
Bruxelles – Le organizzazioni non governative (ONG) hanno ricevuto oltre 7,4 miliardi di euro tra il 2021 e il 2023 da parte dell’Unione Europea, secondo quanto emerso da un rapporto esplosivo della Corte dei conti europea. Di questi fondi, 4,8 miliardi provenivano direttamente dalla Commissione europea, mentre i restanti 2,6 miliardi sono stati erogati dagli Stati membri. Il denaro, teoricamente destinato alla promozione dei “valori europei”, sarebbe stato utilizzato per esercitare pressioni politiche a favore di cause di sinistra, tra cui immigrazione, ambientalismo e l’eliminazione delle auto a combustione.
Il vuoto normativo intorno alla definizione di ONG in ambito europeo ha reso difficile distinguere tra gruppi realmente indipendenti e quelli strumentalizzati da governi o interessi privati. Un caso emblematico riguarda un centro di ricerca del settore tessile e cosmetico, che si presentava come ONG per accedere ai fondi, ma perseguiva invece interessi commerciali a scopo di lucro.
Il rapporto sottolinea come la Commissione europea non disponga di un sistema efficace per verificare lo status reale delle ONG e se queste siano effettivamente indipendenti o utilizzate per fini di lobbying occulto. “La definizione formale non è sufficiente”, si legge nel documento, “soprattutto se le entità si autodichiarano ONG e non vengono sottoposte ad alcuna verifica”.
Il caso è emerso a seguito dello scandalo Qatargate, che nel 2022 ha travolto il Parlamento europeo: diversi eurodeputati, per lo più di orientamento progressista, sono stati accusati di aver ricevuto tangenti dal Qatar, dal Marocco e dalla Mauritania, anche attraverso ONG di facciata, per influenzare decisioni chiave dell’UE.
Il Partito Popolare Europeo (PPE) ha puntato il dito contro la Commissione, accusandola di finanziare ONG con precisi mandati di lobbying, ad esempio per sostenere il Green Deal europeo. La stessa Commissione ha ammesso che in “alcuni casi” i contratti contenevano clausole di advocacy non trasparenti, scatenando un’ondata di critiche tra le fila del centro-destra europeo.
Uno degli episodi più controversi riguarda 700.000 euro destinati alla lotta al cambiamento climatico, ma dirottati verso ONG ambientaliste incaricate di pilotare il dibattito pubblico sulle proteste degli agricoltori contro le politiche climatiche. Il giornale olandese De Telegraaf ha riportato che le ONG ricevevano finanziamenti pubblici con l’esplicita missione di sostenere le politiche ambientali promosse da Frans Timmermans, ex vicepresidente della Commissione con delega al clima.
A gennaio, la vicepresidente della commissione Bilancio del Parlamento europeo, Monika Hohlmeier, ha dichiarato che questi contratti violano i principi fondamentali delle istituzioni europee: “Indipendenza legislativa, trasparenza, equità nell’uso dei fondi pubblici e responsabilità sono stati gravemente compromessi”, ha affermato, sollecitando un’azione immediata per porre fine a questi accordi “unilaterali e scandalosi”.
La crescente preoccupazione sull’influenza delle ONG nella politica europea riflette anche le posizioni di leader populisti come Viktor Orbán, che da anni denunciano la pervasività di gruppi pseudo-indipendenti nei meccanismi decisionali dell’UE. In parallelo, l’ex amministrazione Trump ha smantellato la USAID, l’agenzia statunitense accusata di esportare ideologie progressiste anche in Europa.
Il dibattito su come vengano utilizzati i soldi dei contribuenti europei e su quale sia il vero ruolo delle ONG nella macchina burocratica dell’UE è tutt’altro che chiuso. E con le elezioni europee alle porte, il tema rischia di diventare uno dei più caldi della campagna.