
(AGENPARL) – Fri 05 September 2025 200 ANNI DI GIOVANNI FATTORI: una grande mostra, la riapertura di Villa Mimbelli, sede del museo
dedicato al pittore, un percorso per scoprire i luoghi fattoriani e una serie di appuntamenti.
Nel bicentenario dalla nascita, Livorno rende omaggio a uno dei suoi artisti più straordinari.
Giovanni Fattori: una rivoluzione in pittura. La parola “rivoluzione”, collegata nel titolo della mostra al nome
di Fattori, potrebbe a prima vista sorprendere. In realtà Fattori fu un pittore doppiamente rivoluzionario: sia
negli anni eroici della “macchia” e della scuola di Castiglioncello, quando fu uno dei maggiori protagonisti del
radicale rinnovamento dell’arte italiana che avviene nel settimo decennio dell’Ottocento, sia negli anni della
maturità e della vecchiaia, quando la rottura delle regole accademiche e dello spazio prospettico,
apprezzabile in molti suoi dipinti e nelle memorabili acqueforti, lo propone come un maestro decisivo per i
giovani artisti che si affacciavano al Novecento. Vincenzo Farinella
LA MOSTRA
GIOVANNI FATTORI. UNA RIVOLUZIONE IN PITTURA
a cura di Vincenzo Farinella
dal 6 settembre 2025 all’11 gennaio 2026
200 anni e oltre 200 opere a Villa Mimbelli
il Museo Civico “Giovanni Fattori” di Livorno che riapre dopo il restauro
Onde, cavalli, campi e contadine, insieme ai soldati e all’Italia del Risorgimento e ancora tamerici, covoni,
uomini, donne, nuvole e buoi poderosi, inondati dal sole e avvolti in cieli pieni di luce. La città di Livorno, nel
giorno del compleanno dell’artista (il 6 settembre), avvia le celebrazioni dedicate a Giovanni Fattori e al suo
bicentenario con una grande mostra a Villa Mimbelli, sede del Museo civico dedicato al pittore.
Dipinti, disegni e acqueforti, di cui molte poco o mai viste, invitano a scoprire la rivoluzione pittorica di
Giovanni Fattori, maestro dei Macchiaioli, l’artista della natura, della vita sociale e militare colta nei suoi
aspetti più umani. Artista autonomo, fedele al popolo, lontano dalle mode, vicino alla verità della storia.
Un percorso espositivo diviso in sezioni che dimostra la visione unica di un artista che ha saputo raccogliere
gli insegnamenti della pittura italiana e i fondamenti del disegno senza mai imitare alcuno stile, cercando
sempre una via personale e autentica, lontana dai clamori e dalla retorica perché “l’arte libera soddisfa e
consola e distrae”.
Nell’arco di una lunga vita Fattori (Livorno, 6 settembre 1825 – Firenze, 30 agosto 1908) ha mantenuto salda
la consapevolezza e l’orgoglio di avere nelle vene “sempre il sangue livornese strafottente” e sentirsi anche
per questo così emancipato, sia nelle grandi opere, testimoni dei moti e dello spirito risorgimentale e della
appartenenza al nuovo e potente linguaggio dei Macchiaioli, sia nelle ultime e intense prove.
Formatosi nella Livorno ottocentesca, città libera e ribelle, Giovanni Fattori fu testimone diretto della
resistenza popolare della città contro gli austriaci, visse da giovane patriota legato agli ideali repubblicani e
popolari. La sua arte riflette l’autenticità delle sue origini umili e l’evoluzione storica di un’Italia che, da
speranza rivoluzionaria, si fece monarchia unificata. Opere come Battaglia di Magenta e L’assalto a Madonna
della Scoperta raccontano un Risorgimento vissuto dal basso, privo di retorica, fatto di slanci, di vinti, di
coscienza civile. Nella maturità, Fattori si ritira nei paesaggi solitari della Maremma e trova nella pittura, nella
grafica (ampiamente documentata in mostra) e in particolare nell’acquaforte, un nuovo linguaggio. Oltre che
pittore, Giovanni Fattori fu infatti un eccezionale incisore, con uno stile personale e rigoroso che lo portò a
realizzare oltre 200 lastre, un record nell’arte italiana. Nella maturità trovò nell’acquaforte un linguaggio
intimo e riflessivo, segnato da un naturalismo severo e da un verismo sociale profondo.
