
(AGENPARL) – Mon 06 October 2025 Perché ci vuole una città:
quarta edizione bolognese della Giornata Mondiale
della Salute Mentale
Progetti per favorire il benessere mentale di adolescenti e giovani adulti e la
prevenzione delle situazioni di disagio, proposte di percorsi specifici per migranti e
italiani di seconda generazione e tanto altro: per la Giornata Mondiale della Salute
Mentale (10 ottobre), l’Alma Mater, l’Azienda USL, il Comune e la Città Metropolitana
di Bologna consolidano e rilanciano il Recovery College avviato quattro anni fa e
rivolto all’intera cittadinanza – con un focus specifico sui giovani – per insegnare a
prendersi cura del proprio benessere attraverso percorsi formativi condivisi e
laboratori gratuiti, in varie zone della città
Bologna, 6 ottobre 2025 – Venerdì 10 ottobre si celebra la Giornata Mondiale della
Salute Mentale e per l’occasione è stato organizzato un evento, in Aula Absidale
di Santa Lucia (dalle 9.30 alle 12), per fare un punto sul progetto nato per far fronte
alla crisi mentale, mettendo al centro la persona, la famiglia, il contesto sociale,
l’educazione e rende le persone partecipi nella definizione del proprio percorso di cura.
Ricercatrici e ricercatori, docenti ed esperti presenteranno i progetti e i dati raccolti in
questi anni per favorire il benessere mentale di adolescenti e giovani adulti e quanto
strutturato per prevenire situazioni di disagio nelle scuole e all’Università.
“La salute mentale come bene comune… perché ci vuole una città”, è lo slogan
lanciato nel 2022 per il progetto nato dalla collaborazione tra l’Università di
Bologna, l’Azienda USL, il Comune e la Città Metropolitana, per offrire uno
spazio formativo gratuito sulla salute mentale, chiamato Recovery College,
non solo per i cittadini ma anche per gli operatori e le organizzazioni che si impegnano
sul tema. Considerata l’estensione e la complessità del territorio bolognese, il
Recovery College è stato strutturato in cinque gruppi di lavoro territoriali, attivi nei
Centri di Salute Mentale (spoke) che si occupano della co-progettazione dei corsi,
mentre l’hub centrale svolge funzioni di coordinamento, amministrazione,
monitoraggio e comunicazione.
Per quanto riguarda i percorsi “Recovery nelle scuole”, hanno rappresentato
occasioni in cui i giovani hanno potuto presentare i propri problemi ed elaborare
assieme strategie per star meglio come singoli e come comunità.
Nei primi 6 mesi del 2021 gli episodi di autolesione da parte di adolescenti arrivati al
Pronto Soccorso del Maggiore sono stati 27, nel 2025 sono stati 51, praticamente
raddoppiati. Ragazze e ragazzi, incontrati nelle scuole da parte del Dipartimento di
Salute Mentale, sono ben consapevoli delle situazioni di malessere e fragilità e
Ufficio Stampa Università di Bologna
Via Zamboni 33 – 40126 Bologna
chiedono aiuto specialistico. Sentono il bisogno di fermarsi a riflettere e confrontarsi
su eventi, come il suicidio, che colpiscono profondamente le comunità scolastiche. E’
quanto ha mostrato il recente percorso che il Dipartimento di Salute Mentale ha
sviluppato insieme al Liceo Fermi e al Liceo Arcangeli nell’ambito del progetto
Recovery College, in collaborazione con Università di Bologna, Comune, Città
Metropolitana e scuola.
Le richieste di aiuto e supporto psicologico sono numerose anche in ambito
universitario, e per questo l’Alma Mater, negli ultimi quattro anni, ha potenziato il
suo Servizio di Aiuto Psicologico (SAP), al quale si rivolgono ogni anno circa 1000
studenti e studentesse su tutto il territorio del Multicampus. Il rafforzamento del
servizio ha consentito di ridurre consistentemente i tempi di accesso al servizio,
riducendo pressoché a zero le liste d’attesa.
Con l’obiettivo di supportare studenti e studentesse che hanno subito blocchi o
rallentamenti nel corso della propria esperienza universitaria, l’Università di Bologna
ha inoltre attivato il servizio “Passo Passo” caratterizzato dalla speciale ricerca attiva
delle persone che incontrano difficoltà durante il loro percorso universitario. L’insieme
dei servizi offerti dall’Ateneo per supportare chi ha bisogno di aiuto è oggetto della
campagna di promozione e sensibilizzazione “Niente panico”.
Ufficio Stampa Università di Bologna
Via Zamboni 33 – 40126 Bologna
Qualche dato sul progetto
Cosa è successo in questi anni?
Il percorso ha preso avvio nel 2022 con un gruppo di operatori dei servizi di salute
mentale, affiancati da esperti della recovery provenienti da Brescia e dal supporto
scientifico dell’Università di Bologna.
Nel 2023, dopo un anno di incontri e co-progettazione, è nato ufficialmente il
Recovery College di Bologna, con la pubblicazione del primo catalogo formativo: 35
corsi accompagnati da ulteriori attività di recovery, tra cui i laboratori nelle scuole
secondarie di primo grado in cui studenti universitari e adolescenti hanno progettato
insieme iniziative per migliorare il benessere scolastico.
Nel 2024, l’approccio recovery-oriented si è esteso a nuovi contesti: Servizi
Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC), Case di Comunità, servizi per minori e ambito
universitario. Il progetto ha ricevuto, inoltre, un importante impulso finanziario: oltre
410.000 euro provenienti dal 5×1000 e destinati dall’Università di Bologna a ricerche
sugli effetti della pandemia sulle giovani generazioni.
