
(AGENPARL) – Mon 23 June 2025 *Cnpr foum, verso una svolta sostenibile tra nucleare e rinnovabili*
*Pichetto Fratin: “Italia sempre più leader dell’economia circolare”*
*Atelli: “Simmetria tra il livello statale e quello regionale”*
*Carrai: “Direttiva europea su Data Center non ancora recepita da tutti i
paesi”*
*Mongillo: “Evitare trappola della disinformazione”*
*Volpe: “Stanno arrivando le centrali elettriche a fusione, richiedono
capitali e talenti”*
“Abbiamo l’esigenza di garantire la sicurezza energetica anche con nuove
rotte per il gas che diano certezze a cittadini e imprese. Allo stesso
tempo stiamo aprendo a nuove opportunità energetiche che permetteranno
all’Italia di essere competitiva su un mercato caratterizzato da una
continua evoluzione.
Il nucleare sostenibile è una di queste opportunità, una fonte disponibile
che accompagnerebbe la crescita delle rinnovabili controbilanciando la
discontinuità dell’eolico e del solare. Il governo con la legge delega ha
dimostrato di fare sul serio. L’orizzonte del 2035 è uno sguardo al futuro
e un incentivo per le azioni del presente che porteranno l’Italia ad un
cambiamento di pelle produttivo, economico, sociale, nel segno della
sostenibilità ambientale. Con il Piano nazionale integrato ‘Energia e
clima’ ci siamo posti un obiettivo ambizioso: ribaltare l’attuale
proporzione tra fossile e rinnovabili portando le energie green a due terzi
e riducendo il fossile a un terzo. Stiamo valorizzando fonti come
l’idroelettrico e la geotermia. Guardiamo con fiducia al futuro dell’Italia
che sarà sempre più leader nell’economia circolare, limitando la produzione
dei rifiuti. Solo una sostenibilità che sia economica, sociale e ambientale
potrà avviare il Paese alla neutralità climatica attesa per la metà del
secolo”. Lo ha affermato *Gilberto Pichetto Fratin*, ministro dell’Ambiente
e della Sicurezza Energetica, nel corso del Cnpr forum speciale, promosso
dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili,
presieduta da *Luigi Pagliuca*, dedicato a “Italia 2035, Energia, Ambiente
e Infrastrutture” nell’ambito dell’evento organizzato da ‘Forbes Italia’ e
introdotto dal direttore *Alessandro Rossi*, che si è svolto nella sala
Trilussa della Cassa di previdenza dei Geometri, che ha rieletto al vertice
dell’ente *Diego Buono.*
Secondo *Massimiliano Atelli*, presidente della Commissione ministeriale
Pnrr Ministero Ambiente: “Le norme comunitarie sono un punto di partenza di
assoluta importanza, insieme alle quali bisogna costruire un impianto
infrastrutturale nei diversi livelli amministrativi che riesca a tradurle
in progetti concreti. L’Italia deve sviluppare filiere soprattutto in
alcuni punti del Paese che si prestano per il valore aggiunto che
incorporano e il nostro ‘genius loci’ ci metterà in condizione di
rispondere molto positivamente a questo importantissimo impegno. Occorre
creare degli assetti relativi alla capacità amministrativa che raggiungano
i livelli di efficienza e accuratezza nell’espressione delle decisioni con
adeguata velocità, creando una simmetria tra il livello statale e quello
regionale. Non può accadere, riguardo alle valutazioni tecniche, che solo a
livello centrale si dia un ordinamento ispirato a indipendenza rispetto
all’amministrazione ministeriale così come è assolutamente da evitare che
nei territori ci sia una commistione tra uffici della regione e la stessa
struttura regionale che effettua queste valutazioni. Deve esserci la stessa
separatezza che esiste a livello statale”.
Sullo stato di salute della transizione digitale si è espresso *Marco
Carrai,* presidente Jsw Steel Piombino: “Il contesto attuale della
transizione digitale e i data center rappresentano una componente critica
dell’infrastruttura globale. Critica perché rispetto a quello che sarà
l’uso ce ne sono ancora pochi non tutti hanno individuato i luoghi dove
farli. In Europa è stata fatta una direttiva ad hoc ma non è stata ancora
recepita da tutti i paesi; tuttavia, il loro impatto ambientale
infrastrutturale sta emergendo come una delle sfide più rilevanti da
affrontare. La crescita esponenziale della domanda di capacità
computazionale accelerata dall’adozione massiva del cloud e soprattutto
l’intelligenza artificiale sta ridefinendo i requisiti energetici e idrici
di queste strutture. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia nel 2022
i data center hanno consumato dai 240 a 340 tetra wat di elettricità pari a
oltre l’1% tra domanda globale di energia elettrica. Ma la previsione più
critica riguarda i data center per l’intelligenza artificiale che
richiedono una potenza di calcolo elevatissima”.