Giovanni Fattori. Una rivoluzione in pittura racconta la terra e il mare, ritratti nella loro sfolgorante bellezza,
e il fermento di un periodo storico attraverso l’umanità dei suoi protagonisti. Grazie a colori, macchie, ombre,
le opere trasmettono il senso del calore estivo, i suoi profumi, la dilatazione del tempo, l’essenza della vita,
di un’esistenza spesso aspra e intrisa di fatica che segna i volti a cui la pittura fattoriana non fa perdere mai la
dignità.
La volontà di Giovanni Fattori di rappresentare la natura attraverso macchie di colore, con pennellate che
danno vita a una “tarsia cromatica semplicissima e luminosa” – secondo le parole di Vincenzo Farinella –
supera la tecnica tradizionale e lo rendono la figura centrale del movimento dei Macchiaioli, precedendo di
almeno un decennio il vicino intento degli Impressionisti francesi.
La mostra livornese raccoglie un importante nucleo di opere allestite seguendo un ordine cronologico
attraverso 24 sale e creando, secondo il progetto dell’architetto Luigi Cupellini, un dialogo armonico tra i
capolavori di Fattori, gli arredi e le architetture fortemente caratterizzate degli ambienti di Villa Mimbelli. Una
sintonia che rende omaggio all’artista e al museo che porta il suo nome.
Un’occasione unica per scoprire “la rivoluzione di Fattori” attraverso grandi e piccole opere e alcune curiosità
come il primo dipinto conosciuto dell’artista, il prezioso Ex voto, per una caduta da cavallo in via Augusta
Ferdinanda, presso la chiesa di San Giuseppe a Livorno, restaurato per l’occasione e normalmente custodito
nel Santuario di Santa Maria delle Grazie di Montenero di Livorno, dove riposano le spoglie di Fattori.
Realizzato intorno al 1848, racconta un incidente di vita quotidiana livornese: una caduta da cavallo in una
delle vie della città di un uomo che miracolosamente si salvò e che per questo chiese all’epoca giovane e
sconosciuto pittore un quadro come ringraziamento. Una significativa testimonianza anche del forte legame
che ha sempre unito l’artista alla sua città.
Per la prima volta è anche possibile ammirare nella sua completezza il dipinto “bifronte” che raffigura Una
carica di cavalleria a Montebello. Una grande scena di battaglia, dipinta su tela nel 1862, che un intervento
di restauro ha rilevato avere sul verso l’abbozzo di una composizione storica di tema mediceo, avviata da
Fattori alla fine degli anni ’50 e poi abbandonata. L’analisi condotta ha permesso di ricostruire come lo stesso
Fattori stese una spessa mano di pittura grigia sulla composizione originaria per poi girare la tela e
abbandonare il soggetto romantico per raccontare, come poi sarà caratteristica della sua produzione, i grandi
fatti della storia d’Italia a lui contemporanea e della sua unificazione. Il dipinto, realizzato per la città di Livorno
grazie a una sottoscrizione pubblica dei cittadini livornesi, prima opera di Fattori a entrare nelle collezioni
cittadine e ora finalmente resa visibile al pubblico su entrambi i lati della tela, rappresenta un momento di
svolta fondamentale nella pittura ottocentesca. Un vero e proprio “documento” di storia dell’arte poiché
racconta il passaggio dalla prima maniera fattoriana alla “rivoluzione” che questa esposizione dimostra.
Anche il dipinto Ciociara. Ritratto di Amalia Nollemberger (1880-1881) è tra le opere più raramente esposte,
visibile per la prima volta dal 2016, ritrae la giovane governante di cui il pittore si innamorò e che diede vita
a un forte e travolgente legame sentimentale ma anche a una controversa vicenda personale, a causa della
differenza di età. Una testimonianza della grande umanità di Giovanni Fattori che, in una lettera
appassionata, scrive alla sua amata: “Io pure vedo il tuo ritratto, ora non ci ho altro – e lo bacio – anche la
ciociara che mi sta davanti mi ricorda di te”.
Il ricco percorso è reso possibile, oltreché dall’importante patrimonio del Comune di Livorno, anche
attraverso una serie di prestiti da istituzioni e da collezioni private, caratteristica quest’ultima che rende la