
(AGENPARL) – Tue 20 May 2025 Interrogazione di Betti e Michelini (Pd), la presidente Stefania Proietti
risponde: “Dal 10 marzo al 10 maggio 2021 trattati 140 pazienti in regime
di osservazione breve, poi attrezzature inviate in Turchia per l’assistenza
alla popolazione colpita dal sisma”
(Acs) Perugia, 20 maggio 2025 – L’Assemblea legislativa ha discusso oggi
l’interrogazione che chiedeva “chiarimenti in ordine all’utilizzo
dell’ospedale da campo acquistato durante l’emergenza pandemica da covid
19”, presentata dai consiglieri Cristian Betti e Letizia Michelini (Pd)
Illustrando l’atto ispettivo, Letizia Michelini ha spiegato che “per la
gestione dell’emergenza sanitaria durante la pandemia, a supporto del
servizio sanitario regionale vennero istituiti e attivati vari presidi
mobili, compreso un ospedale da campo costato oltre 4,5 milioni di euro
circa, impiegando risorse pubbliche che andavano, invece, per tempo
utilizzate per la riqualificazione del patrimonio sanitario pubblico
esistente, nonché per la programmazione di assunzioni di personale medico
infermieristico e sanitario. Considerando la necessità di soli 36 posti
letto, di cui 26 dedicati alla terapia a bassa intensità e sub intensiva
tipica degli ospedali di I livello o di comunità (distribuiti in 11
presidi), e appena 12 posti letto di terapia intensiva da suddividere tra
Perugia e Terni, ci si chiede perché sia stata intrapresa un’operazione del
valore di oltre 4,5 milioni di euro per l’allestimento di un ospedale da
campo, che è stato poi rapidamente smontato. Desta perplessità la notizia
che l’ospedale da campo acquistato per far fronte al Covid ed evitare un
eventuale sovraffollamento delle terapie intensive, resterà in Turchia dove
era stato inviato per il terremoto del 2023 (salvo alcuni letti e ventilatori
che sono stati trattenuti a Perugia per il reparto di terapia intensiva).
Chiediamo quindi di sapere: quale è stato il reale utilizzo dell’ospedale
da campo durante l’emergenza pandemica e quanti i pazienti che ne hanno
usufruito; le motivazioni per le quali si sono investite ingenti risorse
della Banca d’Italia sulla soluzione dell’ospedale da campo invece di
intervenire su soluzioni stabili e strutturate distribuendo macchinari e
postazioni letto di terapie intensive negli ospedali pubblici esistenti e
rafforzando i servizi esistenti; le ragioni per cui l’ospedale da campo è
stato fornito alla Protezione civile nazionale con un parzialissimo rimborso
dei costi, destinandolo alle emergenze internazionali, cioè un’attività
che seppur meritevole è estranea alle finalità per cui si è motivato
l’investimento; i soggetti coinvolti, i tempi, le modalità, i costi
complessivi stimati ed i rapporti giuridici che disciplinano la destinazione
dell’ospedale da campo alla Turchia dove è stato inviato per il terremoto
del 2023”.
La presidente Stefania Proietti ha risposto che “come relazionato
dall’azienda ospedaliera di Perugia con nota PEC del 16 maggio scorso,
l’ospedale da campo è stato aperto in data 10 marzo 2021 con il primo
paziente ricoverato, ed è stato disattivato il 10 maggio 2021. Nel periodo
sono stati trattati 140 pazienti in regime di osservazione breve. Preciso
infine che dal 10 maggio al 15 giugno del 2021 l’ospedale da campo è stato
utilizzato solo per lo screening dei pazienti con sintomatologia
respiratoria. Le motivazioni di carattere politico sono state assunte dalla
precedente amministrazione regionale. Questa giunta non può che prendere
atto del fatto che per la realizzazione dell’ospedale da campo in oggetto è
stato stipulato un contratto di appalto, nel 2021, per un importo di 2
milioni 930.200 euro, al netto del ribasso offerto del 2% a fronte di un
impiego di soli due mesi, 10 marzo-10 maggio 2021 per osservazioni brevi, che
hanno interessato 140 pazienti, più un periodo di un ulteriore mese per lo
screening dei pazienti con sintomatologia respiratoria. Quanto all’esistenza
di esigenze di natura tecnica da parte del sistema sanitario regionale, il
modesto utilizzo della struttura poi effettuato da parte dell’azienda
ospedaliera non può non far sorgere interrogativi circa la loro reale
sussistenza. Sulla base di quanto relazionato dal servizio di protezione
civile si rappresenta che, a seguito dell’evento sismico di magnitudo 7.9
verificatosi nel febbraio 2023 in Turchia, si è prontamente attivato il
sistema di Protezione civile nazionale, su richiesta del Dipartimento
nazionale di Protezione civile, con il coordinamento della Commissione
speciale di Protezione civile. Alcune regioni, tra cui la nostra, hanno messo
a disposizione i materiali e attrezzature per l’assistenza alla popolazione
colpita dal sisma. L’offerta presentata dalle regioni e province autonome è
stata accettata dalla Turchia per quanto riguarda i materiali per assistenza
alla popolazione. La segreteria della Commissione speciale di Protezione
civile ha comunicato, tra le altre, l’attivazione della colonna mobile
regionale della Regione Umbria per l’invio di tende, blocchi bagno, letti
ospedalieri, generatore elettrico, coperte e, per quanto riguarda l’Umbria,
ci è stata fornita una dettagliata lista dei materiali inviati. Il valore
complessivo di materiali e attrezzature inviati in Turchia ammonta a 776.771
euro. Questo meccanismo di supporto che vede coinvolte anche altre regioni
nell’assistenza ad altri paesi colpiti dal sisma consiste in una risposta
mediante appunto l’utilizzo di materiali già disponibili presso le regioni
come in questo caso l’ospedale da campo”.
Nella replica conclusiva, il consigliere Betti ha detto: “Siamo ovviamente
soddisfatti della risposta esaustiva e precisa. Chiaramente un po’ meno delle
motivazioni che hanno portato all’installazione di quell’ospedale da campo,
su cui chiaramente rimaniamo perplessi. In particolar modo perché doveva
essere una struttura legata alle difficoltà legate alle terapie intensive e
invece, come lei ci ha detto, sono state utilizzate per circa 140 pazienti
per osservazioni brevi, quindi per un qualcosa di diverso rispetto a quello
per cui nasceva. Naturalmente ci riserviamo anche la possibilità di fare
ulteriori interrogazioni, per verificare anche l’aspetto economico della
vicenda, per esempio su quella cifra di 770mila euro vogliamo capire qual è
stata la destinazione, se è entrata nelle more del bilancio umbro oppure
della protezione civile nazionale. Insomma cercare di capire qual è stata
la destinazione precisa di questi fondi, perché chiaramente crediamo che
possano interessare tutte le cittadine e i cittadini umbri”. PG/
link alla notizia: http://consiglio.regione.umbria.it/node/80227