
(AGENPARL) – ven 16 giugno 2023 CGIL SICILIA
UFFICIO STAMPA
COMUNICATO STAMPA
Ivg: Cgil Sicilia, sempre più difficile negli ospedali pubblici per il
numero ridotto dei medici non obiettori. Il sindacato chiede al governo
regionale un tavolo su “donne e salute”
Palermo, 16 giu- In Sicilia il carico di lavoro settimanale di ogni
ginecologo non obiettore per singola struttura è in media di 16,1
interruzioni volontarie di gravidanza contro la media nazionale di 9
Ivg. Il dato, contenuto nell’ultimo rapporto ministeriale sull’Ivg in
Italia relativo al 2020, è diffuso e commentato dalla Cgil Sicilia che
rileva che “benchè il numero dei ginecologi non obiettori sia aumentato
in percentuale passando dal 14,2% del 2019 al 18,4% del 2020 – dicono
Gabriella Messina, segretaria confederale regionale ed Elvira Morana,
responsabile del dipartimento regionale politiche di genere- si tratta
sempre di percentuali risicate peraltro su un numero totale di
ginecologi nelle strutture pubbliche che va riducendosi per la crisi del
Servizio sanitario regionale”. Le due esponenti della Cgil
sottolineano “i rischi per la salute delle donne e per l’esercizio del
diritto all’autodeterminazione”. “Se si aggiunge la disomogeneità
territoriale del servizio Ivg – dicono ancora Messina e Morana- e le
carenze dei consultori si capisce come la situazione sia difficile in
Sicilia”. La Cgil chiede dunque al governo regionale “l’apertura di un
apposito confronto che prenda in considerazione tutto l’arco della vita
delle donne e che anche attraverso la medicina di genere ne possa
garantire il diritto alla salute e all’autodeterminazione”. “La
garanzia del servizio di interruzione volontaria della gravidanza –
affermano Messina e Morana- passa da un’adeguata organizzazione,
assicurando in primo luogo un numero sufficiente di figure
professionali. Oggi in Sicilia- proseguono- considerate anche le marcate
carenze di organico e di medici non obiettori le Ivg negli ospedali
pubblici sono sempre più difficili. Di questo tema e del diritto alla
salute delle donne vogliamo discutere con le istituzioni”.
2023 dac