
Stefano Tardugno, nato nel 1970, è un imprenditore milanese con una vasta esperienza nei settori alberghiero, alimentare e, in precedenza, nell’industria meccanica, in cui la sua famiglia opera dagli anni ’60. Già dirigente di Alleanza Nazionale, Tardugno è oggi vicino a Fratelli d’Italia e presiede l’Unione Patriottica, un’associazione identitaria di destra che conta oltre trecento simpatizzanti tra Lombardia, Piemonte e Liguria.
In questa intervista, Tardugno riflette sul suo ritorno alla politica attiva dopo un lungo periodo dedicato esclusivamente al lavoro e alla famiglia, analizzando il panorama politico attuale e delineando la sua visione per il futuro dell’Italia e delle sue istituzioni. Esplora il ruolo della politica nel sostenere l’imprenditoria, discute l’importanza di valorizzare l’identità nazionale e condivide il suo impegno per una destra che difenda i valori tradizionali. Con uno sguardo attento alle sfide locali e nazionali, Tardugno offre una prospettiva critica ma costruttiva su come affrontare le complesse problematiche del nostro tempo.
Domanda. Lei è stato tra i promotori di Alleanza Nazionale a Milano, ascoltato consigliere e fidato collaboratore di assessori e deputati, poi per oltre vent’anni si è dedicato solo al lavoro e all’impresa di famiglia, come motiva il suo ritorno in campo con l’Unione Patriottica e Fratelli d’Italia?
Stefano Tardugno. La politica per me è impegno civile, determinazione a migliorare noi stessi ed il mondo che ci circonda. Per sintetizzare le nostre posizioni spesso usiamo dei motti. Diciamo patria, diciamo famiglia… ma saremmo ridicoli se le facessimo rimanere solo parole. Ecco: proprio la famiglia ha avuto bisogno di me dalla malattia di mio papà e mi sono dedicato solo al lavoro. Eravamo una famiglia tradizionale: con il sistema sociale italiano, creato da comunisti e democristiani, se non sei affiliato a qualche parrocchia o sezione “giusta” puoi morire di fame. Questo ho fatto per tanti anni, poi la mia ritrosia a chiedere favori per me stesso mi ha tenuto ancora lontano dalla politica attiva: nel frattempo AN, a cui avevo contribuito, era diventato partito fondamentale in vari governi: non volevo apparire uno che torna per chiedere o godersi dei vantaggi. Privatamente oltre ad idee e valori, ho sempre mantenuto amicizie e contatti personali ed oggi, coinvolto da alcuni di questi amici, mi sento in dovere di dare il mio contributo. L’Unione Patriottica è un circolo politico culturale indipendente e apartitico, siamo autonomi ma naturalmente vicini al centrodestra, in particolare a Fratelli d’Italia, dove ho tanti vecchi amici che, negli anni, hanno fatto carriera…
Domanda. Come giudica l’operato di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia come primo partito italiano, al governo nazionale e di tante regioni e comuni?
Stefano Tardugno. Credo che Giorgia Meloni sia una fuoriclasse: come a suo tempo Berlusconi, mutatis mutandis, ha cambiato un paradigma della politica ed è percepita come una persona genuina, del popolo, “una come noi”: questa cosa fa impazzire i suoi avversari (ed anche qualche alleato) che non avranno mai quel talento. Inoltre, la Meloni ha il privilegio di potersi avvalere del più acuto e raffinato degli ispiratori: il Presidente Ignazio La Russa.
Unione Patriottica tuttavia è indipendente, ribadisco, non condividiamo tutte le posizioni attuali di Fratelli d’Italia. Ma non bisogna dimenticare la ragion di Stato: alcune posizioni del Governo sono necessarie, obbligate e per certi versi obbligatorie.
Non siamo nemmeno al secondo anno del primo governo dei patrioti in Italia: non c’è stata una rivoluzione né un’altra marcia su Roma; siamo tutti scrupolosi osservanti della Costituzione sulla quale, a vario titolo, abbiamo giurato ed i cambiamenti in questo contesto richiedono più fatica e soprattutto tempo. Non posso però nascondere che l’attuale posizionamento dell’Italia, in politica estera, soprattutto nei confronti della Russia, mi crea qualche disagio.
Domanda. In Lombardia il centrodestra governa ininterrottamente da tanti anni e sembra mancare di respiro… Come migliorare l’azione politica della regione e meglio comunicarla ai cittadini lombardi?
