[lid] – Intervento della Professoressa Antonella Caroli Palladini, Presidente dell’associazione Italia Nostra al convegno degli Stati Generali del Patrimonio Italiano «La valorizzazione dei beni e del patrimonio culturale – Azioni – Iniziative – strategie».
BASSANI-SPADOLINI: SINTESI DI UN RAPPORTO
Antonella Caroli
Presidente nazionale Italia Nostra
Giorgio Bassani, scrittore, giornalista, insegnante, poeta, sceneggiatore, fu il fondatore, insieme ad altri intellettuali, dell’associazione Italia Nostra, che oggi conta migliaia di iscritti e oltre 200 sezioni a presidio dei territori per il recupero e la salvaguardia delle bellezze storico-artistiche, paesaggistiche e naturali della nazione. Bassani delineò così la nascita e la missione di Italia Nostra, nonché quello che l’associazione significava per lui: fare politica senza essere dei politici, senza ricavi o guadagni, ma solo per il dovere morale di fare tutto il possibile per tutelare il patrimonio culturale e ambientale italiano.
Dai suoi testi emergono l’attualità e la concretezza delle denunce e delle azioni di Italia Nostra su fatti gravi che mettevano a rischio il patrimonio culturale, indicando anche la strada per ottenere i risultati necessari a salvare beni in pericolo e spesso abbandonati al degrado.
Fulco Pratesi, nella quarta di copertina del volume “Italia da Salvare”, edito da Einaudi nel 2005, scrive: “Come sarebbe stata l’Italia senza il generoso impegno di Italia Nostra e di Giorgio Bassani che della benemerita associazione è stato presidente dal 1965 al 1980. Certo più degradata di quanto oggi non sia”.
Giorgio Bassani nasce a Bologna nel 1916 da una famiglia ebraica di Ferrara, città in cui trascorre la giovinezza per poi tornare a Bologna per compiere gli studi universitari e laurearsi nel 1939 in Lettere Moderne.
A seguito della promulgazione delle leggi raziali, Bassani inizia a collaborare alle attività della Resistenza al regime, che lo porteranno all’arresto nel 1943.
Nel 1940 comincia a scrivere, sotto pseudonimo per nascondere la sua origine ebraica. Dopo la guerra si trasferisce a Roma dove pubblica, tra il 1945 e il 1951, le sue prime raccolte poetiche, alle quali seguono numerose altre opere fino al romanzo “Il giardino dei Finzi-Contini”,che portò Bassani a vincere il Premio Viareggio nel 1962.
Oltre al volume di poesie, alla raccolta di saggi, e ad altri scritti di letteratura, Bassani collabora con riviste importanti come “Botteghe oscure”, diventa consulente e direttore della casa editrice Feltrinelli, e anche vicepresidente della Rai.
Insegna anche in diverse università dell’America del Nord, portandovi la cultura italiana, tanto da essere celebrato anche dall’Istituto italiano di cultura di New York. Attività di questo genere sono state intraprese per anni anche dalla sezione di Trieste di Italia Nostra con gli Istituti italiani di cultura in diversi Paesi, per far conoscere anche all’estero le azioni di tutela del patrimonio culturale del nostro Paese.
Bassani si spegne a Roma, dopo un lungo periodo di malattia, il 13 aprile 2000. Nel 2002 nasce la Fondazione “Giorgio Bassani”, istituita presso la biblioteca comunale di Codigoro (Ferrara), a lui in titolata. Nella cittadina delle valli del Po lo scrittore aveva infatti ambientato il romanzo “L’airone”.
Nel periodo del dopoguerra Bassani ha vari incontri a Roma con personaggi del mondo culturale e politico. Tra questi anche Giovanni Spadolini, con il quale inizia un rapporto di collaborazione negli anni ’70, quando su iniziativa proprio di Spadolini viene istituito il Ministero per i beni Culturali e Ambientali. E lo stesso Spadolini fu il primo ministro del nuovo dicastero dal 19 dicembre 1974 al 12 febbraio 1976. La legge istitutiva intese affidare unitariamente alla specifica competenza di un ministero appositamente costituito la gestione del patrimonio culturale e dell’ambiente, al fine di assicurare l’organica tutela di interessi di estrema rilevanza sul piano interno e nazionale. Il nuovo ministero raccolse le competenze e le funzioni in materia che erano in precedenza del dicastero della Pubblica Istruzione (Antichità e Belle Arti, Accademie e Biblioteche), del Ministero degli Interni (Archivi di Stato) e della Presidenza del Consiglio dei ministri (Discoteca di Stato, editoria libraria e diffusione della cultura).
