
(AGENPARL) – Roma, 16 mar 2021 – “L’urgenza di uscire il prima possibile dalla crisi richiede una Pubblica amministrazione forte e credibile, che abbia non solo gli strumenti, ma anche la reputazione per scommettere sul futuro e sulle transizioni digitale ed ecologica che l’Europa indica per tornare a crescere”. Lo scrive il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, in un intervento pubblicato oggi sul Sole 24 Ore, dal titolo “Una riforma liberale perché è dalla parte di cittadini e imprese”.
“Il tempo stringe”, afferma il ministro. “Per qualificare l’offerta di servizi e migliorare la vita di cittadini e imprese, ho l’obbligo di cominciare da coloro che il presidente Mattarella ha definito «il volto della Repubblica». Due terzi dei dipendenti pubblici sono costituiti dal personale della sanità, della scuola e della sicurezza. È un errore dipingerli un giorno come eroi e l’altro procedere per generalizzazioni ingenerose, scambiando i pochi che si considerano una corporazione di intoccabili per il tutto, quello che ogni giorno, in ogni settore, dai tribunali ai musei, incarna la presenza viva dello Stato”.
È un altro errore, secondo il ministro, leggere e analizzare separatamente i due atti della scorsa settimana: le linee programmatiche sulla P.A. presentate il 9 marzo in Parlamento e il Patto Governo-sindacati per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale, siglato il 10 marzo a Palazzo Chigi: “Sono parte della medesima strategia: garantire l’attuazione del Piano di ripresa e resilienza e la capacità di spesa dei quasi 200 miliardi di fondi europei che arriveranno all’Italia”.
“Avevamo due strade: lo scontro, ovvero congelare ancora i contratti già scaduti (mentre tante categorie del privato hanno già beneficiato dei rinnovi, tra cui alimentari, metalmeccanici, telecomunicazioni, sanità privata), oppure un’assunzione di responsabilità collettiva. Abbiamo scelto il dialogo sociale, che non può che passare per il contratto: è la linfa vitale che può innervare e motivare il cambiamento. Le risorse sono quelle stanziate dal Governo precedente, che in gran parte soltanto nel 2022 si tradurranno in aumenti in busta paga”.
“Pecca di riduzionismo – continua Brunetta – chi non vede o minimizza le similitudini tra il Protocollo Ciampi-Giugni del 1993 e l’accordo del 10 marzo 2021. Similitudini non di contenuti, assolutamente diversi, ma di spirito del tempo. Entrambi sono stati sottoscritti in corrispondenza di due grandi scelte dell’Italia: nel 1993 dopo Maastricht, dunque dopo la decisione di entrare nel processo di convergenza europeo; oggi dopo il Next Generation Eu, per accompagnare il Pnrr. In tutti e due i casi, il Governo mantiene il diritto-dovere di decidere, ma il dialogo sociale viene utilizzato per sostenere e rendere strategica una scelta in un’ottica di partecipazione e corresponsabilità”.
“Chiediamo a un lavoratore autonomo, a una partita Iva, a un imprenditore medio, grande e piccolo – conclude il ministro – di scommettere con noi su uno Stato amico che gli possa semplificare la vita. Vogliamo liberare i cittadini dalle vessazioni e dalle pastoie della cattiva burocrazia. Vogliamo un Paese migliore, più efficiente, più giusto.
Investire sul lavoro pubblico, sui tanti volti della Repubblica, è oggi opera autenticamente liberale”.