In questo modo, l’Alma Mater è riuscita a consolidare il proprio impegno
attraverso una borsa di dottorato e cinque assegni di ricerca, finalizzati allo
sviluppo di modelli di servizio, strumenti digitali, valutazioni d’impatto e iniziative che
integrano arte e benessere.
E oggi?
Nel primo semestre del 2025, il Recovery College ha registrato un’ulteriore
espansione con l’attivazione di 43 nuovi corsi e l’ingresso di un quinto Centro di
Salute Mentale (CSM) nel progetto, portando a cinque il numero totale dei nodi spoke
attivi sul territorio. Al termine del primo semestre del 2025 si contano 1900
partecipanti.
Sempre nel 2025, sono stati individuati e formalizzati due spazi fisici dedicati
stabilmente alle attività del Recovery College: uno nel centro di Bologna e uno a
Casalecchio di Reno. Questi luoghi nascono con l’obiettivo di diventare punti di
riferimento accessibili per la cittadinanza, spazi aperti dove prendersi cura di sé
attraverso percorsi di formazione, relazione e consapevolezza.
E’ stato anche avviato un progetto all’interno della Casa di Comunità Porto
Saragozza, con un focus più marcato sulla primary care e sul benessere generale.
Sono stati inoltre sviluppati diversi percorsi Recovery Young, pensati per offrire un
modello comunicativo più accessibile ai giovani ed è in corso la progettazione di una
proposta analoga per persone con storie migratorie, senza fissa dimora, etc.
Ufficio Stampa Università di Bologna
Via Zamboni 33 – 40126 Bologna
È nato anche il Recovery College Unibo, un programma formativo rivolto alla
comunità accademica, che indaga i bisogni degli studenti e propone corsi negli spazi
universitari.
Un altro traguardo rilevante è stato l’individuazione di due centri, uno in città e
uno a Casalecchio, dedicati allo sviluppo di attività orientate al recovery: non solo
corsi del Recovery College, ma anche iniziative come la mappatura dinamica, progetti
di inclusione sociale, etc.
Le persone con disagio mentale e i loro caregiver sono stati coinvolti attivamente nella
coprogettazione e realizzazione delle attività del Recovery College, grazie alla
creazione di gruppi eterogenei territoriali. In ciascun polo del progetto (attualmente
cinque), sono stati formati gruppi composti da utenti dei servizi, familiari, operatori
sanitari, assistenti sociali, membri di cooperative e cittadini volontari. Questi gruppi
hanno lavorato in modo collaborativo per progettare corsi e iniziative, creando
occasioni di formazione, confronto e crescita personale.
Chi usufruisce del Recovery College?
Il target primario del progetto continua a essere rappresentato dalle persone con
disagio mentale già prese in carico dai servizi di salute mentale e dai loro familiari.
Si tratta di individui che necessitano di supporto continuativo e che, attraverso questo
percorso, possono essere accompagnati non solo nell’accesso all’assistenza, ma anche
in una trasformazione del modo in cui vivono e interpretano il proprio progetto di
cura.
Il target secondario comprende una platea più ampia di soggetti. In primo luogo, i
cittadini, anche non direttamente coinvolti nei servizi, che mostrano interesse per le
tematiche legate alla salute mentale e che desiderano intraprendere un percorso
formativo e di consapevolezza sul proprio benessere psicologico. A questi si
aggiungono gli operatori dei servizi sanitari e sociali, la cui formazione è centrale per
promuovere un cambiamento profondo nelle modalità di intervento.
Infine, il progetto si rivolge anche all’organizzazione interna dei servizi, con l’intento di
innescare una rivoluzione culturale e strutturale: non solo cambiare i contenuti e gli
strumenti di lavoro, ma trasformare l’intero approccio professionale, promuovendo
una cultura fondata sulla collaborazione, l’inclusione e la centralità della persona.
Il coinvolgimento diretto dei pazienti rappresenta uno dei principi cardine del
progetto. In particolare, viene riconosciuto e valorizzato il ruolo degli esperti per
esperienza (ESP), ovvero persone che hanno vissuto in prima persona un’esperienza
di disagio psichico e che scelgono di mettere questa esperienza a disposizione degli
altri, offrendo supporto, ascolto e condivisione.
Ufficio Stampa Università di Bologna
Via Zamboni 33 – 40126 Bologna
Per il futuro
L’approccio recovery-oriented continua a consolidarsi ed estendersi: la progettualità è
oggi attiva anche in ambito universitario, nella primary care (assistenza sanitaria di
base) e all’interno degli SPDC (Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura), segnando
un’espansione significativa della cultura della salute mentale comunitaria.
Alla luce degli ottimi riscontri ottenuti, l’intento è quello di proseguire
nell’espansione del progetto, estendendolo progressivamente a tutti i Centri di
Salute Mentale dell’area metropolitana di Bologna, nonché ad altri ambiti e contesti di
intervento.
L’obiettivo, infatti, non è solo offrire un servizio utile a utenti e cittadini, ma
promuovere un cambiamento profondo nelle modalità operative dei servizi sanitari e
sociali, contribuendo a trasformare la cultura organizzativa attraverso l’adozione di un
approccio condiviso e trasversale ispirato al modello del recovery.
I prossimi sviluppi prevedono l’inclusione di ulteriori CSM e il consolidamento delle
iniziative già avviate all’interno della Casa di Comunità, in ambito universitario, con i
giovani e nei reparti SPDC. Parallelamente, si lavorerà alla progettazione di un
percorso specifico dedicato a migranti e richiedenti asilo, con l’obiettivo di rispondere
ai loro bisogni in modo mirato e strutturato.