Anche *Ciro Mongillo*, fondatore e AD Eos Im, si è soffermato sulla
transizione e ha precisato che: “E’ fondamentale informarsi evitando di
cadere nelle trappole della disinformazione. I dati di fatto dicono che chi
ha deciso di sfruttare quella che considero la più grande opportunità di
ogni tempo dal punto di vista economico e industriale, che riguarda
l’economia, la scuola, la sanità, l’industria, si traduce anche in una
grande opportunità ambientale. Non bisogna circoscriverla come un tema
puramente ambientale. Sarebbe un errore gravissimo. È qualcosa di molto più
grande, che riguarda tutti e ci coinvolge tutti”.
Sulle centrali elettriche alimentate da energia nucleare si è
soffermato *Francesco
Volpe*, fisico e fondatore di Renaissance Fusion: “Le centrali elettriche a
fusione non esistono ancora, ma la fusione avviene già e produce più
energia in uscita dai dispositivi sperimentali che in entrata. Bisogna
risolvere alcuni problemi di efficienza ma le centrali elettriche a fusione
stanno arrivando e stanno arrivando applicazioni non elettriche, per
esempio nella produzione di neutroni che producono isotopi per la
radio-farmaceutica oppure il calore industriale per decarbonizzare la
produzione di acciaio e cemento. Anche i viaggi spaziali del futuro
avverranno con la fusione, così come applicazioni non fusionistiche, non
energetiche con risvolti nel medicale e nello stoccaggio di energia. È un
campo molto eccitante e siamo veramente vicini alla commercializzazione.
Per realizzare la fusione in tempi rapidi e a costi competitivi ci sono due
manopole principali su cui dobbiamo agire come sistema Italia: è un campo
di sviluppo che richiede molti capitali e richiede talenti. Gli attori che
possono realizzare ciò sono molteplici e devono lavorare in sinergia.
L’Italia può e deve, perché ha bisogno di tanta energia continua e
decarbonizzata. E allora facciamola, la fusione!”.
Nel corso del dibattito, moderato da *Anna Maria Belforte*, il punto di
vista dei professionisti è stato espresso da *Sabatino Broccolini*,
commercialista e revisore legale dell’Odcec di Teramo: “La transizione è un
tema attuale, eppure, alla luce delle ultime posizioni di alcuni paesi vive
una fase di blocco. Occorre chiedersi se gli strumenti europei attualmente
disponibili siano sufficienti a consolidare questo cambiamento o servono
misure aggiuntive. È necessario favorire una maggiore collaborazione tra
Stato, Regioni ed Enti locali per accelerare i processi autorizzativi senza
compromettere la tutela ambientale e paesaggistica”.
Le conclusioni sono state affidate a *Paolo Longoni,* consigliere
dell’Istituto nazionale Esperti contabili:” Il piano nazionale Energia e
Clima che prevede la riduzione delle energie derivanti da fossili a un
terzo e l’aumento contestuale delle energie derivanti da fonti rinnovabili
a due terzi. È sicuramente un programma importante. Bisogna però ricordarsi
che un Paese a noi vicino e anche abbastanza simile che è la Spagna è
arrivato all’80% del cosiddetto carbon free partendo dal 51% del 2023
facendo pochi piani ma molti fatti. Sul garantire la sicurezza lungo le
rotte del gas bisogna ricordare che l’Italia ha triplicato le importazioni
di gas naturale dagli Stati Uniti rispetto a quelle del 2021, ha
incrementato del 20% quelle dalla Norvegia e ha ridotto dal 40% del totale
solo all’11% quello che viene dalla Russia. Le importazioni dagli Stati
Uniti hanno un ciclo particolarmente complesso perché moduli specifici
devono trasformare il gas in liquido negli USA per imbarcarlo nelle navi
metaniere che via mare arrivano in Italia. Il gas deve poi essere
rigassificato negli impianti idonei, dunque, un ciclo non solo complesso ma
anche costoso”.