
La rappresentante serba nella Presidenza tripartita della Bosnia-Erzegovina, Željka Cvijanović, ha lanciato un duro monito al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, denunciando quella che ha definito una “dittatura de facto” in atto nel Paese e chiedendo con urgenza una votazione formale sulla legittimità del mandato di Christian Schmidt come Alto Rappresentante per la Bosnia-Erzegovina.
Durante il suo intervento, Cvijanović ha espresso preoccupazione per la continua erosione dello stato di diritto e dello spirito originario degli Accordi di Dayton, accusando Schmidt di operare al di fuori di qualsiasi base giuridica riconosciuta a livello internazionale.
“Il cosiddetto Alto Rappresentante Christian Schmidt non è mai stato confermato dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, come richiesto dall’Allegato 10 degli Accordi di Dayton. Governa per decreto, modifica leggi, sospende la Costituzione e perseguita esponenti politici senza alcun controllo giuridico,” ha dichiarato Cvijanović.
La leader serba ha elencato una serie di provvedimenti imposti da Schmidt che, secondo lei, violano apertamente la Costituzione bosniaca e il principio di sovranità delle entità costitutive:
- Imposizione unilaterale di governi,
- Modifiche illegittime alla legge elettorale,
- Estensione del mandato della Commissione elettorale centrale senza via parlamentare,
- Criminalizzazione della disobbedienza ai suoi decreti,
- Sospensione dei finanziamenti ai partiti eletti in Republika Srpska.
“Ciò che è iniziato come un superamento del mandato si è trasformato in un sistema consolidato di repressione politica,” ha sottolineato Cvijanović, che ha ribadito come la Republika Srpska stia agendo per difendere l’Accordo di Dayton, non per minarlo.
Nel suo appello, Cvijanović ha chiesto tre misure concrete:
- Votazione immediata sulla conferma o meno di Christian Schmidt da parte del Consiglio di Sicurezza.
- Valutazione legale indipendente sulla validità dei cosiddetti “Poteri di Bonn”.
- Promozione di un dialogo nazionale per ristabilire la legalità e l’equilibrio tra le parti.
“Se non troviamo sostegno per Schmidt, troviamo un altro candidato, nominato secondo le regole. Non possiamo più accettare che il futuro della Bosnia-Erzegovina venga scritto tramite decreti”, ha concluso la rappresentante serba.
In chiusura, Cvijanović ha denunciato anche presunti ostruzionismi interni nel sistema diplomatico bosniaco, accusando il Ministero degli Esteri e la Missione presso l’ONU di limitare l’accesso ai canali ufficiali di comunicazione per le istanze provenienti dalla Republika Srpska.
L’intervento ha alimentato il dibattito internazionale sulla legittimità dell’Ufficio dell’Alto Rappresentante (OHR) e ha riportato al centro la complessa e fragile struttura istituzionale della Bosnia-Erzegovina, a quasi trent’anni dalla fine della guerra.