Gli eventi del 2025
Nelle due settimane prima del 10 ottobre si sono svolti tavoli di discussione aperti alla
cittadinanza, in diversi luoghi dei distretti della Azienda Ausl Bologna, su più temi
relativi alla salute mentale il cui elenco e le modalità di iscrizione sono pubblicate sul
sito “Perché ci vuole una città”.
Mercoledì 8 ottobre, alle 19.30, presso l’Auditorium DAMSLab (Piazzetta P. P. Pasolini,
5/b – Bologna): Proiezione “Sull’Adamant – Dove l’impossibile diventa possibile” di
Nicolas Philibert. In collaborazione con PopUP cinema e IWonder Pictures
Giovedì 9 ottobre, alle 20.00, presso l’Auditorium DAMSLab (Piazzetta P. P. Pasolini,
5/b – Bologna): spettacolo teatrale “BLISTER”, a cura di Magnifico Teatrino
Errante.
Venerdì 10 ottobre, alle 9.30, nell’Aula Absidale di Santa Lucia (Via de’ Chiari, 25/a Bologna), l’evento giunto alla sua IV edizione per la Giornata Mondiale della
Salute Mentale.
Dal 10 al 31 ottobre, presso il Quadriportico Roncati (Via Sant’Isaia, 90 – Bologna), la
mostra fotografica contro lo stigma, a cura del Dipartimento di Salute Mentale
dell’Azienda USL di Bologna: Permeabili alla luce.
Ufficio Stampa Università di Bologna
Via Zamboni 33 – 40126 Bologna
Perché ci vuole una città:
quarta edizione bolognese della Giornata Mondiale
della Salute Mentale
Progetti per favorire il benessere mentale di adolescenti e giovani adulti e la
prevenzione delle situazioni di disagio, proposte di percorsi specifici per migranti e
italiani di seconda generazione e tanto altro: per la Giornata Mondiale della Salute
Mentale (10 ottobre), l’Alma Mater, l’Azienda USL, il Comune e la Città Metropolitana
di Bologna consolidano e rilanciano il Recovery College avviato quattro anni fa e
rivolto all’intera cittadinanza – con un focus specifico sui giovani – per insegnare a
prendersi cura del proprio benessere attraverso percorsi formativi condivisi e
laboratori gratuiti, in varie zone della città
Bologna, 6 ottobre 2025 – Venerdì 10 ottobre si celebra la Giornata Mondiale della
Salute Mentale e per l’occasione è stato organizzato un evento, in Aula Absidale
di Santa Lucia (dalle 9.30 alle 12), per fare un punto sul progetto nato per far fronte
alla crisi mentale, mettendo al centro la persona, la famiglia, il contesto sociale,
l’educazione e rende le persone partecipi nella definizione del proprio percorso di cura.
Ricercatrici e ricercatori, docenti ed esperti presenteranno i progetti e i dati raccolti in
questi anni per favorire il benessere mentale di adolescenti e giovani adulti e quanto
strutturato per prevenire situazioni di disagio nelle scuole e all’Università.
“La salute mentale come bene comune… perché ci vuole una città”, è lo slogan
lanciato nel 2022 per il progetto nato dalla collaborazione tra l’Università di
Bologna, l’Azienda USL, il Comune e la Città Metropolitana, per offrire uno
spazio formativo gratuito sulla salute mentale, chiamato Recovery College,
non solo per i cittadini ma anche per gli operatori e le organizzazioni che si impegnano
sul tema. Considerata l’estensione e la complessità del territorio bolognese, il
Recovery College è stato strutturato in cinque gruppi di lavoro territoriali, attivi nei
Centri di Salute Mentale (spoke) che si occupano della co-progettazione dei corsi,
mentre l’hub centrale svolge funzioni di coordinamento, amministrazione,
monitoraggio e comunicazione.
Per quanto riguarda i percorsi “Recovery nelle scuole”, hanno rappresentato
occasioni in cui i giovani hanno potuto presentare i propri problemi ed elaborare
assieme strategie per star meglio come singoli e come comunità.
Nei primi 6 mesi del 2021 gli episodi di autolesione da parte di adolescenti arrivati al
Pronto Soccorso del Maggiore sono stati 27, nel 2025 sono stati 51, praticamente
raddoppiati. Ragazze e ragazzi, incontrati nelle scuole da parte del Dipartimento di
Salute Mentale, sono ben consapevoli delle situazioni di malessere e fragilità e
Ufficio Stampa Università di Bologna
Via Zamboni 33 – 40126 Bologna
chiedono aiuto specialistico. Sentono il bisogno di fermarsi a riflettere e confrontarsi
su eventi, come il suicidio, che colpiscono profondamente le comunità scolastiche. E’
quanto ha mostrato il recente percorso che il Dipartimento di Salute Mentale ha
sviluppato insieme al Liceo Fermi e al Liceo Arcangeli nell’ambito del progetto
Recovery College, in collaborazione con Università di Bologna, Comune, Città
Metropolitana e scuola.
Le richieste di aiuto e supporto psicologico sono numerose anche in ambito
universitario, e per questo l’Alma Mater, negli ultimi quattro anni, ha potenziato il
suo Servizio di Aiuto Psicologico (SAP), al quale si rivolgono ogni anno circa 1000
studenti e studentesse su tutto il territorio del Multicampus. Il rafforzamento del
servizio ha consentito di ridurre consistentemente i tempi di accesso al servizio,
riducendo pressoché a zero le liste d’attesa.
Con l’obiettivo di supportare studenti e studentesse che hanno subito blocchi o
rallentamenti nel corso della propria esperienza universitaria, l’Università di Bologna
ha inoltre attivato il servizio “Passo Passo” caratterizzato dalla speciale ricerca attiva
delle persone che incontrano difficoltà durante il loro percorso universitario. L’insieme
dei servizi offerti dall’Ateneo per supportare chi ha bisogno di aiuto è oggetto della
campagna di promozione e sensibilizzazione “Niente panico”.
