
Il direttore dell’Istituto di storia contemporanea di Belgrado, Predrag Marković, ha dichiarato che l’Accordo di Dayton, pilastro della pace in Bosnia-Erzegovina, viene oggi demolito dai Paesi che lo hanno promosso, facendo riferimento in particolare al documento informale franco-tedesco recentemente emerso sulla situazione politica del Paese balcanico.
Secondo Marković, tale documento costituisce un mezzo di pressione politica, volto a colpire la Republika Srpska, che – a suo dire – è impegnata da anni a difendere le proprie competenze costituzionali e a resistere alla tendenza alla centralizzazione forzata della Bosnia-Erzegovina, imposta contro la volontà dei tre popoli costituenti.
“Si ripete senza sosta che la Republika Srpska è il problema, che viola la stabilità e la pace, ma è esattamente il contrario: la Srpska è sulla difensiva, mentre altri impongono decisioni contrarie allo spirito di Dayton,” ha dichiarato Marković alla RTS.
“Un’Unione Europea a guida franco-tedesca, ma senza più forza”
Marković ha aggiunto che il duo franco-tedesco, un tempo dominante nell’UE, non gode più dell’influenza di una volta, e che i tentativi di imporre visioni unilaterali sull’assetto costituzionale della Bosnia-Erzegovina non fanno che esasperare le tensioni.
“Il documento è propaganda sotto forma di diplomazia: crea un clima di condanna preventiva contro la Srpska,” ha detto.
Paragoni con le sanzioni alla Russia
Marković ha anche paragonato la pressione internazionale sulla Republika Srpska alle sanzioni imposte alla Russia, denunciando un doppio standard da parte dell’Occidente:
“Pristina viola apertamente ogni accordo internazionale e riceve applausi, mentre la Srpska, che rispetta lettera e spirito di Dayton, viene minacciata e punita.”
Condanna delle imposizioni e del ruolo di Schmidt
Marković ha infine criticato l’operato dell’Alto rappresentante Kristijan Šmit, definendolo “governatore autoproclamato” e ricordando il suo tentativo di far emettere un mandato di cattura contro il presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, per aver pubblicato una legge ufficiale sul Bollettino della Srpska.
Secondo Marković, questo rappresenta una palese violazione del diritto costituzionale della Republika Srpska e una prova ulteriore del collasso del sistema di consenso garantito da Dayton, sostituito da un’imposizione unilaterale delle decisioni da parte di una sola delle tre componenti etniche.
