l’abitazione dell’imprenditore e, in quest’ultimo caso, l’attività di indagine ha consentito di ricostruire le fasi prodromiche e organizzative dell’evento programmato e ciò ha permesso di evitare che il reato venisse consumato grazie ad interventi mirati della Squadra Mobile. Gli atti delittuosi, ricostruiti dalla Squadra Mobile, e preceduti da uno o più sopralluoghi degli indagati, rappresentano solo l’epilogo di un’ampia vicenda estorsiva subita passivamente dalla vittima, per un lungo periodo, in cambio della c.d. “tranquillità ambientale”. (News&Com)