Ufficio Stampa Università di Bologna
Via Zamboni 33 – 40126 Bologna
Qualche dato sul progetto
Cosa è successo in questi anni?
Il percorso ha preso avvio nel 2022 con un gruppo di operatori dei servizi di salute
mentale, affiancati da esperti della recovery provenienti da Brescia e dal supporto
scientifico dell’Università di Bologna.
Nel 2023, dopo un anno di incontri e co-progettazione, è nato ufficialmente il
Recovery College di Bologna, con la pubblicazione del primo catalogo formativo: 35
corsi accompagnati da ulteriori attività di recovery, tra cui i laboratori nelle scuole
secondarie di primo grado in cui studenti universitari e adolescenti hanno progettato
insieme iniziative per migliorare il benessere scolastico.
Nel 2024, l’approccio recovery-oriented si è esteso a nuovi contesti: Servizi
Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC), Case di Comunità, servizi per minori e ambito
universitario. Il progetto ha ricevuto, inoltre, un importante impulso finanziario: oltre
410.000 euro provenienti dal 5×1000 e destinati dall’Università di Bologna a ricerche
sugli effetti della pandemia sulle giovani generazioni.
In questo modo, l’Alma Mater è riuscita a consolidare il proprio impegno
attraverso una borsa di dottorato e cinque assegni di ricerca, finalizzati allo
sviluppo di modelli di servizio, strumenti digitali, valutazioni d’impatto e iniziative che
integrano arte e benessere.
E oggi?
Nel primo semestre del 2025, il Recovery College ha registrato un’ulteriore
espansione con l’attivazione di 43 nuovi corsi e l’ingresso di un quinto Centro di
Salute Mentale (CSM) nel progetto, portando a cinque il numero totale dei nodi spoke
attivi sul territorio. Al termine del primo semestre del 2025 si contano 1900
partecipanti.
Sempre nel 2025, sono stati individuati e formalizzati due spazi fisici dedicati
stabilmente alle attività del Recovery College: uno nel centro di Bologna e uno a
Casalecchio di Reno. Questi luoghi nascono con l’obiettivo di diventare punti di
riferimento accessibili per la cittadinanza, spazi aperti dove prendersi cura di sé
attraverso percorsi di formazione, relazione e consapevolezza.
E’ stato anche avviato un progetto all’interno della Casa di Comunità Porto
Saragozza, con un focus più marcato sulla primary care e sul benessere generale.
Sono stati inoltre sviluppati diversi percorsi Recovery Young, pensati per offrire un
modello comunicativo più accessibile ai giovani ed è in corso la progettazione di una
proposta analoga per persone con storie migratorie, senza fissa dimora, etc.
Ufficio Stampa Università di Bologna
Via Zamboni 33 – 40126 Bologna
È nato anche il Recovery College Unibo, un programma formativo rivolto alla
comunità accademica, che indaga i bisogni degli studenti e propone corsi negli spazi
universitari.
Un altro traguardo rilevante è stato l’individuazione di due centri, uno in città e
uno a Casalecchio, dedicati allo sviluppo di attività orientate al recovery: non solo
corsi del Recovery College, ma anche iniziative come la mappatura dinamica, progetti
di inclusione sociale, etc.
Le persone con disagio mentale e i loro caregiver sono stati coinvolti attivamente nella
coprogettazione e realizzazione delle attività del Recovery College, grazie alla
creazione di gruppi eterogenei territoriali. In ciascun polo del progetto (attualmente
cinque), sono stati formati gruppi composti da utenti dei servizi, familiari, operatori
sanitari, assistenti sociali, membri di cooperative e cittadini volontari. Questi gruppi
hanno lavorato in modo collaborativo per progettare corsi e iniziative, creando
occasioni di formazione, confronto e crescita personale.
Chi usufruisce del Recovery College?
Il target primario del progetto continua a essere rappresentato dalle persone con
disagio mentale già prese in carico dai servizi di salute mentale e dai loro familiari.
Si tratta di individui che necessitano di supporto continuativo e che, attraverso questo
percorso, possono essere accompagnati non solo nell’accesso all’assistenza, ma anche
in una trasformazione del modo in cui vivono e interpretano il proprio progetto di
cura.
Il target secondario comprende una platea più ampia di soggetti. In primo luogo, i
cittadini, anche non direttamente coinvolti nei servizi, che mostrano interesse per le
tematiche legate alla salute mentale e che desiderano intraprendere un percorso
formativo e di consapevolezza sul proprio benessere psicologico. A questi si
aggiungono gli operatori dei servizi sanitari e sociali, la cui formazione è centrale per
promuovere un cambiamento profondo nelle modalità di intervento.
Infine, il progetto si rivolge anche all’organizzazione interna dei servizi, con l’intento di
innescare una rivoluzione culturale e strutturale: non solo cambiare i contenuti e gli
strumenti di lavoro, ma trasformare l’intero approccio professionale, promuovendo
una cultura fondata sulla collaborazione, l’inclusione e la centralità della persona.
Il coinvolgimento diretto dei pazienti rappresenta uno dei principi cardine del
progetto. In particolare, viene riconosciuto e valorizzato il ruolo degli esperti per
esperienza (ESP), ovvero persone che hanno vissuto in prima persona un’esperienza
di disagio psichico e che scelgono di mettere questa esperienza a disposizione degli
altri, offrendo supporto, ascolto e condivisione.
