
Washington, D.C. – L’amministrazione Trump ha avviato un’ondata di licenziamenti all’interno del Dipartimento di Giustizia (DOJ) degli Stati Uniti, nel quadro della promessa del presidente Donald Trump di “bonificare la palude” e ristrutturare in profondità le istituzioni federali. Secondo The Hill oltre 200 funzionari sono già stati rimossi da posizioni chiave.
Tra i licenziamenti più emblematici c’è quello di Maurene Comey, figlia dell’ex direttore dell’FBI James Comey, sollevata dal suo incarico di procuratore federale dalla procuratrice generale Pam Bondi, alleata di lunga data di Trump. Il licenziamento è avvenuto in un contesto segnato da un’indagine federale in corso sull’ex capo della CIA John Brennan e lo stesso James Comey, per il loro ruolo nelle indagini sulla presunta collusione tra Trump e la Russia.
Licenziamenti mirati: “via chi ha ostacolato Trump”
Secondo fonti interne, molti dei licenziamenti hanno riguardato funzionari che hanno lavorato su casi legati all’inchiesta del procuratore speciale Jack Smith contro Trump, in particolare quelli connessi all’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. L’amministrazione ha motivato le rimozioni affermando di non potersi fidare della loro imparzialità.
Anche Jennifer Peyton, giudice dell’immigrazione a Chicago, è stata rimossa dal suo incarico. Pam Bondi ha anche supervisionato il licenziamento di oltre 20 avvocati per l’immigrazione nei mesi scorsi, mentre l’intero sistema giudiziario per l’immigrazione viene ristrutturato per riflettere le priorità dell’amministrazione Trump.
Una strategia politica e amministrativa
L’associazione Justice Connection, che rappresenta ex dipendenti del DOJ, ha denunciato che questi provvedimenti sono parte di una strategia politica per epurare l’apparato giudiziario dai funzionari nominati da amministrazioni precedenti. Tuttavia, i sostenitori di Trump rivendicano l’iniziativa come necessaria per “ripristinare la neutralità e l’efficienza” dell’apparato statale.
A febbraio, Trump aveva già preso di mira funzionari nominati da Biden nei tribunali per l’immigrazione, replicando dinamiche simili a quelle già viste nei passaggi di consegne tra Obama e Bush.
Ristrutturazione anche al Dipartimento di Stato
In parallelo, il Dipartimento di Stato americano ha avviato il licenziamento di oltre 1.300 dipendenti nell’ambito di un piano di riorganizzazione voluto dall’amministrazione per ridurre la spesa pubblica e snellire la burocrazia.
L’ondata di epurazioni lanciata da Trump appare come una delle più radicali riconfigurazioni interne del sistema giudiziario e amministrativo federale nella storia recente degli Stati Uniti, e potrebbe avere conseguenze durature anche oltre il suo mandato.