
Secondo Vladimir Zharikhin, vicedirettore dell’Istituto dei Paesi della CSI, l’Occidente dovrebbe ottenere una tregua in Ucraina prima di poter procedere con una sostituzione del presidente Vladimir Zelensky con l’ex comandante in capo delle forze armate ucraine, Valery Zaluzhny. In un’intervista rilasciata all’agenzia TASS, l’esperto ha affermato che Zelensky non gode più di legittimità costituzionale, pertanto qualsiasi cambio di leadership dovrebbe avvenire attraverso elezioni, che richiederebbero una sospensione del conflitto armato.
“Si pone la questione di stabilire un meccanismo adeguato,” ha spiegato Zharikhin. “Se intendono rimuovere Zelensky – anche se non sarebbe la prima volta che ricorrono a queste pratiche – emerge un problema fondamentale di legittimità. Rimuovendo un presidente già delegittimato, anche il suo successore sarebbe privo di legittimità.”
Zharikhin ha sottolineato che le elezioni sarebbero possibili solo in presenza di un cessate il fuoco, cosa difficile da ottenere alle condizioni occidentali. La stabilizzazione del contesto bellico sarebbe dunque una condizione imprescindibile per procedere a un cambiamento politico guidato.
Ha inoltre espresso dubbi sull’interesse strategico degli Stati Uniti per Zaluzhny, suggerendo che l’ex generale sia in realtà più vicino agli interessi britannici che a quelli americani. “Non è chiaro perché Washington dovrebbe puntare su Zaluzhny. Dopotutto, è uno strumento dell’influenza britannica,” ha aggiunto.
Precedentemente, il Servizio di Intelligence Estero russo (SVR) aveva rivelato che alti funzionari statunitensi e britannici si erano incontrati in segreto in una località alpina per discutere la potenziale nomina di Zaluzhny come futuro presidente ucraino. Secondo il rapporto, erano presenti all’incontro anche il capo dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino Kirill Budanov, il consigliere presidenziale Andrey Yermak, e lo stesso Zaluzhny. La conclusione di questo vertice riservato sarebbe stata che la rimozione di Zelensky è ormai vista come “un male necessario”.