Ufficio Stampa Università di Bologna
Via Zamboni 33 – 40126 Bologna
Per il futuro
L’approccio recovery-oriented continua a consolidarsi ed estendersi: la progettualità è
oggi attiva anche in ambito universitario, nella primary care (assistenza sanitaria di
base) e all’interno degli SPDC (Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura), segnando
un’espansione significativa della cultura della salute mentale comunitaria.
Alla luce degli ottimi riscontri ottenuti, l’intento è quello di proseguire
nell’espansione del progetto, estendendolo progressivamente a tutti i Centri di
Salute Mentale dell’area metropolitana di Bologna, nonché ad altri ambiti e contesti di
intervento.
L’obiettivo, infatti, non è solo offrire un servizio utile a utenti e cittadini, ma
promuovere un cambiamento profondo nelle modalità operative dei servizi sanitari e
sociali, contribuendo a trasformare la cultura organizzativa attraverso l’adozione di un
approccio condiviso e trasversale ispirato al modello del recovery.
I prossimi sviluppi prevedono l’inclusione di ulteriori CSM e il consolidamento delle
iniziative già avviate all’interno della Casa di Comunità, in ambito universitario, con i
giovani e nei reparti SPDC. Parallelamente, si lavorerà alla progettazione di un
percorso specifico dedicato a migranti e richiedenti asilo, con l’obiettivo di rispondere
ai loro bisogni in modo mirato e strutturato.
Gli eventi del 2025
Nelle due settimane prima del 10 ottobre si sono svolti tavoli di discussione aperti alla
cittadinanza, in diversi luoghi dei distretti della Azienda Ausl Bologna, su più temi
relativi alla salute mentale il cui elenco e le modalità di iscrizione sono pubblicate sul
sito “Perché ci vuole una città”.
Mercoledì 8 ottobre, alle 19.30, presso l’Auditorium DAMSLab (Piazzetta P. P. Pasolini,
5/b – Bologna): Proiezione “Sull’Adamant – Dove l’impossibile diventa possibile” di
Nicolas Philibert. In collaborazione con PopUP cinema e IWonder Pictures
Giovedì 9 ottobre, alle 20.00, presso l’Auditorium DAMSLab (Piazzetta P. P. Pasolini,
5/b – Bologna): spettacolo teatrale “BLISTER”, a cura di Magnifico Teatrino
Errante.
Venerdì 10 ottobre, alle 9.30, nell’Aula Absidale di Santa Lucia (Via de’ Chiari, 25/a Bologna), l’evento giunto alla sua IV edizione per la Giornata Mondiale della
Salute Mentale.
Dal 10 al 31 ottobre, presso il Quadriportico Roncati (Via Sant’Isaia, 90 – Bologna), la
mostra fotografica contro lo stigma, a cura del Dipartimento di Salute Mentale
dell’Azienda USL di Bologna: Permeabili alla luce.
Ufficio Stampa Università di Bologna
Via Zamboni 33 – 40126 Bologna
Perché ci vuole una città:
quarta edizione bolognese della Giornata Mondiale
della Salute Mentale
Progetti per favorire il benessere mentale di adolescenti e giovani adulti e la
prevenzione delle situazioni di disagio, proposte di percorsi specifici per migranti e
italiani di seconda generazione e tanto altro: per la Giornata Mondiale della Salute
Mentale (10 ottobre), l’Alma Mater, l’Azienda USL, il Comune e la Città Metropolitana
di Bologna consolidano e rilanciano il Recovery College avviato quattro anni fa e
rivolto all’intera cittadinanza – con un focus specifico sui giovani – per insegnare a
prendersi cura del proprio benessere attraverso percorsi formativi condivisi e
laboratori gratuiti, in varie zone della città
Bologna, 6 ottobre 2025 – Venerdì 10 ottobre si celebra la Giornata Mondiale della
Salute Mentale e per l’occasione è stato organizzato un evento, in Aula Absidale
di Santa Lucia (dalle 9.30 alle 12), per fare un punto sul progetto nato per far fronte
alla crisi mentale, mettendo al centro la persona, la famiglia, il contesto sociale,
l’educazione e rende le persone partecipi nella definizione del proprio percorso di cura.
Ricercatrici e ricercatori, docenti ed esperti presenteranno i progetti e i dati raccolti in
questi anni per favorire il benessere mentale di adolescenti e giovani adulti e quanto
strutturato per prevenire situazioni di disagio nelle scuole e all’Università.
“La salute mentale come bene comune… perché ci vuole una città”, è lo slogan
lanciato nel 2022 per il progetto nato dalla collaborazione tra l’Università di
Bologna, l’Azienda USL, il Comune e la Città Metropolitana, per offrire uno
spazio formativo gratuito sulla salute mentale, chiamato Recovery College,
non solo per i cittadini ma anche per gli operatori e le organizzazioni che si impegnano
sul tema. Considerata l’estensione e la complessità del territorio bolognese, il
Recovery College è stato strutturato in cinque gruppi di lavoro territoriali, attivi nei
Centri di Salute Mentale (spoke) che si occupano della co-progettazione dei corsi,
mentre l’hub centrale svolge funzioni di coordinamento, amministrazione,
monitoraggio e comunicazione.
Per quanto riguarda i percorsi “Recovery nelle scuole”, hanno rappresentato
occasioni in cui i giovani hanno potuto presentare i propri problemi ed elaborare
assieme strategie per star meglio come singoli e come comunità.