Il 17 gennaio 1975, durante un incontro formale tra il consiglio direttivo di Italia Nostra e il nuovo ministro dei Beni Culturali e Ambientali, Bassani affermava (dal Bollettino di Italia Nostra n. 125 del 1975):
“Ricordo che in un nostro incontro di circa un mese fa ci trovammo d’accordo su di un punto fondamentale: che noi, cioè, Le indicassimo alcuni temi qualificanti. I problemi del patrimonio artistico e naturale italiano sono tanti e così enormi che se un Ministero come il Suo li volesse affrontare tutti in una volta (e dovrà in qualche modo affrontarli in maniera globale) rischierebbe probabilmente di mettersi in una situazione di stallo.
Ne ricordo alcuni.
Ci pareva opportuno che un tema come quello di Venezia, estremamente importante non soltanto di per sé, ma anche ideologicamente perché investe il problema più generale dei centri storici italiani, fosse affrontato in modo deciso, chiaro: un modo che servisse anche da campione per altri centri storici italiani: risolviamo intanto questo, altri verranno in seguito.”
In questo intervento ricordava poi i problemi dell’Argentario minacciato dalla speculazione edilizia, della Certosa di Padula, dell’Appia antica e pure di Portofino, che “non è ammissibile sia ancora oggetto di mercanteggiamenti e di manomissioni”.
Ma, tornando al suo rapporto con Spadolini, volentieri leggo alcune delle parole che il neoministro dei Beni culturali rivolse a Bassani, dalle quali emerge chiaramente il rapporto di amicizia e rispetto che li legava (sempre dal Bollettino di Italia Nostra n. 125 del 1975):
“Caro Presidente, ringrazio del saluto che Lei, con parole così affettuose, mi ha rivolto. Sono lieto che la visita a «Italia Nostra» segua, a distanza di poche ore, il varo che il Senato della Repubblica ha fatto del decreto istitutivo del Ministero dei Beni culturali. C’è una coincidenza significativa nel fatto che la massima associazione culturale, animatrice della battaglia per la tutela e la conservazione del patrimonio artistico e naturale della nostra Repubblica, sia il primo organismo cui io renda omaggio come ministro per i Beni culturali (…)
Il decreto legge che ha istituito il nuovo Ministero ha costituito uno strumento di emergenza, volto a sottolineare drammaticamente una situazione di emergenza, dopo tanti anni di tergiversazioni, di rinvii, di esitazioni, di colpevoli negligenze del potere politico. Il fatto che sia stato adottato uno strumento così eccezionale, così inedito nell’istituzione dei Ministeri, e che il voto del Parlamento abbia risposto con una sollecitudine senza precedenti, dimostra che il valore di testimonianza morale dato dal Partito repubblicano a questa scelta è stato recepito da tutti i settori del Parlamento. Detto questo, voglio anche richiamare gli amici di «Italia Nostra» alla complessità e gravità dei problemi che sono davanti a noi, per non generale la minima illusione sulle possibilità immediatamente operative del nuovo Ministero. Voi vi battete da molti anni e le nostre strade si sono incontrate già altre volte, soprattutto nel periodo della mia lunga direzione del «Corriere della Sera», il periodo che ha ricordato, con parole così toccanti, l’amico Bassani. Riuscii a far scrivere Bassani sul «Corriere», dopo anni di repugnanza al quotidiano, e la sua collaborazione caratterizzò, vorrei dire qualificò, la mia direzione col suo prestigio e con quell’identità di vedute morali, politiche e civili che è stata da lui stesso, adesso, ritestimoniata”.
E prosegue:
“Dobbiamo puntare, dicevo, a un centro il più possibile sburocratizzato, il più possibile aperto agli apporti del mondo della cultura, anche se con precisi confini sulle competenze. Dobbiamo trovare, cioè, il punto di incontro fra il potere politico, necessariamente in qualche misura burocratico, e l’apporto delle energie spontanee dei gruppi come «Italia Nostra» e dei gruppi organizzati delle università e della cultura. (…)
E qui, ovviamente, io conto sul vostro appoggio, sul vostro conforto, sui vostri consensi e consigli; cercheremo senz’altro fra «Italia Nostra» e il Ministero, un efficace mezzo di collegamento, volto a inserire le posizioni di un gruppo di opinione e di pressione, che si muove con assoluta discrezionalità, nella realtà paralizzante dei regolamenti con cui, come erede della Pubblica Istruzione, devo fare i conti.
