
Israele ha annunciato che colpirà l’impianto nucleare iraniano di Fordow, situato nel cuore di una montagna, anche senza il supporto diretto degli Stati Uniti. Lo ha dichiarato martedì il Consigliere per la Sicurezza Nazionale israeliana Tzachi Hanegbi, intervistato da Channel 12.
Il Times of Israel ha riferito :
“L’operazione israeliana contro l’Iran non terminerà senza danneggiare l’impianto nucleare di Fordow”, ha affermato Hanegbi, sottolineando che Israele è determinato a portare avanti l’attacco, anche senza l’adesione americana.
L’impianto di Fordow, scavato a 90 metri di profondità, ospita migliaia di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. La sua posizione rende estremamente difficile un attacco efficace senza l’uso di bombe bunker-buster, armi in grado di penetrare le strutture sotterranee. Solo gli Stati Uniti dispongono delle versioni più potenti, come la GBU-57 da 30.000 libbre.
“Non so se gli Stati Uniti aderiranno, parliamo costantemente con loro ma non li stiamo forzando”, ha aggiunto Hanegbi.
Le IDF hanno un piano
Secondo quanto riferito dal Jerusalem Post, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno già un piano operativo pronto per colpire Fordow non appena riceveranno l’ordine politico. Pur non disponendo delle mega-bombe americane, l’Aeronautica israeliana (IAF) intende usare bombe da 2.000 o 5.000 libbre sganciate ripetutamente nello stesso punto per causare crolli strutturali.
Supremazia aerea totale
L’IAF avrebbe inoltre ottenuto la supremazia totale sullo spazio aereo iraniano, rendendo le operazioni militari estremamente più sicure ed efficaci. Le difese aeree iraniane sarebbero state neutralizzate, permettendo ai jet israeliani di operare 24 ore su 24.
Obiettivi strategici
Secondo le autorità militari, Israele prevede di proseguire le operazioni per una o due settimane con l’obiettivo di distruggere non solo Fordow, ma anche le capacità missilistiche balistiche e l’intero programma nucleare iraniano.
L’annuncio rappresenta un’escalation significativa nel già teso confronto tra Israele e Iran, con possibili conseguenze regionali gravi.