
COSENZA Si chiude con una condanna a 5 anni e 8 mesi il processo di primo grado di giudizio a carico di Francesco Mazzei. Il 40enne cosentino, dovrà scontare la pena poiché ritenuto responsabile dei reati di sequestro di persona e violenza sessuale su minore mentre è stato assolto per il capo d’imputazione di rapina. Il tribunale di Cosenza, riunito in composizione collegiale, presieduto da Salvatore Carpino ha inflitto una pena più pesante rispetto ai 5 anni e 6 mesi richiesti dal pubblico ministero Giuseppe Cozzolino. Per i giudici di primo grado Mazzei è da ritenere responsabile della violenza sessuale nei confronti di una 14 e del contestuale sequestro di un suo amico affetto da sindrome d’autismo, avvenuta nei sotterranei dello scalo ferroviario di Vaglio Lise. In base a come accertato dai carabinieri, così come raccontato anche dalle due vittime in aula, entrambi su trovavano sulle piattaforme d’attesa ferroviaria pronti per salire a bordo di un treno che li avrebbe condotti a Paola. In questo frangente i due sarebbero stati adescati da Mazzei che dopo aver condotto entrambi nelle stanze sotterranee della stazione avrebbe abusato della ragazzina costringendo il suo amico ad assistere alla scena. Proprio quest’ultimo tramite il suo cellulare è riuscito a mettersi in contatto con i carabinieri che quando sono arrivati sul posto, hanno trovato i ragazzi vestiti ma terrorizzati. I militari nel corso dell’udienza in cui furono ascoltati come testimoni riferirono che il luogo in cui si consumò la violenza era completamente al buio e l’angolo in cui si trovavano i due ragazzi non era visibile dall’esterno. L’accesso ai locali, inoltre, come descritto dai carabinieri sarebbe stato impedito da un catenaccio con il quale il cancello era chiuso. Nei confronti di Mazzei i giudici hanno anche imposto il divieto di avvicinarsi in luoghi abitualmente frequentati da minori, il divieto di svolgere lavori che abitualmente prevedano il contatto con i minori e l’obbligo di tenere informati gli organi di polizia sulla propria residenza o eventuali spostamenti. I giudici hanno anche condannato l’uomo a risarcire le vittime costituitesi parte civile e rappresentate in giudizio dall’avvocato Chiara Penna. (News&Com)