
(AGENPARL) – Roma, 08 giugno – 2020 – Il Consiglio di Stato con la sua sentenza 3501 del 4 giugno 2020, contribuisce a distruggere quel sistema cooperativistico che finanche in questi mesi di crisi pandemica ha garantito l’erogazione di un sicuro servizio di trasporto pubblico e la continuità retributiva del personale dipendente di centrale radio (non può dirsi altrettanto per le multinazionali operanti nel settore).
Le sentenza è viziata da manifesta incompetenza, nel momento in cui salva in toto un’istruttoria dell’Antitrust che si fonda su un presupposto economico assolutamente erroneo, a sua volta frutto d’incompetenza, in merito alla clausola di non concorrenza prevista dal Codice Civile, così come adottata dagli statuti delle società radiotaxi. L’Antitrust rileva l’ “assenza di giustificazioni economiche legittimanti l’apposizione di siffatte clausole…” non considerando che è proprio grazie a queste se è potuta storicamente nascere una concorrenza nel settore tra i vari radiotaxi.
Il CdS se avesse indagato meglio il settore, sarebbe arrivato alla immediata conclusione che la clausola non arrechi alcun danno concorrenziale sia dal lato del prezzo – in quanto settore a tariffa amministrata! -, sia sul lato della quantità – in quanto settore a numero contingentato degli operatori! -, sia sul lato della qualità – anzi, la garanzia, per un radiotaxi, di poter contare su un certo numero di operatori, è ciò che ne consente la sopravvivenza, e dunque gli investimenti in infrastrutture tecnologiche, nonché nei tanti servizi prodotti dai vari radiotaxi italiani, a titolo gratuito, in favore dell’utenza.
Il CdS non considera che il venir meno di quella clausola propria dell’ordinamento nazionale – e non del solo settore taxi! -, apre le porte al predominio della sola forza del capitale, a totale detrimento di quel lavoro citato fin dall’art. 1 Cost.! Ed immaginate di chi sia questa forza, se da un lato hai associazioni di lavoratori artigiani e dall’altro un’app di Mercedes-Bmw, o una multinazionale quotata sulla borsa americana come Uber?
Secondo il CdS, l’anticoncorrenzialità dei radiotaxi si avrebbe nonostante Mytaxi abbia conquistato nel giro di meno di un triennio quasi il 20% dei tassisti milanesi (con un aumento del 6000% delle chiamate), quando il più grande radiotaxi milanese ne affilia sì circa il 35%, ma dopo mezzo secolo di operatività (!).
In conclusione una sentenza disastrosa, composta di 93 pagine – dove i medesimi concetti vengono ripetuti più e più volte, quasi a voler dissuadere dalla lettura della stessa ed a suggerire di accontentarsi di un semplice comunicato stampa – che dopo il meteorite del Covid-19 piovuto addosso a tutto il settore, finisce col spaccarti quelle braccia e quelle gambe con cui avremmo piano piano potuto risollevarci. Confido che per amor proprio, i tassisti italiani restino lontani da questi colossi che progressivamente parassiteranno la sostenibilità del lavoro.
Claudio Giudici, Presidente nazionale Uritaxi