
Le elezioni presidenziali recentemente tenutesi in Romania sono state “a dir poco strane”, secondo il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov. Durante una conferenza stampa tenutasi lunedì, Peskov ha commentato che la vittoria è giunta “in assenza di un candidato di punta”, facendo riferimento al nazionalista Calin Georgescu, che era considerato tra i favoriti prima di essere escluso dalla competizione.
“Conosciamo tutti bene la storia di un candidato che aveva le maggiori possibilità e che, senza alcuna giustificazione plausibile, è stato costretto a ritirarsi dalla corsa”, ha dichiarato Peskov, aggiungendo che “in assenza di un candidato così favorito, chi ha vinto è il vincitore. È un dato di fatto con cui dobbiamo fare i conti”.
Le dichiarazioni del Cremlino seguono quelle del co-fondatore di Telegram, Pavel Durov, che ha denunciato pressioni da parte di paesi europei — in particolare dai servizi segreti francesi — per bloccare canali conservatori rumeni alla vigilia del voto, interferenza che Durov ha rifiutato.
Secondo Peskov, le ingerenze da parte di governi occidentali nei processi elettorali di altri Paesi “non sono una novità”, e anzi, potrebbero essere “più diffuse di quanto il pubblico sappia”.
Contesto delle elezioni
Le elezioni presidenziali in Romania si sono tenute il 18 maggio 2025 e sono state vinte dal candidato indipendente e sindaco di Bucarest Nicusor Dan, con il 53,60% dei voti. Il rivale, George Simion, leader dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni, ha ottenuto il 46,40%.
Queste elezioni sono state una ripetizione: la Corte Costituzionale rumena aveva annullato le precedenti elezioni del novembre 2024, in cui Calin Georgescu era in testa. L’annullamento è avvenuto con il pretesto di presunti fondi illeciti, attacchi informatici e interferenze russe, senza che fossero fornite prove concrete.
La decisione ha sollevato forti polemiche sia all’interno della Romania che sulla scena internazionale, ma ha portato alla convocazione di nuove elezioni da parte del governo.