Stefano Tardugno. Premetto che non sono un appassionato del sistema regionale e credo che bisognerebbe restituire allo Stato buona parte delle competenze, ci sono persone in regione Lombardia che stanno facendo un ottimo lavoro: in particolare apprezziamo e siamo in contatto diretto con il capogruppo di Fratelli d’Italia, il professore Christian Garavaglia, docente universitario, tecnico ed economista molto preparato, con una grande esperienza amministrativa come sindaco. Con Marco Gravina stiamo creando un tavolo di lavoro sulla provincia di Milano. Servono persone che, come Giorgia Meloni, sappiano parlare al cuore delle persone: è necessario creare un’empatia tra le Istituzioni –e chi le conduce- ed i cittadini. Crediamo di poter dare un contributo in tal senso: siamo tutti persone con attività, professioni, impieghi e crediamo che questi vadano rimessi al centro dell’azione politica e di governo.
Domanda. Milano città, invece, sembra essere diventata una roccaforte del centrosinistra, nonostante gli evidenti problemi di viabilità, degrado e sicurezza che affliggono i milanesi… Come invertire la rotta?
Stefano Tardugno. È uno dei motivi per i quali ho deciso di impegnarmi in politica: Milano è devastata dalle follie eco immigrazioniste arcobaleno
La sicurezza non è più garantita e quasi nemmeno più la proprietà privata: per questi sinistri amministratori è normale eleggere nelle Istituzioni occupanti abusivi di case, lasciare in circolazione zingari con centinaia di reati come curriculum, e tollerare bivacchi di clandestini che altro ruolo non hanno che molestare i bravi cittadini milanesi, in particolare le donne! Ed hanno anche la faccia tosta di sproloquiare di patriarcato e questione femminile… questi ipocriti…
La destra sola difende e valorizza le nostre donne, con le molte bravissime elette di FdI ed in testa le sorelle Meloni. Sì, le sorelle: se ne facciano una ragione! Va rivista l’organizzazione cittadina: l’amministratore di condominio non può più essere il modello di sindaco per Milano, in particolare, nonostante ciò che crede Sala, il Sindaco di una città deve avere un ruolo fondamentale nel garantire anche la sicurezza dei propri concittadini e la Polizia Municipale non serve solo ad elevare contravvenzioni, spesso anche ingiuste. Bisogna smantellare l’abusivismo e far rivivere, nella nostra cultura, quartieri che a causa di governi e amministratori rossi sono ridotti a banlieue. Credo che il nostro avvocato Max Francioli sia la persona giusta per portare queste istanze all’attenzione del Consiglio Comunale e promuovere le adeguate iniziative, e in effetti, sta già raccogliendo proposte ed elaborando un interessante progetto civico alternativo.
Domanda. Lei è milanese ma anche molto legato alla Liguria che, tra poco, torna al voto dopo le vicende giudiziarie nelle quali è stato coinvolto il presidente Toti. Il centrodestra vuole confermarsi forza di maggioranza e di governo.
Stefano Tardugno. Sono legato alla Liguria da “antichi” trascorsi, stima ed amicizie. La vicenda giudiziaria del presidente Toti è indegna di un Paese che pretende di dichiararsi democratico e, seppur non sia mai stato un fan dei partitini centristi, Toti ha il merito storico di aver risvegliato la splendida Liguria da un torpore dovuto a decenni di governi di sinistra. La Liguria sta ripartendo grazie al lavoro della giunta di centrodestra, sarebbe folle fermarsi ora, oltre che ingiusto verso i cittadini liguri. Basta guardare tutte le opere avviate e realizzate in questi anni. La Liguria ha ancora molto da fare ma anche moltissimo da dare al Paese L’Unione Patriottica ha grande stima per Augusto Sartori, assessore regionale uscente, e ne supporterà la rielezione.
Domanda. Fra tutti i politici di oggi, quali sono, secondo lei, le tre figure più autorevoli dello scenario italiano?
Stefano Tardugno. Certamente Ignazio La Russa: facendo politica a Milano ho avuto il privilegio di conoscerlo e vederlo all’opera ancora prima degli importantissimi ruoli ministeriali ed istituzionali che negli anni ha ricoperto.
Un vero cavallo di razza della politica italiana, uomo delle istituzioni che ha conservato coerenza e dignità, accrescendo stima e consensi trasversali: credo sarebbe un buon Presidente della Repubblica. Altro politico vecchio stampo che stimo, pur avendo avuti altri percorsi, è l’eurodeputato Mario Mantovani, persona solida e saggia, molto radicato sul territorio. Infine, seppur il suo impegno politico sia molto recente, credo che ci riserverà delle sorprese positive il Generale Roberto Vannacci, oggi Eurodeputato.
Domanda. Lei proviene dal mondo dell’impresa, cosa possono fare le istituzioni pubbliche per dare una mano concreta allo sviluppo del nostro sistema produttivo che arranca?
Stefano Tardugno. La cosa migliore che la politica può fare per l’impresa è starne lontano, lasciarci lavorare.
