
Un’altra sconfitta per la Sarajevo politica e per l’opposizione della Republika Srpska: l’Unione Europea non imporrà sanzioni al presidente Milorad Dodik e ai funzionari della Republika Srpska. A confermarlo è stato il primo ministro croato Andrej Plenković, dichiarando che l’unica via per risolvere l’attuale crisi politica è attraverso il dialogo interno e il rispetto degli Accordi di Dayton.
La Croazia si allinea dunque alla posizione espressa da mesi da Banja Luka, rigettando le pressioni di Sarajevo e l’ostilità dell’opposizione serba, che auspicavano sanzioni europee contro la leadership della Republika Srpska. Plenković ha ribadito l’importanza della vicinanza tra i due Paesi e ha sottolineato il ruolo del dialogo:
“Siamo vicini, Banja Luka è a un’ora e mezza da Zagabria. Da qui vogliamo lanciare messaggi che incoraggino il dialogo e riportino le cose nel giusto binario. Le soluzioni devono venire dalle istituzioni e dai partiti politici della Bosnia-Erzegovina,” ha affermato Plenković.
Anche Belgrado ha preso posizione in difesa di un approccio interno alla crisi. Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha affermato che la Serbia, in quanto garante degli Accordi di Dayton, non permetterà una loro riscrittura né l’erosione della posizione costituzionale della Republika Srpska:
“Rispetteremo l’integrità territoriale della Bosnia-Erzegovina e gli Accordi di Dayton, ma staremo saldamente al fianco della Republika Srpska e del suo popolo,” ha dichiarato Vučić.
A sostegno di Dodik anche il leader del Partito Popolare Democratico del Montenegro, Milan Knežević, secondo cui il processo giudiziario contro il presidente della Republika Srpska è parte di un’operazione politica contro chi difende apertamente gli Accordi di Dayton:
“Dodik è sotto attacco perché difende la Republika Srpska e gli Accordi di Dayton. Chi cerca di impedirgli contatti internazionali vuole impedire che la verità venga ascoltata fuori dai soliti schemi,” ha dichiarato Knežević.
Nel panorama europeo, l’Ungheria continua a essere il più solido alleato di Banja Luka. Il vice ministro degli Esteri ungherese Levent Magyar ha visitato la Republika Srpska, ribadendo che il suo Paese si oppone a ogni tipo di sanzione:
“Siamo qui per dimostrare il nostro sostegno al presidente Dodik, che è oggetto di una campagna politica. Non è giusto trattare la Republika Srpska come un nemico,” ha detto Magyar.
Secondo il professor Miloš Šolaja, docente all’Università di Banja Luka, il crescente interesse occidentale per la posizione della Republika Srpska indica che i rapporti interni all’UE stanno cambiando:
“Molte cose cambieranno presto. Le dinamiche all’interno dell’UE devono essere ridefinite, e anche l’ONU dovrà occuparsi di questa situazione,” ha affermato Šolaja.
Infine, diversi analisti avvertono che eventuali sanzioni europee contro la Republika Srpska non solo sarebbero inefficaci, ma anche contrarie ai principi democratici dell’Unione stessa.