Nei primi 6 mesi del 2021 gli episodi di autolesione da parte di adolescenti arrivati al
Pronto Soccorso del Maggiore sono stati 27, nel 2025 sono stati 51, praticamente
raddoppiati. Ragazze e ragazzi, incontrati nelle scuole da parte del Dipartimento di
Salute Mentale, sono ben consapevoli delle situazioni di malessere e fragilità e
Ufficio Stampa Università di Bologna
Via Zamboni 33 – 40126 Bologna
chiedono aiuto specialistico. Sentono il bisogno di fermarsi a riflettere e confrontarsi
su eventi, come il suicidio, che colpiscono profondamente le comunità scolastiche. E’
quanto ha mostrato il recente percorso che il Dipartimento di Salute Mentale ha
sviluppato insieme al Liceo Fermi e al Liceo Arcangeli nell’ambito del progetto
Recovery College, in collaborazione con Università di Bologna, Comune, Città
Metropolitana e scuola.
Le richieste di aiuto e supporto psicologico sono numerose anche in ambito
universitario, e per questo l’Alma Mater, negli ultimi quattro anni, ha potenziato il
suo Servizio di Aiuto Psicologico (SAP), al quale si rivolgono ogni anno circa 1000
studenti e studentesse su tutto il territorio del Multicampus. Il rafforzamento del
servizio ha consentito di ridurre consistentemente i tempi di accesso al servizio,
riducendo pressoché a zero le liste d’attesa.
Con l’obiettivo di supportare studenti e studentesse che hanno subito blocchi o
rallentamenti nel corso della propria esperienza universitaria, l’Università di Bologna
ha inoltre attivato il servizio “Passo Passo” caratterizzato dalla speciale ricerca attiva
delle persone che incontrano difficoltà durante il loro percorso universitario. L’insieme
dei servizi offerti dall’Ateneo per supportare chi ha bisogno di aiuto è oggetto della
campagna di promozione e sensibilizzazione “Niente panico”.
Ufficio Stampa Università di Bologna
Via Zamboni 33 – 40126 Bologna
Qualche dato sul progetto
Cosa è successo in questi anni?
Il percorso ha preso avvio nel 2022 con un gruppo di operatori dei servizi di salute
mentale, affiancati da esperti della recovery provenienti da Brescia e dal supporto
scientifico dell’Università di Bologna.
Nel 2023, dopo un anno di incontri e co-progettazione, è nato ufficialmente il
Recovery College di Bologna, con la pubblicazione del primo catalogo formativo: 35
corsi accompagnati da ulteriori attività di recovery, tra cui i laboratori nelle scuole
secondarie di primo grado in cui studenti universitari e adolescenti hanno progettato
insieme iniziative per migliorare il benessere scolastico.
Nel 2024, l’approccio recovery-oriented si è esteso a nuovi contesti: Servizi
Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC), Case di Comunità, servizi per minori e ambito
universitario. Il progetto ha ricevuto, inoltre, un importante impulso finanziario: oltre
410.000 euro provenienti dal 5×1000 e destinati dall’Università di Bologna a ricerche
sugli effetti della pandemia sulle giovani generazioni.
In questo modo, l’Alma Mater è riuscita a consolidare il proprio impegno
attraverso una borsa di dottorato e cinque assegni di ricerca, finalizzati allo
sviluppo di modelli di servizio, strumenti digitali, valutazioni d’impatto e iniziative che
integrano arte e benessere.
E oggi?
Nel primo semestre del 2025, il Recovery College ha registrato un’ulteriore
espansione con l’attivazione di 43 nuovi corsi e l’ingresso di un quinto Centro di
Salute Mentale (CSM) nel progetto, portando a cinque il numero totale dei nodi spoke
attivi sul territorio. Al termine del primo semestre del 2025 si contano 1900
partecipanti.
Sempre nel 2025, sono stati individuati e formalizzati due spazi fisici dedicati
stabilmente alle attività del Recovery College: uno nel centro di Bologna e uno a
Casalecchio di Reno. Questi luoghi nascono con l’obiettivo di diventare punti di
riferimento accessibili per la cittadinanza, spazi aperti dove prendersi cura di sé
attraverso percorsi di formazione, relazione e consapevolezza.
E’ stato anche avviato un progetto all’interno della Casa di Comunità Porto
Saragozza, con un focus più marcato sulla primary care e sul benessere generale.
Sono stati inoltre sviluppati diversi percorsi Recovery Young, pensati per offrire un
modello comunicativo più accessibile ai giovani ed è in corso la progettazione di una
proposta analoga per persone con storie migratorie, senza fissa dimora, etc.
Ufficio Stampa Università di Bologna
Via Zamboni 33 – 40126 Bologna
È nato anche il Recovery College Unibo, un programma formativo rivolto alla
comunità accademica, che indaga i bisogni degli studenti e propone corsi negli spazi
universitari.
Un altro traguardo rilevante è stato l’individuazione di due centri, uno in città e
uno a Casalecchio, dedicati allo sviluppo di attività orientate al recovery: non solo
corsi del Recovery College, ma anche iniziative come la mappatura dinamica, progetti
di inclusione sociale, etc.
Le persone con disagio mentale e i loro caregiver sono stati coinvolti attivamente nella
coprogettazione e realizzazione delle attività del Recovery College, grazie alla
creazione di gruppi eterogenei territoriali. In ciascun polo del progetto (attualmente
cinque), sono stati formati gruppi composti da utenti dei servizi, familiari, operatori
sanitari, assistenti sociali, membri di cooperative e cittadini volontari. Questi gruppi
hanno lavorato in modo collaborativo per progettare corsi e iniziative, creando
occasioni di formazione, confronto e crescita personale.
Chi usufruisce del Recovery College?
Il target primario del progetto continua a essere rappresentato dalle persone con
disagio mentale già prese in carico dai servizi di salute mentale e dai loro familiari.
Si tratta di individui che necessitano di supporto continuativo e che, attraverso questo
percorso, possono essere accompagnati non solo nell’accesso all’assistenza, ma anche
in una trasformazione del modo in cui vivono e interpretano il proprio progetto di
cura.
