
(AGENPARL) – mar 10 settembre 2024 Prot. n.______ Federico Marini
CLIMATE CHANGE – Siccità, caldo e cambiamenti climatici
preoccupano anche gli artigiani sardi. Oltre 6mila imprese “idro-esigenti”
con 18mila dipendenti. Preoccupa anche lo “spreco d’acqua”: si perde il
52,8% di quella immessa in rete. Meloni e Serra (Confartigianato Sardegna):
“Continuare a programmare interventi e sfruttare al meglio i Fondi Europei”.
Associazioni La siccità, il caldo torrido di luglio e agosto e, in generale, i cambiamenti climatici,
Territoriali preoccupano anche gli artigiani sardi.
Sud Sardegna
Proprio la scarsità d’acqua potrebbe influenzare l’attività di oltre 6mila imprese,
Cagliari con più di 18mila lavoratori, e di gran parte del sistema produttivo regionale.
Via Riva Villasanta 241
“Imprese idro-esigenti dell’Isola”, che ha preso in esame il perimetro delle attività
Oristano
Via Campanelli, 41 manifatturiere e di quelle dei servizi alla persona, in base all’indicatore Intensità d’uso
Nuoro cui 1.534 artigiane, attive nei 10 settori manifatturieri “water intensive” che consumano
Via Brig.Sassari, 37 quasi il 32% delle risorse idriche isolane. I primi 10 con una più elevata intensità di
utilizzo dell’acqua sono quello estrattivo con 21,7 litri utilizzati per euro di produzione
Sassari venduta, seguito dal tessile (20,9 litri per euro), petrolchimica (17,5 litri per euro),
Via Alghero, 30
ceramica, cemento, ecc. (11,2 litri per euro) carta (10,1 litri per euro) e prodotti in metallo
Gallura Olbia
Via Sangallo 67 (7,4 litri per euro). In queste operano 9.534 addetti, di cui 3.735 artigiani.
estetisti etc) che di fatto consumano per uso imprenditoriale acqua in quantità superiore
ad una famiglia. In questo perimetro operano altre 4mila imprese con 8.500 addetti.
Il tutto, per questo, coinvolge complessivamente, 6.164 attività produttive per
oltre 18mila dipendenti. La siccità in corso, ha influito anche sulla regolarità della
fornitura idrica nella maggior parte delle zone turistiche dell’Isola.
“Le elevate temperature di luglio e la crisi idrica che sta colpendo gran parte della
Sardegna, evidenziano la rilevanza delle conseguenze del cambiamento climatico, per le
quali cresce la preoccupazione dei cittadini e degli imprenditori – commenta Giacomo
Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – la prevenzione dei danni
derivanti dal climate change e le criticità della rete idrica richiedono investimenti
pubblici per la manutenzione del territorio, pesantemente ridotti nel passato”. “E’
necessario, con estrema rapidità – aggiunge Daniele Serra, Segretario Regionale –
continuare a ripensare alle priorità del PNRR e sfruttare quindi le risorse europee per
ammodernare e realizzare gli invasi e le reti distributive per poter affrontare meglio una
eventuale emergenza idrica che, in futuro, potrebbe mettere in seria difficoltà le attività
produttive e tutti i sardi”. “E’ il momento giusto per continuare a programmare e
progettare per non farci trovare impreparati di fronte al perdurare di assenza di
precipitazioni – conclude il Presidente Meloni – senza dover rincorrere l’emergenza e
Confartigianato Imprese Sardegna
senza dover adottare, se fosse necessario, misure drastiche”.
Lo spreco d’acqua.
Assai preoccupante è la situazione sula condizione delle infrastrutture idriche
nell’Isola; secondo una recente indagine della CGIA di Mestre, la Sardegna è al quarto
posto tra le regioni più “sprecone d’acqua”: Nell’Isola, ogni giorno, vengono immessi
nelle reti 424 litri pro capite e se ne perdono 224, equivalente al 52,8%, contro una media
nazionale del 51,9%. La regione più sprecona è la Basilicata con il 65,5% di perdite,
seguita dall’Abruzzo con il 62,5%. Quella più virtuosa è l’Emilia Romagna con solo il
29,7% di acqua che si perde.
Tra i capoluoghi sardi il più sprecone è Sassari con il 63,4% delle perdite
(11esimo nazionale), seguito da Oristano con il 60,4% (14esimo), da Nuoro con il 55,1%
(19esimo) e Cagliari con il 53,5% (25esimo). La città sarda più virtuosa è Carbonia con
solo il 21,7% degli sprechi (90esima su 109).
Analisi nazionale.
Un monitoraggio, condotto dall’Istat, sulle preoccupazioni ambientali di cittadini e
imprenditori, evidenza come nella popolazione cresca la preoccupazione per i
cambiamenti climatici, espressa dal 58,8% della cittadinanza, oltre due punti in più del
56,7% nel 2022 e oltre sei punti in più del 52,2% del 2021.
Nel 2022, secondo l’elaborazione di Eurostat dei dati Agenzia europea
dell’Ambiente (EEA), l’Italia è al primo posto tra i 27 paesi dell’Ue per danni da eventi
meteorologici estremi e legati al clima, con 284 euro per abitante, un valore 2,4 volte la
media Ue di 117 euro per abitante. Negli ultimi dieci anni (2013-2022) l’Italia ha
cumulato danni per 50,0 miliardi di euro (valutati a prezzi costanti anno 2022), pari a 5
miliardi di euro all’anno.
All’alta esposizione dell’Italia a queste tipologie di rischi contribuiscono la scarsa
manutenzione e la riduzione della dotazione di infrastrutture deputate alla difesa del
territorio. Il capitolo di spesa per investimenti pubblici che comprende le opere a tutela
del territorio nei dieci anni precedenti alla pandemia, in rapporto al PIL, si è dimezzata,