
(AGENPARL) – Fri 25 July 2025 A Nilo Arcudi (Tesei presidente-Umbria civica) risponde assessore Fabio
Barcaioli: “La Regione non ha informazioni ufficiali e non ha potuto
esprimere valutazioni sulla idoneità della struttura, sul numero delle
presenze previste o sulla effettiva compatibilità territoriale”
(Acs) Perugia, 25 luglio 2025 – Nella seduta di oggi dell’Assemblea
legislativa, nella parte dedicata alle interrogazioni a risposta immediata
(question time) il consigliere Nilo Arcudi (Tesei presidente-Umbria civica)
ha chiesto alla Giunta “Chiarimenti su iter, dimensionamento e rispetto
delle esigenze territoriali sul progetto di centro di accoglienza permanente
a Piegaro”.
Illustrando l’atto in Aula Arcudi ha spiegato che l’atto interroga
l’Esecutivo di Palazzo Donini per sapere “se la Regione Umbria fosse
formalmente a conoscenza del progetto di centro permanente per richiedenti
asilo a Piegaro, e da quando; se la Regione è stata coinvolta in fase di
definizione del progetto; quali valutazioni siano state espresse in merito
alla compatibilità territoriale e sociale del progetto; se risulti
rispettata la proporzione indicata da Anci tra numero di ospiti e popolazione
residente; quali iniziative intenda adottare la Regione per tutelare i
piccoli comuni come Piegaro, garantendo che ogni iniziativa di accoglienza
sia proporzionata, condivisa con gli enti locali e supportata da risorse
adeguate. Inizialmente la struttura era stata presentata come temporanea, ma
è successivamente emersa l’intenzione di renderla permanente, senza un
coinvolgimento diretto né del Comune né della popolazione locale. Il 21
giugno 2025, si è tenuta un’assemblea pubblica promossa
dall’amministrazione comunale, con oltre 200 partecipanti, in cui è emersa
una ferma opposizione della cittadinanza al progetto. Sono state espresse
preoccupazioni concrete riguardo la carenza di infrastrutture adeguate
(sanità, trasporti, servizi sociali), l’assenza di forze dell’ordine sul
territorio, tale da non poter garantire un controllo adeguato ed il mancato
rispetto del principio di proporzionalità (2,5 ospiti ogni 1000 abitanti),
come da linee guida Anci. Sono state trasmessa alla Prefettura oltre mille
firme raccolte tramite petizione popolare, chiedendo la sospensione o la
ridefinizione del progetto. Inoltre è in formazione un comitato spontaneo di
cittadini intenzionato a contrastare l’iniziativa. Il territorio del comune
di Piegaro ha già dato prova di spirito di accoglienza in passato, ma
richiede una pianificazione equa, condivisa e sostenibile”.
L’assessore Fabio Barcaioli ha risposto che “il progetto di attivazione
di un centro di accoglienza straordinaria a Piegaro, così come è stato
delineato, solleva alcuni interrogativi che considero con la massima
attenzione. Ho incontrato il Prefetto di Perugia per analizzare alcune
questioni. La Regione non è stata preventivamente informata e neppure
coinvolta. L’attivazione dei Cas (Centri accoglienza straordinaria) è di
competenza esclusiva del ministero dell’Interno, che opera per il tramite
delle Prefetture, senza obbligo di consultazione con Regione e enti locali.
Ciò evidenzia una criticità su come sono stati concepiti i Cas, che
dovrebbero intervenire su una questione, come l’immigrazione, che di
straordinario non ha più niente. La Regione non ha informazioni ufficiali e
non ha potuto esprimere valutazioni sulla idoneità della struttura, sul
numero delle presenze previste o sulla effettiva compatibilità territoriale.
La soglia indicata da Anci non rappresenta un vincolo giuridico ma una
indicazione utile per evitare concentrazioni squilibrate. Il Cas è un primo
livello di accoglienza in attesa dell’arrivo dei documenti. Poi il
richiedente asilo può decidere se scegliere una via autonoma, spesso
all’estero, oppure passare per i Cai, che invece sono programmati con le
Regioni e i Comuni, che indicano alla Prefettura le proprie disponibilità. I
Cas sono pensati per ospitare una persona extracomunitaria per 3-4 mesi, in
attesa dell’arrivo dei documenti, per poi essere inserita in un percorso di
integrazione vera e propria con i Cai. Spesso però i mesi diventano 18 o 24.
Il Ministero è consapevole dei ritardi, della mancanza di personale e delle
disfunzioni del servizio e delle difficoltà del servizio. Servirebbero
risorse maggiori, che magari non doveva essere utilizzate per il centro in
Albania, sempre gestito dal ministero dell’Interno. Secondo La Stampa
l’Italia paga 114mila euro al giorno per quelle strutture. Risorse che
potevano essere messe a disposizione delle Prefetture per gestire il
personale e il rilascio dei documenti, in questo modo i Cas rispetterebbero
le tempistiche previste. La Regione Umbria continuerà a lavorare per un
modello alternativo di accoglienza equo, sostenibile, partecipato e giusto,
che tuteli i diritti dei migranti e rafforzi i legami con le comunità
locali”.
Nilo Arcudi ha replicato che “il tema è delicato e richiede la ricerca di
un equilibrio tra un’accoglienza giusta ed equilibrata e le dinamiche sociali
dei territori. Siamo preoccupati per Piegaro proprio perché i tempi non
vengono rispettati ed anche l’indice di 2,5 ospiti ogni 1000 abitanti non
viene rispettato, rischiando di rompere un equilibrio. È necessario che la
Regione e i Comuni siano coinvolti in queste scelte, dato che poi la tenuta
sociale e i servizi aggiuntivi da fornire sono in capo agli enti locali”.
link alla notizia: http://consiglio.regione.umbria.it/node/80589