Il target secondario comprende una platea più ampia di soggetti. In primo luogo, i
cittadini, anche non direttamente coinvolti nei servizi, che mostrano interesse per le
tematiche legate alla salute mentale e che desiderano intraprendere un percorso
formativo e di consapevolezza sul proprio benessere psicologico. A questi si
aggiungono gli operatori dei servizi sanitari e sociali, la cui formazione è centrale per
promuovere un cambiamento profondo nelle modalità di intervento.
Infine, il progetto si rivolge anche all’organizzazione interna dei servizi, con l’intento di
innescare una rivoluzione culturale e strutturale: non solo cambiare i contenuti e gli
strumenti di lavoro, ma trasformare l’intero approccio professionale, promuovendo
una cultura fondata sulla collaborazione, l’inclusione e la centralità della persona.
Il coinvolgimento diretto dei pazienti rappresenta uno dei principi cardine del
progetto. In particolare, viene riconosciuto e valorizzato il ruolo degli esperti per
esperienza (ESP), ovvero persone che hanno vissuto in prima persona un’esperienza
di disagio psichico e che scelgono di mettere questa esperienza a disposizione degli
altri, offrendo supporto, ascolto e condivisione.
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Per il futuro
L’approccio recovery-oriented continua a consolidarsi ed estendersi: la progettualità è
oggi attiva anche in ambito universitario, nella primary care (assistenza sanitaria di
base) e all’interno degli SPDC (Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura), segnando
un’espansione significativa della cultura della salute mentale comunitaria.
Alla luce degli ottimi riscontri ottenuti, l’intento è quello di proseguire
nell’espansione del progetto, estendendolo progressivamente a tutti i Centri di
Salute Mentale dell’area metropolitana di Bologna, nonché ad altri ambiti e contesti di
intervento.
L’obiettivo, infatti, non è solo offrire un servizio utile a utenti e cittadini, ma
promuovere un cambiamento profondo nelle modalità operative dei servizi sanitari e
sociali, contribuendo a trasformare la cultura organizzativa attraverso l’adozione di un
approccio condiviso e trasversale ispirato al modello del recovery.
I prossimi sviluppi prevedono l’inclusione di ulteriori CSM e il consolidamento delle
iniziative già avviate all’interno della Casa di Comunità, in ambito universitario, con i
giovani e nei reparti SPDC. Parallelamente, si lavorerà alla progettazione di un
percorso specifico dedicato a migranti e richiedenti asilo, con l’obiettivo di rispondere
ai loro bisogni in modo mirato e strutturato.
Gli eventi del 2025
Nelle due settimane prima del 10 ottobre si sono svolti tavoli di discussione aperti alla
cittadinanza, in diversi luoghi dei distretti della Azienda Ausl Bologna, su più temi
relativi alla salute mentale il cui elenco e le modalità di iscrizione sono pubblicate sul
sito “Perché ci vuole una città”.
Mercoledì 8 ottobre, alle 19.30, presso l’Auditorium DAMSLab (Piazzetta P. P. Pasolini,
5/b – Bologna): Proiezione “Sull’Adamant – Dove l’impossibile diventa possibile” di
Nicolas Philibert. In collaborazione con PopUP cinema e IWonder Pictures
Giovedì 9 ottobre, alle 20.00, presso l’Auditorium DAMSLab (Piazzetta P. P. Pasolini,
5/b – Bologna): spettacolo teatrale “BLISTER”, a cura di Magnifico Teatrino
Errante.
Venerdì 10 ottobre, alle 9.30, nell’Aula Absidale di Santa Lucia (Via de’ Chiari, 25/a Bologna), l’evento giunto alla sua IV edizione per la Giornata Mondiale della
Salute Mentale.
Dal 10 al 31 ottobre, presso il Quadriportico Roncati (Via Sant’Isaia, 90 – Bologna), la
mostra fotografica contro lo stigma, a cura del Dipartimento di Salute Mentale
dell’Azienda USL di Bologna: Permeabili alla luce.
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Perché ci vuole una città:
quarta edizione bolognese della Giornata Mondiale
della Salute Mentale
Progetti per favorire il benessere mentale di adolescenti e giovani adulti e la
prevenzione delle situazioni di disagio, proposte di percorsi specifici per migranti e
italiani di seconda generazione e tanto altro: per la Giornata Mondiale della Salute
Mentale (10 ottobre), l’Alma Mater, l’Azienda USL, il Comune e la Città Metropolitana
di Bologna consolidano e rilanciano il Recovery College avviato quattro anni fa e
rivolto all’intera cittadinanza – con un focus specifico sui giovani – per insegnare a
prendersi cura del proprio benessere attraverso percorsi formativi condivisi e
laboratori gratuiti, in varie zone della città
Bologna, 6 ottobre 2025 – Venerdì 10 ottobre si celebra la Giornata Mondiale della
Salute Mentale e per l’occasione è stato organizzato un evento, in Aula Absidale
di Santa Lucia (dalle 9.30 alle 12), per fare un punto sul progetto nato per far fronte
alla crisi mentale, mettendo al centro la persona, la famiglia, il contesto sociale,
l’educazione e rende le persone partecipi nella definizione del proprio percorso di cura.
Ricercatrici e ricercatori, docenti ed esperti presenteranno i progetti e i dati raccolti in
questi anni per favorire il benessere mentale di adolescenti e giovani adulti e quanto
strutturato per prevenire situazioni di disagio nelle scuole e all’Università.
