
Il Dipartimento nazionale di Protezione Civile ha emesso l’ordinanza relativa ai contributi di immediato sostegno (CIS) per le comunità colpite dal maltempo dello scorso ottobre 2024. Il contributo è destinato a quei nuclei familiari la cui dimora principale è rimasta allagata o direttamente interessata da movimenti franosi o smottamenti che l’hanno resa non utilizzabile. Il saldo massimo è di 5mila euro.
Confabitare, associazione proprietari immobiliari, ha raccolto in questi mesi decine di segnalazioni da parte di associati che hanno subito danni ingenti a cantine, garage, automobili e attrezzature custodite nei locali interrati a causa dell’alluvione 2024, ma che si sono visti negare ogni forma di rimborso solo perché l’acqua non ha raggiunto il piano in cui abitano. Una situazione paradossale che non tiene conto della gravità del danno subito e che ignora completamente la struttura dei palazzi così come concepita almeno dalla fine dell’Ottocento, quando l’urbanizzazione moderna ha previsto gli appartamenti ai piani superiori e le pertinenze come cantine e autorimesse nei piani seminterrati o interrati. “È come se si volesse negare l’evidenza di oltre un secolo di edilizia urbana – commenta Alberto Zanni, presidente nazionale di Confabitare – la normativa è chiara, ma anche profondamente ingiusta: se non ti si è allagato anche l’appartamento, non hai diritto a rimborsi per garage o cantina. A questo punto ci domandiamo: forse Bologna doveva essere sommersa per intero, dal sottoscala al sottotetto, per far rientrare tutti nei criteri?”
Zanni commenta così l’Ordinanza della Protezione Civile n. 1106. Il regolamento, infatti, esclude dai contributi per i danni da alluvione del 2024 tutte quelle persone che hanno avuto danni solo alle pertinenze, come garage e cantine, ma non all’abitazione principale. Con questo criterio quasi nessuno riceverà il rimborso. “Anche a Bologna i palazzi si sviluppano principalmente in altezza – continua Zanni – e i danni maggiori si sono verificati nei piani interrati: cantine, garage, ripostigli. Spazi dove le famiglie custodiscono beni, spesso costosi e comunque indispensabili. Ma secondo la normativa, se l’acqua non ti è arrivata in soggiorno, non hai diritto a nulla”. Confabitare chiede quindi con forza che le istituzioni competenti si attivino: “La scadenza per la presentazione delle domande incombe – conclude Zanni – gli uffici devono accelerare le procedure e, soprattutto, va modificata l’ordinanza. I cittadini colpiti devono essere sostenuti in base al danno subito, non alla collocazione verticale dell’alloggio all’interno dell’edificio. Chi ha spalato fango perso automobili e beni dovrebbe avere diritto al rimborso. Se il principio è che si rimborsa solo chi ha avuto l’acqua in casa, non va bene”.