Voglio avviarmi alla conclusione di questo mio breve intervento dicendovi che interpreto il mio incarico ministeriale come una missione, non cercata né sollecitata. Fu una prospettiva così angosciosa che chiesi, all’inizio, tre giorni di tempo per decidere al Presidente Moro. L’ho accettata solo con un valore di testimonianza per la cultura e per il Paese, testimonianza che conosce il solo limite della coscienza individuale. Ritengo infatti che sia dovere nostro dare testimonianza fino in fondo in questo campo e non accettare compromessi oltre il limite della ragione politica.
Voglio quindi tranquillizzare il caro amico Presidente Bassani: io mi considero in primo luogo, a titolo personale, un esponente anomalo della classe politica, approdato al Senato dalla lunga esperienza universitaria e giornalistica, e approdato nelle circostanze particolarissime della primavera del ’72, e non disposto affatto ad essere risucchiato dai giochi di potere. Sono deciso a valermi di questa posizione fortunata – anche perché appartengo ad un piccolo Partito d’opinione che non stringe nella morsa degli apparati e lascia libertà di coscienza e sopravvivenza intellettuale – per servire come posso il mio Paese nei vari campi: l’università prima, i beni culturali oggi. Ma sono prontissimo a rinunciare ai cosiddetti, apparenti, vantaggi del potere, il giorno in cui esso si rivelasse incompatibile con la mia personale visione delle cose, con la mia concezione dello sviluppo del Paese sul piano della cultura”.
Con tenacia, dunque, uscendo gradualmente da una visione elitaria, quel ridotto gruppo di intellettuali ha cercato di diffondere una nuova visione ambientalista in cui difesa e salvaguardia sono i costanti termini di riferimento per lo sviluppo culturale e democratico del Paese.
Con piena consapevolezza, Bassani sostiene la stretta coniugazione di ambiente e cultura come peculiarità del nostro Paese, nel quale la storia e l’arte da un lato, e la natura e il paesaggio dall’altro, sono da considerarsi come un tutt’uno, coniugazione che ancora oggi caratterizza la visione dell’associazione (da “Italia da Salvare. Gli anni della Presidenza di Italia Nostra (1965-1980)”, ed. Feltrinelli):
“Nella difesa ambientale io comprendo, ovviamente, oltre al patrimonio naturale, quello storico e artistico, che costituisce l’oggetto della mia particolare preoccupazione, e a cui annetto una importanza somma […]. Il patrimonio artistico italiano è la prova, la testimonianza puntuale, del processo spirituale che ha cambiato il profilo della civiltà. È per questo motivo che l’Italia, per me, ha un carattere «sacro»”.
L’Italia è dunque un Paese “sacro”, da difendere dagli speculatori e dagli affaristi senza scrupoli ma, attenzione, Bassani non è contrario alla tecnologia e al progresso, anzi, spesso soleva ricordare che:
“non è che fossimo contro la civiltà tecnologico-industriale nel cui ambito ormai stavamo e, in qualche modo, eravamo soddisfatti di stare. Volevamo tuttavia che essa, la civiltà tecnologico-industriale, si desse una religione. (…) Ci guardiamo bene dal sognare che l’Italia e il mondo tornino indietro, verso la civiltà agricolo-forestale da cui tutti proveniamo. Vogliamo però che la civiltà tecnologico-industriale, di cui facciamo parte, la smetta di tentare di convincere il mondo che è opportuno l’avvento di (…) un’epoca di consumatori-consumati. Noi siamo diversi, vogliamo che gli uomini continuino a essere uomini”. (dal Bollettino di Italia Nostra n. 237 del 1986)
Bassani sceglie dunque come suo appoggio ideale Italia Nostra, lontana dalla politica, che di fatto diventa azione politica di tutela per il territorio e per realizzare un equilibro tra gli interessi economici e culturali.
Questo era Bassani. In ogni sua intervista, articolo, discorso, che parlasse con un ministro o un amico, senza alcun indugio ricordava casi concreti su cui era necessario agire.
I discorsi e gli interventi di Bassani per Italia Nostra rappresentano una lezione importante ancora oggi, anni in cui l’associazione è sempre sulle barricate per combattere soprusi e assalti ai beni culturali e al paesaggio. La sua presenza è ancora attuale e viva, e va trasmessa ai soci e ai militanti dell’associazione, e ai cittadini tutti, soprattutto alle nuove generazioni.