“La salute mentale come bene comune… perché ci vuole una città”, è lo slogan
lanciato nel 2022 per il progetto nato dalla collaborazione tra l’Università di
Bologna, l’Azienda USL, il Comune e la Città Metropolitana, per offrire uno
spazio formativo gratuito sulla salute mentale, chiamato Recovery College,
non solo per i cittadini ma anche per gli operatori e le organizzazioni che si impegnano
sul tema. Considerata l’estensione e la complessità del territorio bolognese, il
Recovery College è stato strutturato in cinque gruppi di lavoro territoriali, attivi nei
Centri di Salute Mentale (spoke) che si occupano della co-progettazione dei corsi,
mentre l’hub centrale svolge funzioni di coordinamento, amministrazione,
monitoraggio e comunicazione.
Per quanto riguarda i percorsi “Recovery nelle scuole”, hanno rappresentato
occasioni in cui i giovani hanno potuto presentare i propri problemi ed elaborare
assieme strategie per star meglio come singoli e come comunità.
Nei primi 6 mesi del 2021 gli episodi di autolesione da parte di adolescenti arrivati al
Pronto Soccorso del Maggiore sono stati 27, nel 2025 sono stati 51, praticamente
raddoppiati. Ragazze e ragazzi, incontrati nelle scuole da parte del Dipartimento di
Salute Mentale, sono ben consapevoli delle situazioni di malessere e fragilità e
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chiedono aiuto specialistico. Sentono il bisogno di fermarsi a riflettere e confrontarsi
su eventi, come il suicidio, che colpiscono profondamente le comunità scolastiche. E’
quanto ha mostrato il recente percorso che il Dipartimento di Salute Mentale ha
sviluppato insieme al Liceo Fermi e al Liceo Arcangeli nell’ambito del progetto
Recovery College, in collaborazione con Università di Bologna, Comune, Città
Metropolitana e scuola.
Le richieste di aiuto e supporto psicologico sono numerose anche in ambito
universitario, e per questo l’Alma Mater, negli ultimi quattro anni, ha potenziato il
suo Servizio di Aiuto Psicologico (SAP), al quale si rivolgono ogni anno circa 1000
studenti e studentesse su tutto il territorio del Multicampus. Il rafforzamento del
servizio ha consentito di ridurre consistentemente i tempi di accesso al servizio,
riducendo pressoché a zero le liste d’attesa.
Con l’obiettivo di supportare studenti e studentesse che hanno subito blocchi o
rallentamenti nel corso della propria esperienza universitaria, l’Università di Bologna
ha inoltre attivato il servizio “Passo Passo” caratterizzato dalla speciale ricerca attiva
delle persone che incontrano difficoltà durante il loro percorso universitario. L’insieme
dei servizi offerti dall’Ateneo per supportare chi ha bisogno di aiuto è oggetto della
campagna di promozione e sensibilizzazione “Niente panico”.
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Qualche dato sul progetto
Cosa è successo in questi anni?
Il percorso ha preso avvio nel 2022 con un gruppo di operatori dei servizi di salute
mentale, affiancati da esperti della recovery provenienti da Brescia e dal supporto
scientifico dell’Università di Bologna.
Nel 2023, dopo un anno di incontri e co-progettazione, è nato ufficialmente il
Recovery College di Bologna, con la pubblicazione del primo catalogo formativo: 35
corsi accompagnati da ulteriori attività di recovery, tra cui i laboratori nelle scuole
secondarie di primo grado in cui studenti universitari e adolescenti hanno progettato
insieme iniziative per migliorare il benessere scolastico.
Nel 2024, l’approccio recovery-oriented si è esteso a nuovi contesti: Servizi
Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC), Case di Comunità, servizi per minori e ambito
universitario. Il progetto ha ricevuto, inoltre, un importante impulso finanziario: oltre
410.000 euro provenienti dal 5×1000 e destinati dall’Università di Bologna a ricerche
sugli effetti della pandemia sulle giovani generazioni.
In questo modo, l’Alma Mater è riuscita a consolidare il proprio impegno
attraverso una borsa di dottorato e cinque assegni di ricerca, finalizzati allo
sviluppo di modelli di servizio, strumenti digitali, valutazioni d’impatto e iniziative che
integrano arte e benessere.
E oggi?
Nel primo semestre del 2025, il Recovery College ha registrato un’ulteriore
espansione con l’attivazione di 43 nuovi corsi e l’ingresso di un quinto Centro di
Salute Mentale (CSM) nel progetto, portando a cinque il numero totale dei nodi spoke
attivi sul territorio. Al termine del primo semestre del 2025 si contano 1900
partecipanti.
Sempre nel 2025, sono stati individuati e formalizzati due spazi fisici dedicati
stabilmente alle attività del Recovery College: uno nel centro di Bologna e uno a
Casalecchio di Reno. Questi luoghi nascono con l’obiettivo di diventare punti di
riferimento accessibili per la cittadinanza, spazi aperti dove prendersi cura di sé
attraverso percorsi di formazione, relazione e consapevolezza.
E’ stato anche avviato un progetto all’interno della Casa di Comunità Porto
Saragozza, con un focus più marcato sulla primary care e sul benessere generale.
Sono stati inoltre sviluppati diversi percorsi Recovery Young, pensati per offrire un
modello comunicativo più accessibile ai giovani ed è in corso la progettazione di una
proposta analoga per persone con storie migratorie, senza fissa dimora, etc.
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È nato anche il Recovery College Unibo, un programma formativo rivolto alla
comunità accademica, che indaga i bisogni degli studenti e propone corsi negli spazi
universitari.
Un altro traguardo rilevante è stato l’individuazione di due centri, uno in città e
uno a Casalecchio, dedicati allo sviluppo di attività orientate al recovery: non solo
corsi del Recovery College, ma anche iniziative come la mappatura dinamica, progetti
di inclusione sociale, etc.
Le persone con disagio mentale e i loro caregiver sono stati coinvolti attivamente nella