
(AGENPARL) – Fri 25 April 2025 25 aprile 2025, discorso del sindaco di Anzio, Aurelio Lo Fazio
Autorità, cittadine e cittadini, buongiorno.
Ottanta anni fa l’Italia è tornata libera e da allora il 25 aprile ha segnato la nostra storia. Se oggi siamo qui è perché la Resistenza riuscì a sconfiggere la dittatura del nazi-fascismo e le successive elezioni premiarono le forze democratiche. Grazie alla liberazione dalla dittatura, oggi è possibile essere qui a parlare, al contrario ciò non sarebbe avvenuto.
Quello che venne vissuto in Italia e terminò il 25 aprile aveva radici lontane. Fatte di soprusi, violenza, regole calpestate, voci critiche messe a tacere. Era il metodo attraverso il quale il fascismo usava controllare chi dissentisse.
Giacomo Matteotti, nel suo ultimo discorso alla Camera il 30 maggio 1924, disse chiaramente: “Se la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano”.
Matteotti venne rapito e ucciso alcuni giorni dopo.
Circa un anno dopo, il 30 marzo 1925, parlando dall’esilio nel quale era costretto don Luigi Sturzo affermò che i cattolici popolari non potevano aderire al fascismo “per ragioni etiche” e disse: “a stare alla storia degli Stati moderni, anche i governi assoluti più paternalistici e più legalitari, non ebbero mai uno sbocco verso la libertà senza che agitazioni di popolo o fatti di guerra non avessero spinto gli uomini responsabili a mutare gli antichi regimi… Per noi l’attuale battaglia per la libertà è come un secondo Risorgimento: ha le sue fasi e le sue difficoltà e avrà il suo epilogo; non sappiamo quando né come; ma abbiamo fede che lo avrà: non può mancare, e l’epilogo sarà la riconquista della libertà…”.
Ci vollero 20 anni con in mezzo la Seconda guerra mondiale, ma l’Italia ottenne la liberazione.
Cito ancora don Sturzo e il suo discorso al Senato il 20 febbraio 1954, quando ricordava che “due sono gli elementi fondamentali che classificano come tale ogni democrazia: la libertà che si oppone al dispotismo e alla dittatura; la socialità che si oppone al particolarismo delle classi, categorie ed interessi. Possiamo affermare senza difficoltà che l’Italia, dopo avere provato la dittatura, non vuole affatto ricadervi sotto nessun titolo (…) La dittatura è negazione di libertà e quindi negazione di democrazia, non potendosi dare democrazia senza libertà”.
La nostra Costituzione, nata dalla Resistenza, è lì a ricordarcelo. Il compianto Presidente Sandro Pertini sottolineava che “La Costituzione è un buon documento, ma spetta ancora a noi fare in modo che certi articoli non rimangano lettera morta, inchiostro sulla carta. In questo senso la Resistenza continua”.
Non dimentichiamolo.
Un anno fa è stato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a sottolineare che in questo giorno ci incontriamo “per ricordare e rivendicare le origini della nostra libertà e della nostra democrazia. Per questo, nella storia della nostra Repubblica, il 25 aprile è una ricorrenza sempre attuale e unificante”.
A maggior ragione lo è 80 anni dopo, con il mondo che purtroppo è ancora funestato dalle guerre e dalla mancanza di libertà di intere popolazioni, di giovani che perdono la vita come quelli uccisi su questo fronte per restituirci la libertà. Ma anche di civili inermi trucidati e di dissidenti eliminati, come accadde ai cittadini e alle cittadine anziati – nella Seconda guerra mondiale – che ricordiamo nelle nostre vie.
Il Santo Padre Papa Francesco – al quale mandiamo un deferente pensiero – lo aveva ricordato dopo l’Angelus del primo novembre scorso “la guerra è sempre una sconfitta, sempre! Ed è ignobile, perché è il trionfo della menzogna, della falsità: si cerca il massimo interesse per sé e il massimo danno per l’avversario, calpestando vite umane, ambiente, infrastrutture, tutto; e tutto mascherato di menzogne. E soffrono gli innocenti!”
Quindi, nella sua ultima uscita pubblica, il giorno di Pasqua, aveva ribadito come: “Nessuna pace è possibile laddove non c’è libertà religiosa o dove non c’è libertà di pensiero e di parola e il rispetto delle opinioni altrui. Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo!”.
Prima ancora, nell’udienza generale del 6 ottobre 2021 ricordava che “La libertà è un tesoro che si apprezza realmente solo quando la si perde. Per molti di noi, abituati a vivere nella libertà, spesso appare più come un diritto acquisito che come un dono e un’eredità da custodire”.
Dobbiamo pertanto impegnarci a custodirla questa eredità, tutti noi, ciascuno nel suo piccolo, nelle istituzioni e non solo. Dobbiamo farlo ogni giorno.
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