Vincoli, lacci, lacciuoli, adempimenti ed istituti inutili sono il vero problema delle imprese in Italia, molto più della pressione fiscale. Le nostre imprese ed i lavoratori dipendenti sono sottoposti ad un tale numero di incombenze da soffocarle, per non parlare dei costi e del tempo da dedicare a consulenti, “esperti” e professionisti vari indispensabili per fare attività obbligatorie, in realtà del tutto inutili. Gli anni duemila sono stati un calvario per le imprese italiane, questa Europa non mi piace principalmente per la tendenza, che definirei feticista, di normare ogni singolo aspetto delle nostre vite: esiziale per le aziende. Per non parlare delle masochistiche e demenziali politiche euro-eco-green, ideologiche e retrograde.
Domanda. In Italia, tutti gli indicatori statistici e gli studi sociologici, confermano la scomparsa del cosiddetto ceto medio e la crescita della povertà fra la popolazione… Come intervenire secondo lei?
Stefano Tardugno. Ci ricolleghiamo alla risposta precedente: chissà che il fine non sia proprio questo: poche multinazionali a produrre e noi tutti piccoli robot, incatenati ed indebitati…
Ogni cosa nella nostra società sembra ormai finalizzata ad indurre il consumo di beni o servizi di cui non abbiamo alcun bisogno: il ceto medio muore indebitandosi per comprare smartphone o per andare vacanza.
Il mio affetto per la Liguria di cui parlavamo ha origini antiche: una volta noi famiglie del ceto medio ci trasferivamo al mare o in montagna per gli interi tre mesi estivi, oggi quel che resta del ceto medio chiede finanziamenti per fare due settimane di vacanza. Dove va quella ricchezza? Viene drenata, esce dal circuito produttivo e della vita delle persone. Si deve intervenire valorizzando gli italiani, il loro lavoro, la loro capacità, anche creativa. La finanza internazionale e governi di incapaci (nella migliore delle ipotesi) hanno distrutto le attività che davano benessere al ceto medio: la combinazione di delocalizzazione delle produzioni ed immigrazione è stata una rovina per tutti noi. Bisogna invertire questa tendenza andando nella direzione esattamente opposta
Domanda. Una delle tematiche più sentite dagli italiani, in particolare dagli elettori di destra, è certamente quello dell’immigrazione clandestina e delle sue conseguenze. Un fenomeno che, nonostante le promesse elettorali, nessun governo sembra avere fermato…
Stefano Tardugno. Contrastare le migrazioni è una necessità: non possiamo permettere che orde di clandestini si impadroniscano delle nostre città. Inoltre, nessuno ha il coraggio di dire che si devono scegliere gli immigrati eventualmente necessari e le culture di provenienza che devono essere compatibili con noi e le nostre vite: non si possono accettare più ingressi dall’Africa e dal Medio Oriente, bisogna fare una cernita di chi è già presente, rimpatriando coattivamente gli indesiderabili ed incoraggiando al rientro altri. Giorgia Meloni ha impiegato questi meno di due anni ad accreditarsi, anche con operazioni talvolta discutibili, a livello internazionale e non ha ritenuto urgente fare una politica decisa in tal senso; ora anche importanti alleati europei, come la Germania, si stanno rendendo conto della situazione. In questo contesto ho fiducia che la Meloni possa tornare a far sentire la propria voce per cambiare il paradigma della solidarietà tra i Paesi UE: non per distribuirsi immigrati indesiderati ma per difendere i confini comuni.
10) Passando e concludendo, con argomenti più leggeri, ci hanno informato anche delle sue passioni per lo sport, il calcio e il tiro a segno in particolare, e per le eccellenze eno gastronomiche italiane, ci dica qualcosa in merito
Ero tifoso ma non seguo più il calcio, è l’immagine di come rischia di diventare la nostra società se non raddrizziamo al più presto le cose: una volta era un’eccellenza italiana non solo per i talenti ma anche per i Presidenti alla Berlusconi e Moratti che rappresentavano la nostra imprenditoria, il nostro spirito… da chi sono stati sostituiti? Fondi internazionali… Il mondo del tiro dinamico sportivo, al contrario mi appassiona: è una realtà ancora verace, fatta di piccoli numeri e di grandi valori sportivi dove si insegnano correttezza e prudenza; va tutelato dagli sciocchi pregiudizi di persone che non sanno nulla di oplologia!
L’enogastronomia è in effetti una mia grande passione, da sempre ho tra i miei migliori amici ristoratori, albergatori e produttori.
Mi piace girare e scoprire luoghi e locali: ogni zona, addirittura ogni famiglia ha le proprie ricette. Credo rappresenti al meglio l’Italia: ricca di storia, tradizione e creatività. La nostra cucina, e ancor prima la nostra diversificata produzione agroalimentare, ricche delle tradizioni dei tanti territori, rappresentano il valore delle differenze che uniscono e formano la nostra identità nazionale.


