
Era il 2 settembre del 1965 quando il giovane Vigile del Fuoco Giampaolo Borghi, appena ventenne, sacrificò la propria vita per salvare i cittadini di Labaro e Prima Porta, travolti dalla furia di una delle peggiori alluvioni mai abbattutesi su Roma. In quella tragedia persero la vita 13 persone e oltre 4.000 furono evacuate. Borghi, in servizio quel giorno, non esitò a mettere a rischio sé stesso per strappare altri alla morte. Un gesto di puro eroismo, che meritava — e merita ancora — memoria, rispetto e gratitudine.
Eppure oggi, a distanza di sessant’anni, il monumento che ne onora il coraggio si presenta in uno stato vergognoso. Come testimonia le foto scattate in queste ore, ai piedi della targa commemorativa si accumulano bottiglie di birra vuote, rifiuti abbandonati, segni inequivocabili di degrado e incuria. Lo spazio, che dovrebbe essere sacro, è diventato un bivacco a cielo aperto, teatro di inciviltà quotidiane.
È inaccettabile che la memoria di un eroe venga oltraggiata in questo modo. La comunità tutta, le istituzioni locali e i cittadini devono sentire il dovere morale di preservare il ricordo di quei tragici giorni e dell’estremo sacrificio di Giampaolo Borghi. Un giovane uomo che non esitò davanti al pericolo per salvare vite umane, e che oggi merita un luogo pulito, decoroso, rispettato.
Il monumento non è solo pietra e targa: è un simbolo. È un monito. È la testimonianza di un passato che non va dimenticato. E allora, che non sia lasciato all’abbandono. Serve un impegno collettivo per restituire dignità a quel luogo, affinché il sacrificio di Borghi non venga inghiottito dall’oblio e dall’indifferenza.
“Mai più un bivacco, mai più l’indifferenza. Ricordiamo Giampaolo Borghi per ciò che fu: un eroe.”




