
Il presidente francese Emmanuel Macron e sua moglie, Brigitte Macron, hanno intentato una causa per diffamazione contro la commentatrice conservatrice statunitense Candace Owens, accusandola di aver diffuso affermazioni “dimostrabilmente false” sul presunto genere di Brigitte Macron.
La causa, presentata nello stato del Delaware, si compone di 218 pagine e punta il dito contro una serie di dichiarazioni pubbliche in cui Owens ha sostenuto che Brigitte Macron fosse in realtà un uomo, il fratello Jean-Michel Trogneux, che avrebbe cambiato identità e genere.
“Poiché la signora Owens ha sistematicamente ribadito queste falsità in risposta a ciascuna delle ripetute richieste di ritrattazione dei nostri avvocati, abbiamo concluso che l’unica strada rimasta era quella di deferire la questione a un tribunale,” hanno dichiarato i Macron in una nota riportata dal Financial Times.
L’avvocato Thomas Clare, esperto in casi di diffamazione dello studio Clare Locke, rappresenta la coppia e ha dichiarato che i Macron sono disposti a presentarsi di persona in tribunale negli Stati Uniti. Clare ha sottolineato che Owens ha avuto più opportunità per ritrattare, ma avrebbe invece rincarato la dose.
La causa non si limita alle affermazioni sul genere di Brigitte Macron. Viene anche smentita l’ipotesi, avanzata da Owens, che Emmanuel Macron sia il prodotto di un programma di controllo mentale della CIA, MK Ultra, e si respinge qualsiasi accusa di abusi sessuali risalenti all’epoca in cui il futuro presidente era un adolescente e studente della sua futura moglie. I Macron sottolineano che la loro relazione, iniziata con un legame intellettuale, si è sviluppata solo in età adulta e nei limiti della legge.
Questa non è la prima volta che la coppia affronta legalmente simili insinuazioni. Già nel 2022, Brigitte Macron aveva denunciato in Francia due donne – una giornalista freelance e una sedicente medium – per aver diffuso la medesima teoria del complotto.
La battaglia legale si preannuncia complessa: negli Stati Uniti, i personaggi pubblici devono provare la “effettiva malizia” per vincere un caso di diffamazione, ovvero dimostrare che chi ha diffuso l’informazione falsa lo abbia fatto consapevolmente o con grave negligenza verso la verità.